CAPITOLO 4

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-Allora, per la seconda volta, come ci organizziamo?- domandò Louis, sperando dentro di sé di doversi incontrare con il riccio anche il giorno dopo, e magari anche quello dopo é quello dopo ancora.

Harry ci penso su, poi fece un bel respiro
-Ti spiego: in realtà noi avremmo già finito di metterci d'accordo per questo, ma la verità è che voglio vederti ancora, se per te non è un problema.- ammise Harry, con la paura di essere rifiutato e con l'aria da innocente.
Louis sentì le farfalle nello stomaco per quella proposta, lo desiderava tantissimo e non fece altro che sorridere come un bambino e forse, come si era autodefinito, aveva stampato un sorriso da ebete con gli occhi a cuoricino, ma purtroppo non poté fare altro che quello.
-Non è un problema, piacerebbe anche a me.- rispose infine Louis, con la sicurezza di ciò che aveva appena detto, senza usare troppo entusiasmo per non farsi scoprire.
Lo voleva veramente tanto.
-Perfetto. Domani?- domandò speranzoso Harry con una scintilla di luce negli occhi. Louis ci rifletté su e pensò subito che il giorno dopo, di pomeriggio, sarebbe dovuto andare a lavoro e ricordo peggiore, per lui, non ci fu.
-Domani pomeriggio non posso, ho lavoro, mi dispiace..ma la mattina sono libero, se ti va-, cercò di dire senza mostrare la sua delusione stampata in volto.
-A domani mattina, allora. Dimmi un orario e sarò fuori dal negozio.- annunciò con un sorriso il riccio che illuminò l'intera giornata del liscio, chinandosi con i gomiti al bancone, poggiando il mento nelle mani incrociate.
-Mh, nove e mezzo circa?- domandò Louis se per lui andasse bene.
-Nove e mezzo circa...- ripeté a bassa voce Harry, facendosi però sentire, sembrava che stesse pensando, nuovamente, ad alta voce.
-A domani, Louis.- salutò cordialmente tenendo gli occhi fissi in quelli di Louis.
-A domani, Harry- rispose timidamente Louis, dirigendosi verso l'uscita.
-Mh, aspetta- lo fermò Harry e Louis si bloccò all'istante, girandosi verso Harry che era già sparito in mezzo agli scaffali. Tornò nuovamente con un fiore in mano e Louis sentì nuovamente la sensazione del giorno precedente, afferrando con estrema dolcezza il fiore.
-Devo scoprire che significa da solo, suppongo.- ironizzò Louis, già pensando a cosa significasse.
Harry annuì solamente e non si preoccupò di chiedere se avesse capito cosa significava la rosa del giorno precedente. Ignorò totalmente quell'argomento.
-Grazie, allora.- disse Louis, senza preoccuparsi di pensare a ciò che significasse quel fiore, che ricordava di averlo già visto.
Uscì dal negozio con lo stesso sguardo del giorno prima, confuso, impaziente, curioso. Percorse la strada verso casa e pensando e ripensando gli si accese una lampadina quando gli venne in mente che quella era una rosa Borgogna, e che tra l'altro era un fiore che aveva nominato Harry il giorno prima, e che aveva visto sopra la sua scrivania. Pensò al significato che gli avesse attribuito e spalancò la bocca quando si ricordò che l'aveva associato a "bellezza".
Nel suo viso comparve un sorriso e sentì nel suo cuore una scossa che attribuì come un mix di emozioni che provò in quel momento.
Da un parere esterno, avrebbe giurato che sembrava una ragazzina in preda alla sua prima cotta e forse lo era davvero, la sua prima cotta.
In ventitré anni di vita non si era mai innamorato di qualcuno.
Aveva amici e amiche che lo avevano accettato e quello era stato per lui il giorno più bello della sua vita. Lo stesso con i suoi genitori, la sua famiglia, nessuno aveva neppure osato a deriderlo, al contrario, erano felici per il fatto che avesse capito il suo orientamento e gli avevano promesso che sarebbero rimasti al suo fianco in ogni momento.
Non lo aveva mai tenuto nascosto a nessuno.
Era libero, visto da questo punto di vista, e non poteva essere più felice.

Si recò a casa con una felicità stampata in viso che anche un passante a caso se ne sarebbe accorto, e non gli importava.
Era certo di provare un interesse per il misterioso Harry, seppure lo conoscesse da un giorno.
Era un ragazzo bellissimo e interessante a suo parere e per niente al mondo si sarebbe lasciato sfuggire quest'occasione che aspettava da molto tempo.
Decise però di non dire nulla a nessuno, per il momento, nemmeno al suo migliore amico che non vedeva da un bel po' per colpa del suo lavoro che gli aveva imposto di trasferirsi a due ore di strada da dove abitava Louis.
Non era rimasto solo, ma aveva sempre preferito il contatto visivo che parlare al cellulare, per questo una volta a settimana, o al mese, quando poteva  raggiungeva James e rimaneva con lui dalla mattina a tarda sera, e a volte si fermava a dormire pure da lui.
Non ci pensò, entrò in casa e informò subito sua madre che aveva terminato il suo dovere che si era portato dietro da mesi, e che finalmente era giunto al termine e sua madre non poté essere più felice e, in parte, orgogliosa dell'impegno messo da suo figlio.
Notò però, per la seconda volta, che teneva in mano un fiore e la riconobbe subito -Hai una rosa Borgogna in mano? Bellezza.- accennò sua madre, mentre preparava le gemelline per andare a fare la spesa.
Louis annuì e la madre notò con piacere che ne era entusiasta quasi, nel viso gli si leggeva molte cose, e la felicità risaliva. Louis andò in camera e la prima cosa che fece fu immergere la rosa nel vaso, insieme all'altra, e rimase ad ammirare ancora per molto tempo. Forse Harry cercava di dirgli qualcosa con quei doni, semplici ma allo stesso tempo elaborati. Sapeva che per lui significavano molto più di una semplice pianta, per lui erano un modo di esprimersi e avrebbe pensato di aspettare quanti altri fiori gli avrebbe regalato, se lo avesse fatto.
Era impaziente ancora per il terzo incontro con Harry e non sapeva se avrebbe fatto la cosa giusta, migliorando il suo aspetto e pensando a come vestirsi.
Non voleva che questi dettagli cadessero nell'occhio di Harry che in questi due giorni aveva visto un Louis per niente vestito elegante e con un accenno di barba nel mento, ma sì, si sarebbe rasato e non avrebbe indossato dei pantaloni della tuta. Al contrario, tirò già fuori dall'armadio i suoi jeans preferiti, neri e stretti nelle gambe, non rinunciò alle Vans e per rimanere nel suo stile prese una canottiera larga con varie stampe di disegni incomprensibili.
Non elaborò molto il suo look, semplicemente rimase se stesso ma solamente un po' più curato.
La sera, dopo essersi fatto una doccia, si si rasò quell'accenno di barba che da lì a pochi giorni sarebbe stata più evidente.
Pensò ironicamente di essere ringiovanito e si sentiva diverso, mai in vita sua si era dato tanto, ma anche poco, da fare per migliorarsi. Non si era mai odiato ad essere sincero, nemmeno si riteneva un brutto ragazzo.

Aveva ricevuto moltissimi complimenti nel corso degli anni e forse dovuto ai suoi occhi azzurri come il cielo, ai suoi tratti leggermente femminili, all'abbronzatura mediterranea, o le sue labbra fine e chiare o ancora ai suoi capelli scuri che non prendevano mai una forma esatta, spettinati o no, gli stavano sempre bene. Non si era mai nemmeno odiato per il suo fisico, non aveva il fisico di chi andava in palestra ogni giorno, ma aveva comunque muscoli molto evidenti. Si riteneva giusto, senza chili di troppo o di troppo poco. Si piaceva così com'era, l'unica cosa che se avrebbe avuto la possibilità di cambiare, era la sua altezza. Era basso per un 23enne, spesso veniva preso in giro dalla sorella, ma sapeva che scherzava. Era un ragazzo normale, con dei tatuaggi ogni tanto nelle braccia, si piaceva così.
L'unico pensiero che aveva era: Sarebbe mai potuto piacere ad Harry?
Questo divenne il suo unico dilemma, dilemma che si portò dietro fino alle nove e mezza della mattina dopo.

||Tell me with a flower||- Larry StylinsonWhere stories live. Discover now