CAPITOLO SESTO - parte 1

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Asya strinse i pungi; la distanza improvvisa che era tornata a crearsi tra le loro teste, le trasmetteva una strana sensazione di vuoto.
-Non stai incasinando niente- disse, piegando la bocca in un sorriso.
Ma lui aveva la fronte corrugata, e le labbra strette. -Dimenticalo. Fai finta che non sia mai successo-.
Intrecciò le braccia sul petto, innalzando così una barriera invisibile ed invalicabile che lo teneva distante da lei.
Asya tacque. Avrebbe potuto sporgersi ed abbracciarlo, dirgli che ciò che era appena successo lo aveva sperato per tutto il tempo; tuttavia, sapeva bene che lui non avrebbe cambiato idea. Tim si era appena chiuso a riccio come sapeva fare bene, e non ci sarebbe stato modo di farlo aprire di nuovo.
La ragazza sospirò, ed abbassò lo sguardo. -Perché fai così...?- mugolò.
-Piantala!- gridò lui, sbattendo un pugno sul materasso. -Ti ho detto di lasciar perdere, okay?-.
Asya strinse le spalle, e lasciò cadere la mandibola inferiore. Non poteva credere che la stesse trattando in quel modo, pochi secondi dopo averla baciata.
Perché cambiava atteggiamento così all'improvviso?
Perché si comportava in quel modo?
Strinse i denti e riuscì quasi per miracolo a trattenere l'istinto di piangere, seppur i suoi occhi si fossero già inumiditi. Tim sembrò accorgersene, perché un istante dopo le afferrò una mano.
-Scusa- disse, con un filo di voce -Sto facendo di nuovo lo stronzo, eh?-.
Asya si voltò verso di lui, ed incrociò il suo sguardo dispiaciuto. -Sì- rispose, accennando un sorriso forzato.
Il ragazzo le avvolse le braccia attorno alla schiena e la strinse a sé, poggiandole il mento sulla spalla. -Scusami- ripeté.
-Asya datti una mossa!-. La voce di Berto, proveniente dalla sala, interruppe quel bellissimo momento. -I tavoli sono ancora tutti senza posate! E mi serve aiuto in cucina!-.
-Arrivo!- rispose lei, ritraendosi da quell'abbraccio. Lanciò a Tim una smorfia e sospirò. -Devo andare- disse. Si alzò e lasciò una carezza sulla testa del ragazzo -Non alzarti, ok? E chiamami, se hai bisogno-.
-Tranquilla- rispose lui, lanciandole un sorriso.

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La sala si popolò in fretta di clienti, perlopiù famiglie in viaggio e gruppi di motociclisti di passaggio. Asya aiutò silenziosamente il capo in cucina, preparando gli antipasti, poi si spostò in sala dove Jason già aveva iniziato a servire i tavoli.
Non le andava affatto di lavorare al fianco di quel maledetto, ma non aveva altra scelta. Doveva farlo per Tim; non aveva nessun altro posto in cui andare, e lei neppure.
Percorreva la sala, avanti e indietro, con pile di piatti sulle mani e la fronte sudata. Per una volta Berto sembrava essere tranquillo, perché urlò dietro ai camerieri molto meno del solito.
Quando anche l'ultimo cliente fu uscito, mentre il capo contava entusiasta e soddisfatto i soldi in cassa, Asya e Jason si occupavano di pulire la sala: sostituirono le tovaglie pulite con quelle sporche, sistemarono i centrotavola, spazzarono e strusciarono il pavimento. Con grande sollievo, la ragazza notò che Jason non le parlò per tutto il tempo, fatta eccezione delle volte in cui le aveva indicato a quali tavoli portare i piatti che le passava.
Finì per pensare che forse aveva deciso di lasciarla in pace, e non poté che essere felice di questo.
Tuttavia, quando alla fine del servizio Asya andò a lavarsi nel bagno, lui la seguì.
La ragazza non ebbe il tempo di richiudere la porta dietro alle sue spalle, perché l'uomo vi sbattè volontariamente contro la spalla, ed entrò con un balzo per poi chiudere prontamente a chiave.
In un attimo Asya si ritrovò sola con lui, e già sapeva che cosa stava per capitare.

Masky - La fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora