*Capitolo 40*

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DANIELE'S POV 

Sono in cucina che preparo il caffè con solo i boxer: non so perché ma ho inspiegabilmente caldo. Prendo due tazze e le riempio, quando due braccia mi circondano la vita da dietro. Sorrido.

«Buongiorno» dice Peach lasciandomi un bacio tra le scapole.

«'Giorno Peach» rispondo girandomi verso di lei per prendere subito possesso della sua bocca, come se fosse aria.

Mi stacco e la guardo: indossa la mia camicia rossa di ieri sera che le arriva poco sotto le anche.

«Sei stupenda» sussurro guardandola ancora.

«Mh, quante volte l'hai detto ieri? Beh, hai ottenuto quello che volevi, non serve farmi complimenti anche ora» ridacchia sporgendosi per prendere la tazza col caffè.

«Ma per piacere, mi credi sul serio quel tipo di uomo? Dico solo quello che penso, e adesso penso che con la mia camicia sei incredibilmente sexy» le circondo la vita con le braccia e le lascio un bacio sul collo mentre è ancora girata verso in bancone della cucina.

«Calma gli spiriti, dobbiamo andare al lavoro» si gira e mi spinge via, sorridendo.

«Ma...» cerco di protestare, come un bambino.

«Niente ma, dobbiamo passare anche da casa mia, non ho preso il cambio ieri» sorseggia il caffè appoggiata al bancone con le gambe leggermente incrociate. La guardo tutta e ogni secondo che passa penso che mi servirà una doccia gelata per riprendermi.

«Dani? Mi stai ascoltando?» mi chiede Peach passandomi la mano davanti alla faccia.

«Certo: casa tua, vestiti, e doccia gelata per me, permesso» finisco veloce il caffè le metto nel lavabo, dietro di lei.

«Doccia gelata?» urla ridendo quando sono in corridoio che va verso il bagno.

«Colpa tua» rispondo subito prima oltrepassare la porta del bagno.

Nel giro di 20 minuti sono pronto e alle 8.00 usciamo dal mio appartamento per andare a casa di Peach.

«Dovresti portarti i cambi a casa mia» dico all'improvviso mentre guido.

«Cosa?» chiede stupita girandosi verso di me.

«Hai capito» ribatto non distogliendo lo sguardo dalla strada e tenendo un tono tranquillo.

«Siamo fidanzati da pochissimo e mi fai già una domanda del genere?» continua Ilary, perplessa quasi.

«Non ci sarebbero questi inconvenienti» spiego, sapendo di aver fatto un ragionamento sensato.

«Ma... È troppo presto Dani» porta lo sguardo fuori dal finestrino e guarda le strade che si susseguono fuori.

Non ribatto, non la voglio obbligare se non vuole, e restiamo in silenzio per il resto del viaggio, che dura circa 5 minuti.

«Grazie per il passaggio, vai pure, vado a cambiarmi e poi prendo la mia macchina» ha il tono freddo mentre scende dalla macchina.

«Aspetta...» ma è troppo tardi, si è già sbattuta dietro la portiera e si sta avviando verso il palazzo.

«Cazzo» esclamo prima di spalancare la portiera e seguirla in fretta.

«Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?» chiedo col poco fiato che ho dopo la nostra corsa per le scale. Infatti la mia ragazza quando a visto che la stavo seguendo si è messa a correre e abbiamo fatto tutte le rampe di scale di corsa.

«No» risponde concisa cercando le chiavi di casa.

«Ma sei matta, perché ti sei messa a correre? Per quello che ti ho detto in macchina? Mi dispiace, ho solo proposto» riesco a riprendere fiato e la guardo ferma che mi dà le spalle, rivolta verso la porta.

«Scusami Dani, con quella domanda mi hai un po' spaventato, siamo fidanzati da qualche giorno e mi dici già di portare dei vestiti a casa tua, e non so...» spiega girandosi finalmente verso di me.

«Tranquilla Peach, va tutto bene, non volevo spaventarti o chissà cosa» mi avvicino a lei e ci guardiamo per un po', la tiro a me e la stringo tra le mie braccia. Stringo tanto forte fino a quando i nostri cuori non si sfiorano, è bellissimo.

Forse è troppo presto per dirlo, ma credo proprio di essermi innamorato.

Ci lasciamo andare e dopo le mie proteste lei entra in casa e io torno giù, alla mia macchina, visto che ci siamo messi d'accordo che lei avrebbe preso la sua.

Parto e in circa un quarto d'ora (c'è traffico) arrivo in negozio, parcheggio e scendo, per poi trovarmi davanti ad una scena abbastanza bizzarra.

«Si calmi signorina, il negozio è ancora chiuso, apre alle 9.00 e io...» cerca di dire Lucia davanti alla ragazza coi capelli rosa.

«Non mi importa niente di quando apre il negozio, voglio vedere Daniele!» esclama Silvia agitando le mani.

«Le ho già detto che il signor Esatori non è ancora arrivato» risponde esasperata la mia dipendente.

«Chiamalo allora» urla Silvia incrociando le braccia al petto.

«Cosa diavolo succede qui?!» interrompo la conversazione visto che sono finalmente arrivato abbastanza vicino.

«Oh Daniele, questa deficiente non voleva dirmi dov'eri e io devo parlarti» sussulto a quelle parole e la voglia di mandarla a quel paese cresce.

«Allora, prima di tutto la "deficiente" è una mia dipendente nonché mia grande amica e quindi non ti puoi permettere di parlarle in questo modo, chiaro?!» alzo il tono di voce facendole fare un passo indietro intimorita.

«Secondo, cosa cavolo ci fai qui, Silvia?» chiedo non smorzando il tono.

«Dovrei parlarti, in privato» risponde ritrovando sicurezza e lanciando un'occhiataccia a Lucia, che ricambia alla grande.

«Santo cielo Silvia, non ci siamo già chiariti ieri?» chiedo sentendomi esausto anche se mi sono alzato da non tanto.

«No» dice coincisa.

«Bene, allora andiamo nel mio ufficio» concedo prendendo le chiavi per aprire il negozio.

Una volta dentro mostro l'ufficio a Silvia e le dico di aspettarmi un attimo, così parlo con Lucia.

«Da quanto era qui?» chiedo sentendo le tempie pulsare.

«Da almeno 10 minuti, non smetteva di rompere» sbuffa facendo spostare un ciuffo di capelli.

«Che Dio sia testimone del fatto che non l'abbia ancora uccisa, insieme a te, ricordatelo» le dico prima di andare nel mio ufficio.

«Cosa vuoi?» le chiedo entrando e guardandola con sufficienza.

«Puoi chiudere la porta?» chiede in risposta.

«No» dico semplicemente «Fai in fretta» aggiungo.

«Devi lasciarla, è una puttana, tu non la conosci» si avvicina a me.

«La conosco più di te» ribatto «E se è solo quello che volevi dirmi puoi anche andartene» mi sposto dalla porta e le faccio segno di uscire.

«Ti avrò, non mi arrendo così facilmente, mi piaci troppo» si avvicina e mi stampa un bacio a tradimento, poi va via, lasciandomi incazzato da morire.

«Non lo dico a Ilary» urla Lucia.

Cazzo, prima o poi la uccido. Silvia ovviamente.


Ehi, ti va di lasciare un commentino? Mi farebbe così tanto piacere sapere cosa ne pensi, la storia la sto scrivendo per te.

BACIONI XD

Ricordati di AmarmiWhere stories live. Discover now