SECONDO CAPITOLO...

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Yoko mi ha lasciato da solo con lui. Perché?
Akira e Nate erano soli, in quello sporco e sudicio salone in cui Nate non sarebbe voluto rimanere.
E adesso che faccio? Scappo dalla finestra? Ma prima dovrei aprirla! Avrò tempo per scappare poi...?
Mentre Nate pianificava la sua futura fuga, Akira lo studiava attentamente facendo tesoro di ogni suo dettaglio.
I capelli castani erano disordinati, gli occhi chiari che, sembravano rappresentare una guerra fra il verde e l'azzurro, erano vigili e attenti ad ogni cosa, le dita affusolate incrociate fra loro mentre teneva la schiena curva insicuro.
-Nate...- sussurrò il ragazzo dai capelli bianchi, catturando l'attenzione dell'altro. -Mh?- mugugnò l'altro senza cambiare posizione da quella curva che aveva da lunghissimi minuti.

-Ti arrabbi facilmente?- domandò curioso come mai. Nate lo guardò, più che confuso Probabilmente Yoko lo avrà avvertito del mio "pessimo carattere"... -Qualche volta mi capita di perdere le staffe facilmente- disse veritiero, chiedendosi perché gli interessasse tanto. -Capisco...- mormorò alzandosi dal divano, si avvicinò al ragazzo, spinse le sue spalle all'indietro facendole scontrare per la prima volta contro lo schienale della poltrona.
Si mise a cavalcioni su di lui -allora sarà divertente...- sibilò mostrando un sottile sorriso divertito.
Nate notò solo in quel momento i suoi occhi. Un rosso che sfumava sul rosa, singolari come i suoi capelli, e la matita nera accentuava ancora di più il loro colore.
Ma benché quel colore lo attirasse come la luce attira gli insetti, non si fece distrarre dal fatto che fosse sopra di lui. Letteralmente.
C-che...che cazzo fa? Guardava con rabbia quegli occhi. La mano di Akira tappò le labbra di Nate, sorrise leggermente, per poi avvicinare il suo viso al suo orecchio -dimmi Shonen... cosa faresti in una situazione come questa?- le sue parole mostravano una malizia che Nate non aveva mai ascoltato, evitò di gemere aggravando la situazione.
Ma la mano di Akira era ancora sulle sue labbra trattenendo ogni sua parola. Il suo viso, poi, scivolò sul suo collo. Nate poteva sentire il suo naso sfiorargli la clavicola e al contatto della sua lingua su quel punto spalancò gli occhi e si alzò di scatto. Akira cadde a terra e lì incominciò a ridere di gusto.
-Si può sapere che cazzo fai?- diede sfogo ai suoi pensieri in un sonoro urlo, che intratteneva il silenzio dopo Akira, che continuava a ridere.
-Scusami Shonen... era per vedere la tua reazione...- continuava a ridere sistemandosi sul pavimento. Allungò il braccio verso di lui -mi dai una mano?- ovviamente cercava aiuto per rialzarsi.
Ce la può fare anche da solo... -t-tu... tu hai seri problemi!- disse voltandosi per andare verso la porta e uscire da quel luogo sotto lo status normale. Molto sotto...
-Col cavolo che dividerò questo appartamento con te!- sbraitò con l'intenzione di ucciderlo se mai fosse tornato indietro. Ma non sarebbe tornato. -Tornerai Shonen... non troverai un altro appartenento come questo- urlò contraddicendo l'altro, prima di sentire la porta chiudersi.

-Tks...- Nate strinse i denti appena chiusa la porta alle sue spalle -non ho alcuna intenzione di vivere qui...- sibilò dubbioso, per le parole di Akira.
Ci sarà qualche altro appartamento qui, che non sia abitato da psicopatici come il fratello di Yoko...
Ci sperava davvero. Perché se non avesse trovato un altro appartamento, sarebbe dovuto tornare davvero da Akira. La cosa, gli fece venire i brividi. Sbuffò iniziando a camminare verso casa sua, dove viveva con sua madre e sua nonna.

Nessuna voglia di tornare a casa, nessuna voglia di parlare con qualcuno, nessuna voglia di vedere qualcuno.
Sbuffò ancora, aprendo la porta di casa. Salì direttamente verso il piano di sopra senza voler incontrare, neanche per sbaglio, sua madre.
Si fermò di fronte alla porta di camera sua, e guardò infondo al corridoio. La porta della camera di Logan... lei era ancora lì. Si sorprese, era come se si aspettasse la sua scomparsa insieme a suo fratello. A volte, cedeva di essere pazzo e che la sua scomparsa fosse frutto della sua immaginazione. O anche che... lui, non fosse mai realmente esistito.
Ma poi alzava lo sguardo e, come in quel momento, notava quella porta infondo a quel corridoio, sembrava così distante ma così vicina.

Distolse lo sguardo, strinse una mano trattenendosi dallo spaccare ancora una volta la porta di fronte a se. Ma la aprì con poca delicatezza, ed entrò dentro. Voleva evitare ogni simile contatto con quella stanza.
Si sarebbe trasferito. Ad ogni costo.
Anche se avrebbe dovuto prostituirsi per farlo.
Non gli importava. Lo avrebbe fatto pur di andare via.

𝙻𝚘𝚜𝚝 𝚆𝚒𝚝𝚑𝚘𝚞𝚝 𝚈𝚘𝚞 - YAOIDonde viven las historias. Descúbrelo ahora