38. Fino alla pazzia

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Essendo sempre vissuto nel timore di essere sorpreso dal peggio, ho cercato, in ogni circostanza, di cautelarmi tuffandomi nell'infelicità molto prima che arrivasse.
Emil Cioran, L'inconveniente di Essere Nati.

Harry

Credo sia giorno, adesso. Finalmente è giorno.

Non che io abbia chiuso occhio questa notte, comunque. Ho passato ogni singolo minuto in quella fastidiosa fase di dormiveglia, nel quale non appena stavo per appisolarmi, cominciavo immediatamente a rimuginare, ed ecco che l'adrenalina e la preoccupazione tornavano a galla, impedendomi di riposare.

Mi rotolo per la millesima volta nel letto e decido di alzarmi, nonostante il sonno e il bruciore agli occhi; ho sete. E basta sprecare tempo, se tanto non posso dormire.

Prendo un goccio d'acqua e guardo l'orologio: sono le otto passate, tanto vale cominciare la giornata. Esco dalla stanza stropicciandomi gli occhi dolenti. Rimango sorpreso quando noto che la porta di fronte la mia è completamente spalancata; di solito, a quest'ora, Josephine sta ancora dormendo e come al solito la sua porta rimane a metà. Il letto è ancora sfatto, ma di lei non c'è traccia. Né in nessun altro angolo della casa, possibile che sia già uscita? Probabilmente voleva schiarirsi le idee, magari è confusa perché è diventata la nuova amichetta della mia ex senza neanche avermi interpellato? Non mi andrà mai giù, e c'è sempre in me quel filo di speranza a persistere e a farmi pregare che sia tutto nella mia testa. Che non è vero niente e che probabilmente è solo uno strano e sgradevole scherzo del mondo. Prendiamocela con Harry Styles per passare il tempo, avrà complottato la terra con le stelle.

In cucina, mentre metto mani ovunque senza combinare nulla, comincio a chiedermi perché non abbia neanche lasciato del caffè prima di uscire. E' una nostra stupida regola ormai. Il caffè al mattino si lascia sempre: chi si alza per primo deve prepararlo per tutti. Me ne occupo da solo e ne bevo una tazza, cercando di trovare sollievo dai miei biscotti al cioccolato preferiti. E preferiti pure da Joss – quell'invadente! – dovrebbe trovarsi dei biscotti preferiti suoi. Dopo aver riempito un'altra tazza di caffè percorro il corridoio, quasi inciampo sul solito tappeto fastidioso che un giorno di questi farò sparire, ma riesco a salvare il caffè di Niall e vado verso la sua stanza ancora buia. In questo momento sono nella fase arruffianamento-post litigio: so di essere stato ingiusto con Niall – che è una della persone più disponibile e gentili al mondo – nei giorni precedenti, e andargli a rompere le palle svegliandolo bruscamente, come facevamo l'un l'altro durante i primi mesi di convivenza, magari lo metterà di buon umore. Almeno quella è la speranza.

Entro di soppiatto nella camera semibuia e appoggio la tazza rovente sul comodino al lato del letto. Niall si è aggrovigliato completamente nelle coperte, riesco a malapena a vedere un ciuffo di capelli biondi uscire dalla rovescina.

"Buongiorno, fratello. Ci alziamo?" Cerco di sorridere malgrado la stanchezza e mi lancio sul letto con più enfasi possibile, ricercando il mio sano e vecchio buon umore. Ho intenzione di iniziare bene la giornata, oggi.

"Cazzo" sussurra, così gli scuoto una spalla, ma forse è una mano? Un mano un po' troppo esile, effettivamente.

"Niall?" Richiamo, alla ricerca di attenzioni. "Svegliati, devi prepararmi il pranzo oggi. E per il resto della tua vita. Ricordi?" Sdrammatizzo.

"Oh, santa merda! Scordatelo proprio, Harry..." Ciancica. "Sento odore di caffè, dov'è" scatta senza intonare la sua domanda sbucando da sotto le coperte troppo imbottite.

"Sì, infatti" gli dico e prendo la tazza. "Ecco, tieni, dovresti ringraziare – " Le parole mi si bloccano in gola non appena un'altra testolina fa capolino da sotto le coperte.

The Runaway (Harry Styles AU)Where stories live. Discover now