Capitolo 33

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Tum tum.
Tum tum.
Tum tum.
Tum tum.
Questi sono gli unici rumori che al momento riesco a percepire.
Il battito del mio cuore debole all'unisono con quello del mio bambino.
Si, io so che esiste davvero, lo sento che pullula di vita e scalpita per poter uscire. Ma é ancora un feto.
Certo però che é stupefacente riuscire a pensare, di nuovo.
Ciò significa che sto per risvegliarmi, e questa dovrebbe essere una bella cosa. Perché invece ho la sensazione che non lo sia?
Non ricordo molto su come sono finita qui, nel mio attuale e penoso stato comatoso, ricordo però che centrava il mio ragazzo.
Rocco.
Dio, quanto mi manca.
Ho bisogno di annusare il suo profumo, accarezzare la sua pelle, strofinare il naso contro la sua barbetta ispida che ogni volta mi solletica il mento. Ho bisogno di lui e basta.
Certo, dovrò rimediare ad una marea di errori, ma sono sicura che a poco a poco, ce la farò e mi riguadagnerò la sua fiducia.
Lo amo troppo per lasciare che le cose finiscano così. E poi, sopratutto ora che sta per nascere nostro figlio, il nostro bambino.
Quando sarò di nuovo nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, nonché fisiche, cercherò di fare qualunque sforzo pur di fargli avere tutto quello che non ho avuto io.
Ricordo che un tempo, l'uomo che diceva di essere mio padre, quando uscivamo da soli non mi parlava mai, non mi ha mai offerto un gelato, non si é mai preoccupato di rialzarmi, o aiutarmi, quando cadevo, non mi ha mai dato alcuna sicurezza o dato consigli sulla prudenza.
Un giorno, ero seduta in macchina con lui al lato del passeggero, ero ancora piccola, avrò avuto sui cinque anni e non sapevo mica di dovermi mettere la cintura.
Beh,non lo fece nemmeno lui.
E quando d'un tratto frenò, la mia figura venne slanciata in avanti e sbattei la testa contro il cruscotto. Persi due dentini.
Stronzo, testa di merda.
Sono sicura che invece Rocco sarà un padre fantastico, perfetto.
Ho già detto quanto mi manca? Lo ripeterò all'infinito, nonostante la mia vita sia appesa ad un filo.

ROCCO

Angoscia.
La prima cosa che ho fatto non appena sono uscito dal carcere, é stato cercare Clementino per ringraziarlo per ciò che aveva fatto. E infatti adesso sono con lui. Ma secondo una telefonata ricevuta poco fa dall'ospedale, sta succedendo una cosa incredibile.
Anna si sta risvegliando.
Infatti siamo già in macchina, partiti da mezz'ora e bloccati nel traffico.
" Ma guarda chist sfaccim' , ma chi t'ha dato la patente, o' panettiere?! " - urla il mio amico dal finestrino, facendomi scoppiare a ridere.
" Clemé non é tempo per sti teatrini... " - dico fra una risata e l'altra.
" Ma quale teatrini, sto cercando invano di far muovere il culo a questi cazzi mosci e pensi pure che mi diverta? Vuoi arrivare entro oggi dalla tua  Anna o no? " - chiede a metà tra l'offeso e il divertito.
" Hai ragione fraté ma sai, in questi casi le parole servono a ben poco... " - dico pensieroso.
" E allora cosa proponi di fare? "
" Mi servirebbero una trentina di kili di tritolo.... " - " Jaaaaa overamente Rocchí " - dice ridendo.
Ma io non so davvero che cosa fare. Sono combattuto fra lo scendere o rimane...
" Ja sticazzi andiamo " - dico scendendo dall'auto.
Clemente spegne il motore e mi insegue, camminando a passo svelto.
" Aspe aspe aspe, la tua idea geniale é quella di fartela a piedi fino all'ospedale? Ma tu si scem, tieni una brutta insolazione, ascolta lo zio Clemente... " - " Toh zitto e cammina prima che mi spari in testa " - nel frattempo, le auto continuano a stare immobili, gli autisti suonano come forsennati e qualcuno di loro segue il nostro esempio.
Yuhu d'ora in poi chiamatemi Mosé.
Dopo altri tre quarti d'ora buoni di camminata arriviamo in ospedale, sudati fradici, mezzi abbronzati e col fiatone.
Sembriamo due naufraghi.
" Oh eh.. " - prova a formulare una frase di senso compiuto sto barbone.
A no aspetta é Clemente.
" Dimmi un pò... Com'è che.. M'hai convinto...? " - dice tra un ansimo e l'altro, piegandosi in avanti e poggiando le mani sulle ginocchia, manco avesse corso una maratona.
Che poi, parlo io che sono peggio, sdraiato sul selciato a pancia in su, devastato.
Ma... D e t t a g l i h.
" La verità é che mi vuoi troppo bene " - dico rialzandomi.
" Troppo pene? Si grazie, so di essere dotato " - dice con un sorriso perverso e quasi mi sento male dalle risate. Quasi.
Il resto di me é un pò schifato.
" Ja Cleme fai schiiiiifooo " - dico imitando il comico dei Gomorroidi di Made in Sud.
" Pfff schizzinoso lui.. " - continua facendo il gay, ma a sto punto mi sono stufato, devo entrare.
Non appena entriamo, veniamo investiti da una ventata di aria fresca.
Grazie Dio per l'aria condizionata. E anche per le scale mobili.
Ci avviciniamo un attimo al bancone della receptionist e quella quasi non si prende uno spavento notando le nostre condizioni. Ci facciamo dare tutte le informazioni per raggiungere il piano di Anna e ci fiondiamo letteralmente sulle scale.
Dai vabbé sarò sincero, abbiamo preso l'ascensore nonostante dovessimo salire di un solo piano.
Che pena ragazzi.
Non appena ci troviamo davanti alla porta, Clemente ed io ci lanciamo un'occhiata fugace e prendendo un bel respiro, dopo pochi attimi apro la porta..
" Ciao! " - il suo sorriso.

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Et voilà! Capitolo più lungo del solito per tentare di farmi perdonare il ritardo. Allora, che ne pensate? Non crederete mica che solo per via del risveglio di Anna le cose andranno per il meglio, vero? Vi aspettano ancora parecchi colpi di scena ragazzuoli hahaha comunque, mi raccomando, commentate, mettete likes se il racconto vi sta piacendo e niente.. Passate sul profilo di @ChiaraZullo3 per leggere la sua ff sempre su RH !
Baci e alla prossima!

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