4 Capitolo.

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Quel giorno stava andando tutto a rotoli, non che solitamente le cose andassero meglio, ma quel giorno era il delirio, e oltre a odiare me stessa come sempre odiavo anche tutti quelli che mi erano accanto.
Solitamente le mie giornate iniziavano con la voglia di vivere e finivono con la voglia di scomparire. Sono sempre stata irruente e odiavo l'approccio con le persone, la mia vita si divideva in due fasi, la prima consisteva nel voler rimanere chiusa in camera a leggere e a vivere la vita della persona che avrei voluto essere, la seconda fase invece era quella in cui non volevo tornare a casa e star da sola per pensare.
La mia più grande paura è sempre stata trascorrere il tempo sola ad aspettare qualcuno per un tempo indeterminato, quando si è soli si pensa e quando si pensa ci si uccide con le proprie mani.
Molte volte mi hanno detto che questo significa aver paura della solitudine ma non è così io non ho paura di star sola, sono sempre stata sola, io ho paura di dover aspettare e non sapere cosa e per quanto tempo perché solo in quel caso il tempo fa male, male da morire.
Io, per lui, ormai ero morta a furia di pensarlo.
Nonostante fosse una giornata buia e senza senso quando Marco iniziò a parlare qualcosa mi richiamo tra i presenti, stavo pensando a quanto fosse bello il colore nero, non c'era nulla da capire quando si trattava di esso, era così è basta, io ero come quel colore solo che ero piena di piccoli punti colorati sparsi di cui non ho mai capito il significato.
Ogni tanto mi guardava e sorrideva come se volesse capire se lo stessi ascoltando e nonostante fosse quello che facevo cercavo di non darlo a vedere ma lui, lui l'aveva capito che lo stavo a sentire.
Stetti ad ascoltarlo parlare per un po', poi mi resi conto che li non c'entrava nulla, ero uscita per svagarmi e poi mi ero ritrovata al bar con dei miei amici che in quel momento non avevo voglia di stare a sentire e poi era arrivato lui, era amico di qualche ragazzo che avevo visto unirsi a noi ma di cui non ricordavo il nome, non ricordavo mai il nome delle persone di cui non mi sarebbe importato.
Tutti lo conoscevano tranne me ma poco importava già non avevo più voglia di starlo a sentire, o forse è quello che avrei voluto.
Quando mi resi conto che era inutile stare seduta li, presi le mie cose e salutai le persone di cui mi importava e me ne andai.
Non lo rividi per un po' dopo quel giorno, non lo pensai molto, ma quelle poche volte che mi veniva in mente era impossibile non ricordarmi il suo sorriso così caldo e piacevole e dei suoi occhi che brillavano ogni volta che li guardavo.

Dear Me. Where stories live. Discover now