*Capitolo 18*

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Il resto della settimana passa in fretta ma io di quella sera non ricordo assolutamente nulla; io e Daniele non ci baciamo più e siamo diventati dipendente e capo, infatti ci parliamo solamente per questioni lavorative, e di questo sono abbastanza triste, mi manca il contatto con lui, anche le farfalle nello stomaco che provo solo con lui.

Oggi è sabato e devo andare a casa di Lorenzo visto che l'allenamento di ieri è saltato. Mi sto preparando e i miei pensieri non si vogliono spostare dal ragazzo con gli occhi blu che in questo periodo mi fa impazzire. Io e Lorenzo ci siamo messi d'accordo che sarebbe venuto lui a prendermi per andare a casa sua, più che altro lui ha insistito tanto e non penso possa darmi fastidio. Oggi non c'è neanche Michael, è al lavoro.

Il mio telefono suona, segno che mi è arrivato un messaggio.

"Ehi zuccherino, sono sotto casa tua, scendi" ha scritto Lorenzo. Alzo gli occhi al cielo e prendo la borsa e tutto quello che mi serve, poi esco di casa e mi incammino sulle rampe di scale. Quando arrivo giù lo trovo appoggiato alla macchina che mi aspetta, mi vede e sorride.

«Bene, andiamo» dice prima di salire dalla parte del guidatore.

«Sei pronta?» mi chiede dopo poco essere partito.

«Sì, sarà come tutti gli altri allenamenti» rispondo guardando fuori dal finestrino e alzando leggermente le spalle.

«Oggi vediamo cosa sai fare» ribatte sogghignando, poi cade il silenzio, mentre andiamo a casa sua.

In una ventina di minuti arriviamo ed entriamo in casa, che è veramente grande. Entriamo nell'atrio e io mi guardo intorno.

«Vuoi fare il giro del castello?» mi chiede ridacchiando.

«No, andiamo, facciamo presto, alle 19.00 devo essere a casa» rispondo guardando l'orologio che segna le 17.40.

«Okay, allora vieni, la mia palestra personale è di qui» ci avviamo lungo un breve corridoio che finisce proprio con la palestra, che, devo dire, è abbastanza grande per essere di una casa.

«Se devi cambiarti il bagno è là» mi indica una porta e io gli sorrido prima di andare a cambiarmi.

Ci cambiamo tutti e due e stendiamo dei tappetini in palestra, in modo che se dovessimo cadere non ci faremmo male, come facciamo anche nella normale palestra in cui vado di solito. Alle 18.00 è tutto pronto.

«Bene Ilary, iniziamo» facciamo riscaldamento in modo che i muscoli non ci facciano male. Dopo un quarto d'ora siamo caldi e pronti così iniziamo il combattimento. Metto la guardia, pronta al suo attacco, che non tarda ad arrivare: mi tira un pugno che io paro e subito dopo indietreggio aspettando il momento buono per colpirlo, e quando arriva mi butto tirandogli un pugno all'altezza del viso, ma lui para e mi prende il polso, torcendolo, così per non farmi seriamente male mi abbasso assecondando i suoi movimenti, e ora mi ritrovo in ginocchio con il braccio piegato verso di lui, che è dietro di me. Non mi arrendo e quando sento che allenta la presa tiro forte e mi libero, rotolando poi in avanti e rialzandomi subito dopo, in modo da essere davanti a lui.

«No, Ilary, se tiri un pugno male l'avversario può prenderlo e piegarti come ho fatto io, poi sei fregata» spiega Lorenzo mentre riprendo fiato.

Rifacciamo il combattimento altre volte, ma lui ha sempre la meglio e riesce sempre a vincere. Inizio a sentirmi seriamente stanca.

«Dai, proviamo l'ultima poi basta» mi incoraggia, così io raccolgo le ultime forze che mi rimangono e mi metto in guardia. Sto attenta a tutti i suoi movimenti e quando vedo che è il momento giusto per attaccare gli tiro un pugno, che lui, aspettandosene uno in faccia, non riesce a parare e il destro gli arriva dritto in pancia. Boccheggia e fa un passo indietro, riprendendosi subito e stampandosi un sorriso soddisfatto sul viso.

«Così si fa, zuccherino» prova a darmi un pugno ma io mi sposto di lato evitandolo, poi metto una gamba dietro la sua e, con le mani sul suo petto, lo spingo all'indietro, in modo che perda l'equilibrio e cada, ma lui si aggrappa a me, trascinandomi nella caduta. Mi ritrovo sopra di lui con le mani ancora sul suo petto, ci guardiamo respirando affannati, e in un attimo Lorenzo capovolge le situazioni, in modo che sia io sotto di lui.

«Brava zuccherino, ma puoi migliorare, quello che hai appena fatto era una mossa scorretta» dice continuando a guardarmi. Ha ragione, tecnicamente una cosa del genere non credo si possa fare, ma cavolo, avevo così voglia di mandare a terra qual faccino da prendere a schiaffi.

Si avvicina al mio orecchio «Poi ci ritroviamo in questa situazione» si sposta e mi guarda di nuovo negli occhi, poi si avvicina e quasi mi bacia. Quasi.

«Mi devi portare a casa» dico in un sussurro, spingendolo lentamente via con le mani.

«Subito zuccherino» sorride lo stesso e si alza, per poi tendermi una mano e aiutarmi ad alzarmi, così la afferro e mi rimetto in piedi.

«E non chiamarmi zuccherino» dico andando verso il bagno per cambiarmi.

«Certamente, zuccherino» risponde ridendo.


Ehi, ti va di lasciare un commentino? Mi farebbe così tanto piacere sapere cosa ne pensi, la storia la sto scrivendo per te.

BACIONI XD

Ricordati di AmarmiWhere stories live. Discover now