ventitre (tidal wave)

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Sento qualcuno urlare da fuori. "Scusa, chiunque c'è qui dentro, devo tipo, davvero davvero vomitare, non è che ti puoi muovere?" Mi risveglio dallo stato di trance in cui sono e stacco Harry da me, aprendo la porta del bagno.

"Puoi vomitare, il bagno è tutto tuo." Lo riconosco come un ragazzo che è in gita con noi, per cui lo lascio velocemente passare.

"Ti va di darmi il tuo numero dopo?" Mi domanda.

"No." Dico guardandolo e arricciando le labbra. Esco dal bagno e mi metto tra la folla di corpi che sta ballando senza stancarsi.

Sento una mano bloccarmi il gomito. "Io e te non abbiamo ancora finito."

"Non abbiamo mai iniziato." Sbuffo, tirando via il braccio dalla sua presa.

"La puoi smettere di ignorarmi o trattarmi come se fossi un sacchetto della spesa?" Mi dice serrando la mascella, ma io mi metto a ridere per la sua comparazione. Avrei capito un sacchetto dell'immondizia, ma perché proprio della spesa? Il fatto che sia ubriaco mi fa ridere più del dovuto.

"È proprio come tu hai trattato me, ti sto ripagando con la stessa moneta Harry. Ma adesso sei troppo sbronzo per parlarne, e io non ho sinceramente voglia di sentire le tue stronzate adesso, per cui cercati un'altra ragazze e lasciami in pace." Dico svogliata.

"Bene, però poi non ti lamentare se sto con altre ragazze." Mi dice. Posso vedere che è arrabbiato.

"Io non mi lamento." Mento. Si, d'accordo lo faccio anche se non dovrei, ma in ogni caso che importa? È normale che mi dia fastidio, è lui che ha sbagliato tra noi due, non io.

"Sei una dannata bugiarda. Puoi continuare a mentirmi quanto vuoi, tanto so la verità; ma smettila di mentire a te stessa, perché così non riusciremo mai ad essere ciò che eravamo prima." Mi dice.

"Chi ti dice che io voglia ritornare com'eravamo prima?" Gli domando.

"Allora se non vuoi dimmelo adesso, così smetto di fare la figura del coglione." Non mi aspettavo mi avrebbe detto una cosa del genere, ma ha ragione. Il problema è che io non voglio che lui mi lasci perdere. "Visto? Nemmeno tu vuoi lasciarmi andare, per cui smettila di fare così e perdonami per quello che ho fatto, perché si, mi dispiace moltissimo per com'è andata." Non sono abbastanza lucida per seguire questo discorso, per cui decido di girarmi e correre via, uscendo da quel locale troppo stretto e accaldato per me.

All'aperto si sta molto meglio, respiro quanta più aria posso, cercando di calmare tutte le emozioni contrastanti che sto provando adesso.

A piedi mi avvio verso la casa. I piedi non mi fanno nemmeno male visto che per tre quarti e mezzo della festa sono stata seduta.

Dopo circa mezz'ora sono davanti alla finestra della casa, che io e Christine abbiamo lasciato leggermente aperta. Ma appena mi sporgo un po' verso il vialetto vedo delle persone fuori che parlano, ovviamente, in spagnolo, che io non capisco. Già, non sono mai stata abbastanza brava in queste cose. Scrollo le spalle ed entro dalla finestra. La chiudo lasciando sempre un po' di spazio per quando arriverà Chris.

Dopo circa dieci minuti sono già dentro il mio pigiama che rimuovo l'ultimo strato di trucco. Dopo aver tolto l'eyeliner rimanente, sento dei passi nel corridoio e la luce accendersi. Velocemente butto tutto nel cestino, spengo la luce e mi butto nel letto coprendomi del tutto.

La porta scricchiola e io mormoro come se stessi parlando nel sonno, per far capire che non c'è bisogno di accendere la luce perché sto dormendo. Il mio piano sembra funzionare e la signora Attìas chiude la porta, andando via. Poco dopo sento la finestra aprirsi e Christine entrare dentro di fretta e furia.

Shifting  ➳ [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora