15 Capitolo.

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Dopo un paio di mesi mi presentò ai suoi, ero orgogliosa di me stessa.
Stavamo insieme da quasi sette mesi.
C'è l'avevo fatta.
Avevo lottato e finalmente c'era qualcuno che era orgoglioso di me.
C'era qualcuno che era fiero di quel che ero.
L'ho amato anche grazie all'idea che lui aveva di me, vedeva il lato positivo in tutto, in me, in noi.
Quando guardavo il cielo mi sentivo piena. Piena di lui. Quando mi abbracciava sentivo delle fitte al cuore pazzesche, mi sentivo completa. Finalmente.
Sua mamma era la visione che avrei voluto avere di me stessa in futuro, era forte, coraggiosa, sempre sorridente come se non ci potesse essere qualcosa che la potesse distruggere, si vedeva che amava la sua vita e inoltre era bellissima. Quando Marco parlava di lei gli brillavano gli occhi e avrei voluto che un giorno pure i miei figli mi guardassero come lui guardava lei. Avevano un rapporto così legato che sembravano quasi amici, migliori amici.
Suo padre era la serenità, la dolcezza e la tranquillità fatta persona, sorrideva sempre e sembrava che non ci fosse mai stato qualcosa che l'avesse fatto arrabbiare.
I suoi si compensavano così bene che era bello credere in un futuro d'amore quando li si guardava, lei forte e sicuro e lui dolce e sincero.
Suo fratello invece credo di averlo amato subito, quando mi ha vista mi ha abbracciata così forte che mi sentivo parte di una famiglia che mi voleva bene veramente, non come la mia.
La mia famiglia la amavo ma non eravamo mai stati da coccole o abbracci, ci volevamo bene in silenzio, siamo sempre stati pronti a lottare uno per l'altro senza averlo mai detto.
Ma forse sarebbe stato bello se ci fossimo abbracciati più spesso, avremo riempito i vuoti che ci riempivano i cuori, avremo potuto sentirci meno soli nonostante fossimo insieme.
Suo fratello era più grande di noi, aveva ventitré anni ed era uguale a Marco tranne che per il fatto che con suo fratello mi sono sentita a mio agio subito.
Avrei sempre voluto avete un fratello più grande che mi difendesse, e forse l'avevo trovato.
Le sue sorelle gemelle, avevano tredici anni ed erano felici di avere finalmente una nuova ragazza in famiglia con cui poter parlare, avrei desiderato far parte della loro famiglia più di qualunque cosa. Ognuno di loro completava l'altro, se uno cadeva gli altri lo sostenevano, si vedeva da come si guardavano.
Avrei voluto fare una foto, ma nonostante non l'avessi fatta i loro volti felici me li ricordo ancora. Soprattutto il suo.
Era la prima volta che non mi sentivo in più, mi sembrava di aver finalmente trovato il mio posto.
Amavo casa mia, amavo la mia famiglia, ma quando ero a casa preferivo starmene per conto mio. In quella famiglia invece non avrei mai voluto starmene sola.
Parlammo molto, di come ci fossimo conosciuti, di quelle volte in cui lo insultavo quando mi faceva complimenti, non mi sentivo a disagio anzi loro erano felici di aver trovato qualcuno che riuscisse tenere testa a loro figlio.
Dopo cena andammo in salotto e guardammo un film, sua madre e suo padre erano appoggiati uno a l'altro.
L'amore esisteva è secondo me erano loro che ogni tanto si guardavano senza dire nulla ma dicendosi tutto. Io avevo il viso sulla spalla di Marco e avrei voluto fermare il tempo, avrei voluto rimane così per sempre. Se solo avessi saputo come sarebbe andata a finire l'avrei abbracciato più forte.
Quella sera dormii da lui, dissi a mia mamma che mi fermato da un'amica, aveva capito che non era ne un amica ne un amico.
Nonostante capisse tutto, faceva finta di nulla, l'amavo per questo perché non sarei mai riuscita a spiegarle veramente cosa stesse succedendo.
Ma ogni volta mi guardava in modo freddo come da dirmi "Anissa fai quel che ti senti ma non venire a piangere da me dopo, ti ho avvisata"
A volte non riuscivo a spiegarlo neppure a me. Era tutto così nuovo e così bello che non c'erano parole.
Il motivo principale per cui amavo Marco oltre al fatto che riusciva a capirmi era che non mi forzava a fare qualcosa che non volevo.
Ero ancora vergine e nonostante stessimo insieme da sette mesi sapeva che non ero pronta.
Ma c'era una cosa che non riuscì mai a dirli.
Non è che non ero pronta, é che non lo sarei mai stata.
Mia mamma mi diceva sempre che la verginità di una ragazza era qualcosa che andava oltre all'orgoglio. Ci credevo.
Nonostante il mio carattere vivevo ancora nelle favole, volevo amare qualcuno e volevo che quest'ultimo mi amasse anche senza avere un rapporto fisico.
Volevo arrivare vergine al matrimonio, perché chiunque ci avesse tenuto a me veramente avrebbe aspettato, mi avrebbe aspettato.
Forse è folle come cosa, ma io ci ho sempre creduto.
Quella sera litigammo, forte, così forte che persino i suoi ci avevano sentito.
Fino a quel giorno credevo che rispetasse veramente le mie scelte.

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