5 Capitolo.

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Sono sempre stata una ragazza pigra, lasciavo le cose sempre all'ultimo ma quel giorno avevo voglia di fare le cose come si dovevano fare, e uscì prima per poi andare a cercare un regalo per mio fratello, il mio piccolo uomo, di lui non mi dimenticavo mai, ero l'unico per cui aveva senso andare avanti soprattutto perché mi vedeva come la sua eroina e io non volevo abbandonarlo come aveva fatto mio zio con me.
Dopo aver girato mezza città, e averli preso dei giochi, mi sedetti al bar per bere un cappuccino, stavo guardando il cellulare ma a un certo punto alzai la testa perché qualcuno mi chiedeva se poteva sedersi e quando lo vidi credo di aver perso un battito.
Mi sono sempre chiesta come facevesse a sorridere sempre, e non sorrideva tanto per come facevo io lui, lui sorrideva dentro e guardarlo mentre rideva era la cosa che mi faceva più star bene.
Era lì, Marco era lì e chiedeva a me se mi poteva sedere accanto, lo guardai perplessa perché non capivo cosa volesse, tutti venivano per qualcosa, credo lui l'abbia capito perché mi disse che era passato davanti a me è aveva pensato che dovesse tenermi compagnia.
Lo guardai quasi con voglia di alzarmi e lasciarlo da solo ma mi calmai e gli dissi che non doveva sentirsi in dovere di tenermi compagnia perché mi piaceva starmene da sola, mi guardo e poi si sedette sorridendo e io non capivo cosa ci fosse di divertente. Mi rispose che non voleva sedersi accanto a me perché si sentiva in dovere di farlo ma perché a lui non piaceva star solo e voleva che fossi io a tenerli compagnia in quanto era venuto per prendere una cosa per sua madre e gli andava tanto di un caffè ma non voleva berselo da solo e quando mi vide capì che era destino che si bevesse il caffè li ma non poteva dirmelo subito se no l'avrei preso per pazzo.
Non sarei mai riuscita a prenderlo per pazzo, io ero la prima pazza.
Mi chiese di parlarli di me, e non sapendo mentire gli dissi che non c'era nulla da dire, che ero la tipologia di ragazza da cui era meglio scappare se non ci si volesse bruciare, che ero quel tipo di ragazza da cui ti puoi aspettare di tutto perché non sai mai cosa ha in mente, quella ragazza incasinata che faceva incasinare chiunque le si avvicinasse;mi guardò allungo e l'unico cosa che disse fu quella di dirmi che lui amava i puzzle e più grande erano più lui si divertiva, solo dopo, molto dopo capì cosa intendesse.
Quel pomeriggio fu uno dei qui pomeriggi dove hai paura che il sole cali e si porti via con lui i ricordi del giorno prima, risi molto come non avevo mai fatto, mangai senza paura che pensasse fossi un buco senza fondo perché lui mangiava più di me è parlammo finché non ci sembrò di conoscerci da anni.
Passai con lui più di tre ore, che volarono via velocemente come il sole quando sta per scatenarsi una tormenta, mi accompagnò a prendere l'autobus e quando arrivò mi abbraccio,dentro il mio fuoco si accesse e io non capivo perché nonostante non lo conoscessi bene tra le sue braccia sembrava esistere un perché.
Passai la mezz'ora seguente a pensare a lui, a me, a me accanto a lui.
Quando arrivai a casa ero di una felicità immensa, niente mi avrebbe fatto cambiare umore, tranne mia madre, lei quando ci si metteva era brava a farti sentire giù di lì una merda ma a volte non la biasimavo mi descriveva solo per quello che ero ma essendo mia madre ho sempre sperato che mi capisse ma non importa prima o poi me ne andrò.
Cenai e sali in camera mia è guardai il soffitto finché non mi addormentai, non mi ricordo l'ultima volta che dormi così beatamente senza rigirarmi sul letto svariate volte prima di addormentarmi.
Mi ricordo che una volta ho letto che se ti alzi con il sorriso la giornata sarà memorabile, io quel giorno mi svegliai con il sorriso più bello e sincero che io abbia mai avuto, quel ragazzo mi faceva bene e questo mi faceva paura, perché alla fine se ne sarebbe andato via comunque come tutti d'altronde, ma per la prima volta non mi importava cosa sarebbe successo un domani volevo sapere cosa sarebbe successo oggi.
A scuola quel giorno tutti si resero conto che c'era qualcosa di strano, che ero tranquilla e che ero felice, a volte mi dispiaceva come trattavo male alcune persone ma era meglio per loro se no se ne sarebbero pentiti troppo tardi.
Una mia amica mi diceva sempre che io non ero nessuno per sapere se la gente voleva o meno avere a che fare con me e che lei dopo la salita aveva trovato il mio bel prato che si potesse vedere, fu l'unica persona con cui mi fui mai aperta, con lei potevo essere chiunque e lei mi avrebbe accetta sempre, mi faceva sentire bene con me stessa perché nonostante ci fosse altra poca gente che a me ci teneva e sarebbe stata accanto a me se gli è lo avessi chiesto con lei era più facile spogliarsi e mostrare chi ero.

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