13. Josie, soltanto

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- Forse, più che le mie abilità, farei prima a elencare le cose che non so fare. Non so cucinare, né fare pulizie. Non so tenere in ordine, e ho la tendenza a perdere le cose. Amo la musica ma sono stonata. Per le attività manuali sono negata, non so neanche piantare un chiodo. Il mio senso dell'orientamento è un disastro, e confondo regolarmente destra e sinistra. Ho la tendenza, quando mi arrabbio, a fare a pezzi tutto quello che trovo. Piatti, matite, sveglie. Dopo me ne pento, ma sul momento non riesco assolutamente a controllarmi. Non ho una lira da parte. Sono timida senza ragione, e non ho quasi amici. 
Haruki Murakami, La Ragazza dello Sputnik.

Josephine

Se credevo che pensasse fossi cretina, adesso ne ho la certezza.

Sì: o crede che io sia cretina, oppure mi detesta.

Vado a bussargli, non posso evitarlo. Sto lì impalata davanti la sua porta chiusa e solo perché sento l'orgoglio andare in fiamme. E voglio dirgli che non sono cretina, nel caso in cui avesse dubbi; che l'ho capito il suo scatto insensato. Che non aveva alcuna ragione apparente per abbandonare la conversazione in quel modo totalmente inopportuno.

Busso, quindi. Forte. Ma lui emette un "Arrgh." Non scherzo, un vero e proprio verso di disprezzo, come quando sei esausto ed esasperato per qualcosa. Cristo santo – adesso oscillo tra la sensazione di rifiuto e la delusione che, se solo aprisse la porta, gli sputerei tutto addosso con parole probabilmente non troppo consone per quest'orario ancora acerbo della giornata.

"Harry!"

"Cosa? Scusa Josephine, non posso ora. Sono anche... mezzo nudo."

E adesso quell'immagine proprio non ci voleva; non riesco a non chiedermi dove finiscano, fin dove proseguano, quei tatuaggi che ho notato sulle sue braccia.

"Seh."

Provo davvero a similare un verso che gli spieghi il mio disappunto, quanto sia infastidita – ma lui non risponde. Così mi ficco in camera mia, triste e desolata camera vuota. Mi rimane solo il materasso che, a proposito, cerco di sistemare alla meno peggio. Poi abbandono la T-shirt troppo grande e metto una canotta che mi trovo davanti. Non sto davvero pensando né riflettendo a ciò che faccio, muovo solo le braccia fingendomi impegnata. Fingendo di non pensare a Harry e allo scatto che ha fatto pur di fuggire dalla stessa stanza che stavo occupando io. Continuo nei gesti in automatico fin quando non mi capita fra le mani l'mp3.

E siccome sono preda, adesso – non di certo un predatore – vorrei almeno poter esserlo della musica.

Alla fine mi ritrovo a ballare in mutande. Nel senso che ero in mutande con la canottiera slabbrata e mi sono trovata a dimenarmi come una folle psicolabile nella stanza – sono sempre più convinta che ballare in mutande sia una delle terapia migliori per quando si è adirati.

Musica, musica e musica, sto sfiatando e saltellando – perché non sono affatto una brava ballerina. Solo, sono iperattiva. Sì, presumo.

Quindi facendo un resoconto, finora, da quando sono rientrata nella mia terra natale, sono tornata la solita, vecchia, Josie: vagamente sarcastica, iperattiva, con tendenze alla cleptomania – e tutto soltanto perché ho delle strane manie di possessione, non a caso ogni oggetto in mio potere ha un nome proprio – arrendevole, forse, ma non troppo. Che poi quando ti arrendi tocca vedertela con le conseguenze e giuro, giuro che è ciò che sto facendo adesso che son tornata. E comincio a lenire le preoccupazione così; nel frattempo Whole Lotta Love pompa nelle orecchie e io continuo a scuotere via la collera.

Harry

Tocca che vada. Sì, lo so che devo bussare, ma qui non risponde nessuno.

The Runaway (Harry Styles AU)Där berättelser lever. Upptäck nu