The Runaway (Harry Styles AU)

27. A cosa fare a cosa dire e pensa a come pensare

- E oggi io mi trovavo chiuso, prigioniero in un circuito. Continuavo a girare in tondo sempre nello stesso punto, pur sapendo che non sarei arrivato da nessuna parte, non potevo fermarmi.
Haruki Murakami, La Ragazza Dello Sputnik.

Harry

L'allenamento con Niall finisce sempre col totale isolarsi l'uno dall'altro. Non abbiamo avuto modo di fermarci neanche una volta per parlare, se non subito dopo la doccia.

Il solito battibecco su chi avrebbe dovuto cucinare per la cena si conclude una volta entrati nell'appartamento, con me perdente, ovviamente. Niall ha sempre una scusa pronta. Che però oggi non aveva preparato, perciò ha tentato col labbro inferiore tutto tirato in avanti a persuadermi; gli ho solo detto che in quel modo sembra una checca disperata, poi mi ha mollato in cucina, imponendomi implicitamente che avrei dovuto cucinare o che non avremmo mangiato.

Prima di passare in camera per liberarmi della tenuta di oggi al brunch mi sono fermato davanti camera di Josephine che, "Niall?" ho dovuto strillare. "Dove cazzo sta tua sorella?"

"Cosa?" Lui fa capoccietta dalla porta della sua stanza e mi dice che non lo sa dove sta Josie. E poi aggiunge: "Che non c'è?"

No, la porta è accostata e lei non c'è.

Portandosi il telefono all'orecchio m'informa che le avrebbe telefonato. Gli dico che è okay, ma stai attento al tappeto! Che se lo sta trascinando per metà del corridoio. Non è mai dove deve stare, quel benedetto tappeto.

Il telefono di Josephine prende a squillare da un posto della casa che scopro essere il divano grande, quello giusto di fronte l'angolo cottura.

"E' qui, Niall." Lui non mi risponde, mi guarda e decide di chiamare Cleo – ma c'è qualcosa a darmi la certezza che Joss non sia neanche con la sua migliore amica. Adesso comincio a sentire un certo pizzicore nel petto. Una sorta di negatività. Tutto un brutto e pesante macigno sulla gabbia toracica, preoccupazione e solo preoccupazione.

"Oh, Cleo" dice Niall nel dispositivo. "Certo, sto bene, esattamente come 'sta mattina." E sorride. "Adesso per favore passami mia sorella. Ha lasciato il suo telefono qui e dovremmo cenare." S'interrompe, poi: "Come no?" In quella pausa mi guarda interrogativo, come se io potessi risolvere i suoi rompicapi e ciò che rende la sua espressione corrucciata. "Okay. Per favore chiamami se si dovesse presentare da te, però non far preoccupare mia madre inutilmente, è ancora il suo compleanno... no, no! Non dirle nulla, tranquilla! Sì, okay, sì tanto ci penso io. A dopo." La telefonata si conclude poco prima del mio isterico "Allora?"

"Non sta là. Cleo non vede Josie da quando siamo andati via da casa loro."

Niall si massaggia una tempia e il retro del collo contemporaneamente, a giudicare dallo sguardo, voce, spalle tese e modo di respirare, è frustrato. Niall è la persona più impenetrabile che io conosca ed è molto riservato, lui però è una piccola bomba ad orologeria ben sigillata, pronta a esplodere in qualsiasi momento e, qualcosa, mi dice che quel momento sia ormai arrivato. Quella goccia è probabile che stia per traboccare, forse la millesima, a causa del comportamento sempre scostante di Joss. Perché la cosa non mi sorprende affatto?

Non penso che il suo rientro sia deleterio per Niall, quanto per lo meno lo trovo un bel problema per la sanità emotiva di suo fratello.

"Vado a cercarla" scatta con la giacca in mano, ma io lo precedo e agguanto le chiavi della macchina. Praticamente sono già fuori casa. Un'amara verità, per ogni volta che si tratta di lei è che c'è sempre da preoccuparsi per quella fastidiosamente folle e imprevedibile ragazza. Per questo voglio cercarla, trovarla e dirle di smetterla. Che deve farla finita, che non ruota attorno lei, il mondo. Che non può danneggiare gli altri solo perché è fin troppo egoista da notare che le sue sparizioni improvvise degradino a mano a mano il ruolo di suo fratello. Che un giorno tutto questo sarà solo una macchia irremovibile sul suo passato a guastarla.