33. Parigi.

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"Si parte, amore mio!" esultó Cam, io gli sorrisi e poi mi fermai un attimo cercando di elaborare la notizia più bella della mia vita.

Presi di nuovo i biglietti in mano e riguardai l'ora per la partenza.
Le 9 di mattina.

Mi ci vollero due secondi per rendermene conto, ma poi scattai in piedi e corsi in camera.
Avevo solo quella sera per fare le valigie!

"Dove scappi?" mi chiese Cam seguendomi in camera.

Lo sentii entrare subito dopo di me, ma non lo guardai.
Mi concentrai sul prendere la valigia che avevo messo sopra l'armadio dato che l'avevo usata poche volte.

Saltellai cercando di prenderla, ma senza riuscirci.

Sentii Cam ridere dietro di me e mi bloccai girandomi verso di lui e fulminandolo con gli occhi.

"Sai che sei ancora vivo solo perché mi porti a Parigi vero? Avresti dovuto dirmelo prima, non ho abbastanza tempo per organizzare tutto e ora ridi di me.." lo punzecchiai e lui si avvicinò prendendomi tra le sue braccia.

"Sono vivo per miracolo allora! Sempre se la tua mania del controllo non mi ucciderá!"disse ridendo e io gli diedi una pacca sul suo petto asciutto e forte.

Mi liberò dalle sue braccia fingendosi ferito, come se quella mia pacca non fosse stata altro che una carezza per lui.
Scossi la testa ridendo e tornai verso l'armadio provando ancora a prendere la valigia, invana.

Cam arrivò alle mie spalle e la prese al mio posto posandola sul letto.
"E comunque - dissi mentre l'aprivo - non sono una maniaca del controllo, dico non hai visto la mia camera? È un totale disordine!" mi bloccai e sentii Cam dire piano un "vedo".

"Ma quando devo partire preferisco avere tutto sotto controllo.. voglio che sia perfetto.. sogno di andare a Parigi da..." Cam mi bloccò e mettendosi vicino a me completò la mia frase.

"Sempre e vuoi che tutta vada nel migliore dei modi.. - mi abbracciò da dietro e mi tenne tra le sue braccia - È giusto così amore, dico solo di non stressarti. Il tempo c'è e io sono qui per aiutarti no?"

Mi voltai con l'intendo di baciarlo, ma lui mi batté sul tempo, unendo le nostre labbra e facendomi sentire in perfetta sintonia con lui.

Quando mi staccai gli sorrisi e poi annuii.
In fondo aveva ragione il tempo c'era e tutto sarebbe stato perfetto. Senza nessun dubbio.

Così iniziammo, o meglio Cam sotto i miei ordini, iniziò a sistemare le cose che gli dicevo, mentre io depennavo dalla lista le cose prese.
Non volevo dimenticare nulla.
Mangiammo un panino veloce per cena mentre spiegai a Cam la mia passione per i viaggi che non avevo mai potuto sviluppare a causa economica

Due ore e mezza dopo chiusi la cerniera della valigia soddisfatta e sicura di aver messo tutto.
Cam la posò in un angolo della stanza e poi tornò da me.

Io sbadigliai stanca e lui prese le mie mani tra le sue.

"Andiamo a dormire ora, domani dobbiamo essere carichi e riposati.." io annuii e Cam si allontanò da me.

Uscì dalla stanza e io rimasi lì al centro da sola.
Lo sentii chiudere le persiane e dare tre giri di chiave alla porta.
Spense le luci in salotto e poi sentii i suoi passi tornare verso la camera.

Mi passò nuovamente accanto baciandomi su una guancia e io sorrisi.
Mi superò e chiuse la persiana della camera, accese l'abat- jour e spense la luce di camera mia.
Chiuse la porta e poi si avvicinò piano a me.

Intorno a noi regnava il silenzio, si sentivano solo i nostri respiri.

Mi posò dolcemente le mani sui fianchi e dopo avermi lasciato un tenero bacio sul naso al quale sorrisi, alzò i bordi della mia t-shirt, io alzai le braccia e lui me la sfiló posandola sulla scrivania.
Stessa cosa fece con i pantalonici neri che stavo indossando.
Me li sfiló lasciandomi dei baci sulle gambe, tutto con estrema dolcezza e lentezza.
Li posò insieme alla t-shirt e poi mi passò il mio pigiama.

Pazza di te.Där berättelser lever. Upptäck nu