3 Capitolo.

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Io ero un uragano, che dentro era un casino così pazzesco che a volte mi facevo paura da sola perciò non biasimavo mai chi si ne andava e non tornava, biasimavo invece quelle poche persone che nonostante tutto rimanevano, quelle che dopo ogni mia pazzia mi restavano accanto senza dire nulla per farmi capire che loro erano lì anche se non le volevo. Egoista tutto ciò? Forse era egoista il mio comportamento perché credevo di potercela fare da sola anche se sapevo che non era così, perché ogni volta che cadevo mi ci volevano mesi prima di tornare a galla ma non credo voi abbiate mai sentito di qualche roccia dove tutti si appoggiavono per piangere che a sua volta piangeva.
Ho cercato di essere la ragazza che non sono anche per non darla vinta a mio zio, lui se ne era andato e io ce l'avevo fatta,o almeno volevo che lui credesse che c'è l'avessi fatta.
Fatto sta che quando lo vidi sorridere l'unica cosa che mi era apparsa in mente era come faceva ad avere un sorriso così magnetico, che era un bel ragazzo me ne accorsi con il passare dei giorni, dopo che notai che i suoi occhi cambiavano sfumatura in base al tempo che avevano attorno.
Ma accanto a me di che colore sarebbero mai diventati?
Ogni volta che lo guardavo, la poca forza che era in me svaniva, mi suscitava paura, ma non perché facesse paura lui ma perché mi facevo paura io.
Molti dicono che dopo la pioggia ci sia l'arcobaleno, ma voi trovatemelo qualcuno che ami la pioggia, perché a parole siamo tutti bravi ma quando piove sono tutti con l'ombrello in mano o nascosti ad aspettare che la pioggia cessi. Stupida come cosa no? Perché io quando vedo che una persona piange non me ne vado aspettando che torni a sorridere, o mi ci siedo accanto e piango assieme a lei o la guardo come se non ci fosse cosa più bella perché a volte le cose più belle si vedono quando di bello non c'è nulla.
Le patatine le prendo con il sacchetto anche se il sacchetto non mi serve per nulla, o quasi, perché se le mie patatine non avessero il sacchetto le potrebbe toccare chiunque e le cose mie sono miei, perciò oltre che al bello bisogna imparare a prendere pure il brutto che rende ancora più bello ciò che abbiamo.
Ma io ero così, ma non sapevo se per lui sarebbe mai valsa la pena provarci. Perché a volte la paura supera l'amore, é quando entra in gioco la paura ci sono solo due vie d'uscita, o si abbandona la presa o si prende il forcone e si torna a lottare, ma torna indietro solo chi ha qualcosa da perdere.
E lui non tornando indietro non perdeva nulla, non c'era nulla da perdere quando si trattava di me.
Nonostante tutto il male che ci infliggemo a vicenda, se fosse per me tornerei indietro per assaporare ogni sorriso e ogni lacrima versata se pur dolorosa.
Marco, perché così credo fosse il suo nome, perché ho provato molte volte a cancellarlo e nonostante a volte credevo di esserci riuscita mi sbagliavo perché il suo nome fa ormai parte di me.
Marco una volta mi disse che uno dei mie problemi era che nonostante mi fossi costruita un castello attorno per non far valcare la soglia a nessuno facevo entrare le persone sbagliate per poi consegnarli il mio cuore,che ci giocavano e poi se ne andavano, e io oltre che a trovarmi senza cuore mi ritrovavo a non riuscire più a fidarmi o a rendermi felice da sola, la cosa buffa è che lui fece lo stesso con me.
Fu il primo e ultimo ragazzo a cui dissi "Ti amo", forse perché ho imparato cosa nascondessero quelle due parole solo dopo che l'ho sconosciuto o forse perché quello che avevo provato con lui non volevo provarlo più con nessun altro.
Con lui avevo imparato che l'amore,quello vero, era come i bambini che suonavano alle porte e poi scappavano, o eri veloce e li acchiappavi o non l' avresti mai fatto, l'amore è così,viene quando hai altro per la testa ma se non te ne accorgi non lo puoi più avere.
Quando arrivò Marco io per la testa aveva tanto, molto a qui pensare, la mia vita era un caos così totale che per sistemarla non sapevo da dove partire,ma forse non sarei dovuta partire da lui.

Dear Me. Where stories live. Discover now