Capitolo 6

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" Sei in ritardo " - dice il mio magnaccia con voce tetra, sembra così arrabbiato che temo possa iniziare a ringhiare da un momento all'altro.
" Mi dispia.. " - non faccio in tempo a finire la frase che la sua mano grande quanto un badile si abbatte sulla mia guancia in uno schiaffo sonoro - " Troia! "
Il sangue mi si gela nelle vene, mi porto una mano al viso trattenendo i singhiozzi e dopo un pò sento del liquido caldo colarmi tra le dita. Sangue.
Mi ha spaccato il labbro questo animale, penso tra me e me ansimando dal dolore e fissandolo sconcertata.
" Adesso ti faccio vedere io puttanella che non sei altro " - l'uomo mi afferra i capelli con violenza e comincia a strattonarli per indurmi a seguirlo. Nessuno dei presenti muove un dito per aiutarmi e mi sento così sola e mortificata..
Lorenzo mi porta in una stanza, chiude a chiave la porta, mi afferra nuovamente la testa e me la sbatte contro il muro - " Ah! " - grido.
Mi sento paralizzata, il dolore che sto provando é assurdo e sono terrorizzata per quello che potrebbe succedere.
Mi inchioda al muro col suo corpo forte, l'odore pungente di colonia misto a fumo mi invade le narici, mi allarga le gambe con un ginocchio e mi solleva il vestitino rivelando le mie natiche protette solo da un tanga.
Mi sculaccia e mi graffia la schiena a sangue, dopodiché mi violenta rudemente contro la parete.
Sento la mia intimità contrarsi dolorosamente a causa del grande intruso che continua ripetutamente ad entrare ed uscire dal mio corpo come un dannato.
" Lasciami.. Andare.. Ti prego.. " - dico ormai con la faccia inondata di lacrime e lui.. stranamente mi lascia andare.
Come si stacca da me, crollo al suolo distrutta, il petto squarciato dai singhiozzi e dalle urla, il corpo dolorante.
" Così impari a rispettare le regole troia " - dice lui ridendo e puntando i suoi occhi glaciali nei miei, lasciandomi con un senso di sconfitta e una nausea atroce.
" Ci vediamo tra qualche giorno baby! " - e ridendo sguaiatamente se ne va.
Dopo aver cercato di rendere un pò di dignità al mio aspetto, sgattaiolo fuori dal bordello e vado a "casa".
Mia mamma mi sta aspettando e appena arrivo mi corre subito incontro. Le basta un occhiata per capire quello che é successo, così si avvicina, mi abbraccia e io do libero sfogo alle lacrime.
Vorrei tanto che Rocco fosse qui.. Penso tristemente mentre mi lascio cullare dalle braccia della mia mamma e subito mi rendo conto di dover ormai lavare la sua felpa.
Aspetta ma.. Perché lo sto pensando? Da dove proviene tutta questa premura.. Io...lo conosco appena.. Penso disorientata ma faccio finta di nulla.
" Angelo mio che cosa ti ha fatto quel mostro? " - mi chiede mamma piangendo e tossendo contemporaneamente.
La faccio sedere su un divanetto per non farla sforzare e ancora scossa le racconto per filo e per segno come si é svolta la serata.
Sospira afflitta e io so che si sta odiando per non poter fare nulla per aiutarmi.
Purtroppo ho solo la terza media, non possiamo permetterci i libri e senza nemmeno il diploma non posso fare nient'altro.
É in momenti come questi che odio la mia vita, rimpiango di non avere una vita normale e mi lascio sopraffare dalla depressione. Poi guardo mamma nei suoi profondi occhi stanchi e mi faccio forza, devo tener duro per lei, per rendere un futuro migliore ad entrambe.
Ad un tratto sento vibrare il mio telefonino, un piccolo e scadente nokia dell'era preistorica che porto sempre con me e noto un messaggio da un numero sconosciuto.
Come apro l'sms non posso credere ai miei occhi...

~Na Stanza Nostra~Where stories live. Discover now