11 Capitolo.

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Mi sentivo persa, mi ero persa.
Era quello il motivo per cui avevo paura di fidarmi e poi innamorarmi di qualcuno, avevo paura che poi questa persona mi avrebbe lasciata e io avrei trovato la mia vita a pezzi.
Non volevo perderlo ma non avevo il coraggio di parlarli, ogni volta che pensavo a lui mi ricordavo i suoi occhi. Mi aveva guardata con così tanta cattiveria che sembrava non mi avesse mai amata.
Mi aveva già dimenticata ne ero certa, erano passate due settimane dall'ultima volta che l'avevo visto e non mi aveva cercato.
Passavo i pomeriggi sotto alle coperte a ripercorrere ogni giornata insieme, ogni sua carezza, abbraccio, parola detta.
Mi mancava, molto, tanto.
Ma avevo pure io un orgoglio, perché se avesse cercato di capirmi forse mi sarei aperta,forse mi sarei lasciata andare.
Ero ritornata a essere la ragazza con il broncio, quella che era meglio evitare perché se no finiva male, quella pazza, scontrosa e scorbutica.
Ero tornata a essere la ragazza che fingeva di odiare il mondo per non far capire che odiava se stessa perché insicura.
Il mio sguardo era tornato a essere perso e il mio sorriso spento, solo che quella volta il motivo lo comprendevo perfettamente.
Il colore che Marco aveva portato nella mia vita se l'era riportato via andandosene.
Sapevo che sarebbe finita prima o poi, ma non così, non subito.
Piansi, piansi anche per tutte quelle volte che non l'avevo fatto per paura di farmi vedere debole.
Ero tornata a svegliarmi la mattina perché dovevo farlo e non perché volevo.
Poi un giorno le mie amiche mi avevano convinta a uscire, e casualità lui era lì e io, bè io non sapevo cosa fare.
Presi le poche forze che avevo in corpo e mi dissi che non dovevo dimostrarli che era riuscito a ferirmi perché non si meritava che io stessi male per lui mentre lui sembrava viversi la vita come sempre.
Mi sedetti al bar e sorrisi, un ennesimo falso sorriso che solo lui sapeva riconoscere.
Mi sentivo bollire dentro, non riuscivo più a muovermi ma per fortuna non si era ancora accorto che ero seduta dietro di lui.
Sperai non lo facesse e nonostante avessi voluto andarmene via dovevo dimostrare alle mie amiche che ero forte, che tutto si può superare, e che l'amore non faceva tanto male quando finiva come dicevano o come dicevo io a loro per cosolarle.
Continuai a guardare nella sua direzione per vedere qualche cambiamento, per fissare di nuovo la sua immagine nella mia mente e ogni tanto sorridevo alle mie amiche per farli capire che non dovevano dispiacersi di avermi portata li,che non importava se lui era lì perché a lui non importava se io non c'ero più.
Lo sentivo ridere, e la sua risata mi era mancata cosi tanto che quasi non ci credevo che era lì davanti a me di spalle, era lì e io non capivo se ero felice o semplicemente triste di non poter essere il motivo della sua risata.
A un certo punto un suo amico si alzò, e essendo davanti a lui si alzò per farlo passare.
Marco si girò, e i nostri sguardi di incrociarono, e non ricordo bene se smisi di respirare o era il mio cuore che smise di battere.
Madonna se era bello, era bellissimo, e nonostante fossero passate tre settimane il suo sguardo su di me mi sprigionava sempre le stesse forti emozioni.
Rimase in piedi, immobile a guardarmi, come se non sapesse cosa dovesse fare in quel momento.
I suoi amici si girarono nella sua direzione e si resero conto che ero lì, non li conoscevo tutti ma alcuni di loro si ed era strano il fatto che gli ero riconoscente perché non l'avevano lasciato solo, avrei preferito star sola io che vederlo solo lui.
Non ricordo bene per quanto tempo io guardai lui e lui guardò me, e tutti gli altri si guardarono in giro perché non sapevano che fare ma a me non importava sembrava ci fosse solo lui in quell'istante, in quegli istanti che avrei voluto non finissero più.
Ma dopo un po' Marco tornò a sedersi e io mi sentivo distrutta dentro, non gli mancavo ne ero certa perché subito dopo senti di nuovo la sua risata come se io non fossi stata alle sue spalle e come se non gli avesse cambiato molto vedermi.
Le mie amiche mi guardavano, ma sapevano che non era il momento di parlarne o di abbracciarmi, io ero forte e c'è l'avrei fatta.
Ma nonostante quel giorno il cielo fosse sereno io vedevo tuoni e nubi in lontananza.
Quando tornai a casa piansi, piansi così tanto sul mio cuscino che credevo di non avere più lacrime in corpo.

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