17 Capitolo.

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Mi sentivo più libera, come se tra me e Marco ora non ci fossero più margini, muri e bugie.
Ammetto che un po' di timore c'è l'avevo, aspettavo una sua reazione.
Dopo ciò che gli dissi prese e andò in bagno, era il momento di lasciarli un po' di tempo per riflettere.
Ma poco dopo uscì e mi guardò con gli stessi occhi con cui mi guardò la prima volta che litigammo.
Sapevo che sarebbe iniziata la "guerra", perché eravamo entrambi impulsivi, odiavamo farci mettere i piedi in testa e dicevamo sempre ciò che avevamo dentro, forse fu anche per quello che la relazione dura per un bel po', duro finché non mi resi conto che la nostra relazione era soltanto un castello di carta.
All'inizio stetti calma, gli è lo dovevo, perché forse aveva ragione.
Mi incolpó di averli mentito, di non averlelo detto,mi disse che dopo la storia di mia madre credeva non ci fosse più niente che dovevo raccontarli, credeva di potersi fidare di me e invece ogni volta me ne uscivo con un dettaglio in più, qualcosa che gli avevo nascosto o gli avevo storpiato.
Sembrava quasi credere che senza un rapporto fisico io non lo amassi veramente,mentre cercavo il modo giusto di risponderli mi chiesi cosa fosse per lui un vero rapporto sessuale . Per me era quasi come il matrimonio, qualcosa che sigillava l'amore di una persona con un'altra, e se mi amava veramente non doveva prenderla come una negazione nei suoi confronti,perché faceva sembrare tutto un banale soddisfamento dei suoi bisogni.
Gli è lo dissi, gli urlai contro, più lui urlava piu alzavo la voce dimenticandomi il luogo in cui eravamo e dimenticandomi che la sua famiglia dormiva nelle stanze vicino.
Ero furiosa, era solo sesso per lui ed ero contenta, felice di non essermi lasciata andare.
Forse dissi anche cose che non pensavo veramente, ma avevo la vista annebiata, gli avevo mentito dicendo che aspettavo solo di essere pronta invece che dirgli subito come la pensavo ma non c'entrava nulla. Io lo amavo ed era quello l'importante, perché sarebbe stato differente se gli avessi mentito sul quello che provavo. La mia paura mi ha sempre bloccata, con lui cercai di lasciarmi andare ma non poteva pretendere che succedesse subito, stavamo insieme da sette mesi ma era la mia prima relazione, era la prima volta che mi "spogliavo" per farmi conoscere da qualcuno, non poteva credere che succedesse tutto subito perché io avevo paura.
Non riuscivo a mantenere la calma, mi sentivo esplodere dentro perché io in quello che eravamo ci credevo, forse era stata colpa mia perché credevo nei film, credevo nelle eroine che si chiudevano in se stesse e poi venivano salvate dall'amore del soldato ma capii che le eroine sono tali perché a salvarsi dovevano essere loro stesse.
Non volevo averci più a che fare, volevo andarmene, sapevo che rimanendo li avrei detto più di quello che sarebbe stato giusto.
Presi le mie cose e chiamai la mia amica chiedendole di venire a prendermi, e in quel momento fui felice di essermi fatto un castello attorno perché le poche persone di cui mi fidavo non mi avevano mai abbandonata e nonostante fosse l' una passata lei si sveglio per venire a prendermi.
Non mi aspettavo che Marco mi fermasse, perché qualsiasi cosa avesse fatto io li non ci sarei rimasta, ma mi rattristai quando non ci provó minimamente.
Quando arrivò la mia amica ringrazia il fatto che non mi chiese cosa fosse successo e che rimase in silenzio aspettando che fossi io a parlarne,l'unica cosa che mi chiese e se preferivo il gelato al cioccolato o al limone perché a casa aveva trovato un film horror che era pronto da essere guardato.

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