CAPITOLO 8

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Louis era appena rientrato a casa da quel fortunato lavoro che era riuscito a trovare, la mattina dopo. Non era faticoso fare il baby sitter, anzi, gli piaceva stare in mezzo ai bambini e giocarci, immedesimandosi nella parte.
Il problema era la paga, era molto bassa e avrebbe ringraziato il signore se alla madre dei figli, la signora Clara, fosse venuto un lampo di genio e avrebbe deciso di aumentargli la paga, ma non era neancora successo.

Due giorni dopo l'incontro con Harry, Louis cominciò a sentirne la mancanza. Gli mancava la sua voce, i suoi occhi, le sue fossette, il suo linguaggio ricco di particolari, il suo interesse e amore per i fiori, persino i suoi capelli gli mancavano, il suo profumo inconfondibile e i suoi abbracci.
Certo, ne aveva ricevuti solo uno, uno e mezzo contando la caduta, ma lo aveva trovato confrontate e incredibilmente bello.
Avrebbe voluto sentire di nuovo quel calore, quella protezione che aveva sentito.
Decise quindi di passare nuovamente al negozio, sperando di trovare lui e non suo padre, come l'ultima volta.
Prese la macchina e senza pensarci due volte si diresse al negozio pregando tra se e se. Arrivò al suo amato parcheggio, scese dall'auto e si fermò di fronte alla porta.
Si sentì il mondo crollare quando dalla trasparenza del vetro vide Harry abbracciare un altro ragazzo. Sentì una scossa al cuore, era troppo per lui.
Non aveva ne ancora accettato che fosse gay e già doveva vedere queste scene. Quasi gli venne da piangere, e l'avrebbe fatto se Harry non lo avesse intravisto, una volta sciolto l'abbraccio. Louis voleva correre via, voleva lasciarsi andare ad un pianto che sarebbe durato ore per come si sentiva. Era come se il mondo attorno avesse deciso di fargli del male. Al cuore. Si sentiva un dolore al cuore e non si spiegò il perchè. Forse era geloso, ferito, arrabbiato, deluso, non lo sapeva nemmeno lui.
Erano tante emozioni che messe insieme creavano qualcosa di brutto, di negativo.
Chiuse gli occhi, indietreggiò e sospirò, doveva accettare che lui e Harry erano semplici amici, nulla di più, non ché ci avesse mai pensato.
Harry gli venne incontro lasciando il ragazzo indietro e aprì la porta del negozio con un sorriso enorme, accogliendo Louis come se nulla fosse.
-Louis, erano due giorni che ti aspettavo.- disse sinceramente Harry e improvvisamente Louis si sentì meglio, per questo non diede a vedere la ferita che ormai si stava aprendo nel suo cuore.
-Non sapevo se venire o no, non abbiamo più detto nulla a riguardo..-si giustificò Louis, serio.
-Lo so, dovevo dirtelo ma sono uno stupido.- ironizzò Harry ma sentendosi sul serio uno stupido. L'unica cosa che non volesse accadesse era proprio di non rivedere Louis per più di un giorno. Ormai anche la sua mente lo aspettava ogni secondo.
-Non sei uno stupido, non dirlo nemmeno.- corresse Louis, prendendo le stesse difese di chi si era appena auto criticato, seppur con minima critica.
-Mi piacerebbe pensarlo come te, ma accetto il pensiero.-
-Chi é quello?- Louis non si trattenne nel chiederglelo, anche se aveva paura della risposta. Fulminò con lo sguardo il ragazzo e attese risposta. Harry seguì il suo sguardo che puntava dritto al ragazzo che stava abbracciando.
-Oh, è mio cugino, è venuto oggi in città ed è passato a trovarmi.- spiegò Harry, felice di averglelo dovuto dire per sua richiesta. Louis si sentì rinascere a quelle parole, ma si sentì anche uno stupido per come aveva reagito inizialmente senza nemmeno rifletterci su.
La ferita che si stava aprendo si richiuse immediatamente senza lasciare neppure cicatrici. Era suo cugino, non c'era nulla fra loro, non che gli importasse... Almeno, voleva convincersi che non gli importasse. -Allora vi lascio soli, passo un'altra volta.- Louis si sentì di troppo. Non voleva rovinare quel momento in famiglia e cercò una scusa per andarsene.
-Cosa? No. Ho pensato a te costantemente questi due giorni e ora che ti ho davanti, te ne vorresti andare?-
Louis spalancò gli occhi, non riusciva a credere alle sue orecchie. Avvertì uno strano senso di ribaltamento allo stomaco e le gambe tremare. Non si spiegò della convinzione che aveva appena avuto nel non farlo andare via. Si vedeva che ci teneva, si vedeva che lo stava aspettando sul serio. Probabilmente divenne rosso in viso, ma come biasimarlo.
-Hai pensato a me?- chiese innocente, alzando lo sguardo su quello di Harry, rituffandosi nuovamente dentro ai suoi occhi verdi smeraldo. Oh, come gli erano mancati! Li aveva sognati le due notti prima.
-Ogni momento.- ripeté Harry, guardando con sincerità Louis dritto negli occhi, e forse con l'accenno di un sorriso magnifico.
-Ma c'è tuo cugino lì dentro e io non voglio irrompere.- si giustificò nuovamente Louis, trovando una scusa per uscire da quella situazione che stava diventando pesante, semplicemente perché non sarebbe riuscito più a dire nulla.
-Lui ora deve tornare a casa, é passato giusto qualche minuto.- spiegò Harry gesticolando con le mani, avvicinandosi sempre più a Louis.
-Okay allora, rimango.-decise Louis con un sorriso a trentadue denti. Harry sorrise a sua volta e inaspettatamente mise un braccio attorno alle spalle di Louis, facendolo sentire piccolo.
-Bravo il mio Louis.- MIO. Louis si sentì svenire per come l aveva chiamato. Quell'incontro si stava rivelando mortale ai sentimenti del più piccolo,grande. Mimo quel "mio" una decina di volta prima di rendersi conto che erano entrati in negozio, sotto braccio del più piccolo,(grande.)
-Carter, lui è il ragazzo di cui ti parlavo. Louis, lui è Carter, il mio cuginetto preferito- presentò Harry ai due, tenendo fisso lo sguardo dall'uno all altro per non perdersi nemmeno una loro espressione. Carter si mostrò subito gentile e educato, porgendo la sua mano a Louis e presentandosi in modo impeccabile -Piacere Louis, sono felice di conoscerti. Sono appena arrivato e Harry mi ha raccontato molto.- Louis gli strinse la mano e si chiese mentalmente perché Harry gle ne aveva parlato, poi si notò mentalmente di farsi l interrogatorio più tardi e -Piacere mio. Mi chiedo cosa possa aver detto di me.-
Carter sorrise e a Louis parve più che un sorriso furbo.
-Oh beh, non ha parlato male se è questo che vuoi sapere, solo cose belle.- lo informò vedendo Harry da dietro Louis gesticolare per dirgli di stare zitto.
-Oh, grazie Harry- si sentì in dovere di dire rivolgendosi ad Harry.
-Ragazzi, vi devo lasciare, ho un sacco di cose da fare a casa e non voglio perdere altro tempo. Louis, è stato un piacere, tu Harry, trattalo bene che è un bravo ragazzo. Ci vediamo presto!- disse di corsa Carter quasi fosse stato obbligato. Non diede il tempo ai ragazzi di rispondere che era già fuori dal negozio e magari già in macchina.
-Che ragazzo strano, ma sono felice di averlo conosciuto.- ammise Louis, ricordandosi, magari, di dovergli chiedere spiegazioni su cosa gli avesse detto di lui a Carter.
-Io sono felice di averti qui, ora.- disse convinto Harry, avvicinandosi sempre più a Louis che stava indietreggiando per la sola paura di essere anche solo sfiorato e di non capire nulla.
-Non è meglio se ci scambiamo il numero, invece?- propose Louis quando sentì il retro del bancone nella schiena. Harry si rilassò all istante e estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei suoi jeans porgendolo a Louis.
-Scrivilo.- ordinò a quel punto con il sorriso stampato in viso. Louis scrisse il numero e dovette correggerlo più volte per gli errori, ma non era di certo colpa sua, le sue dita tremavano e non seppe spiegarsi il motivo.
-Ecco.- diede in dietro il cellulare. Harry premette qualche tasto e la suoneria di Louis partì. Prese il cellulare e salvò anche lui il numero del più alto. -Ora hai il mio.- puntualizzò Harry, riponendo il cellulare in tasca, Louis annuì scostandosi dei capelli che gli ricadevano nella fronte e iniziò a camminare per il negozio. Harry non attese a seguirlo e affiancarsi a lui.
-Sul serio sai riconoscere tutti questi tipi di fiori e il loro significato?- chiese ammirato Louis guardandosi intorno. Harry si fermò su un punto preciso di fronte ad una mensola piena di vasi e aspettò che anche Louis lo facesse.
-Papavero bianco, sogni. Rosso, passione. Blu, mistero, nero, addio. Giallo, amicizia, amore morente, conoscenza, gelosia, infedeltà, vergogna. Rosa, grazia. Garofano rosa, amore, affetto. Bianco, fedeltà eterna, amore reciproco. Rosso, amore ardente e passionale, rabbia, risentimento. Giallo, indecisione.- parlò Harry immedesimandosi nella parte dell'esperto e provando un certo orgoglio nel dire il nome di quei fiori ed associare i ognuno ad una caratteristica e sentimento diverso. Louis lo ascoltò e fu sempre più convinto che Harry fosse pieno di risorse.
Si convinse, anche, che fosse un ragazzo d'oro e che sarebbe stato un peccato non averlo mai conosciuto. Harry, però, non si fermò, fece qualche passo più avanti e si soffermo nelle rose. -rosa rossa, passione. Blu, mistero, bianco, silenzio, referenza, umiltà. Nero, morte. Rosa grazia. Rosa scuro, gratitudine. Borgogna, bell- a quel punto il riccio si fermò e si ricordo che proprio quest ultima l'aveva donata a Louis, e che non sapeva se avesse trovato il significato. Louis lo prevenì -Bellezza.- disse chiaro con una punta di soddisfazione nell'aver visto il riccio in difficoltà se decidere di proseguire o no.
-Ciò che hai tu. Corallo, desiderio e passione. Lavanda..- proseguì e ancora una volta fu incerto se continuare il suo elenco o no.
-Cosa significa il color lavanda?- chiese Louis distruggendo il silenzio creato, sperando però di non aver detto qualcosa di sbagliato. Harry si girò verso di lui per la prima volta da quando aveva cominciato a parlare e gle lo disse -Amore a prima vista.-, guardandolo negli occhi facendolo tremare per un istante.

||Tell me with a flower||- Larry StylinsonWhere stories live. Discover now