VENTINOVESIMO CAPITOLO...

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L'aria fresca scompigliava quel mucchio di capelli castani, mentre lui camminava lentamente verso il classico palazzo grigiastro in cui le lezioni iniziavano alle 8:00 precise.

Erano in molti gli alunni fermi fuori dalla scuola, mancavano solo pochi minuti per entrare. Nate guardava un alunno dopo l'altro, sentendosi solo mentre li vedeva ridere e scherzare. Sospirò, iniziando a fare il primo passo verso la solitudine.

Una piccola mano lo fermò, un lungo silenzio accompagnò il ragazzo nel mentre si voltava. Rivide quel dolce sorriso che ogni mattina lo accoglieva, si sentì meglio vedendola. Anche se... Ricordando quel bacio, anche se casto... Provò a non sentirsi in imbarazzo. Yoko... Osservò quel viso dolce che continuava a sorridergli come se nulla fosse accaduto.

Lei agitò la mano salutandolo sempre con la stessa espressione, Nate le sorrise a sua volta -ciao...- sussurrò il ragazzo cercando di dimenticare il brutto momento passato a causa di quel bacio. Lei fece cenno alla scuola, scuotendo i suoi capelli biondo cenere, indicando il loro solito cammino mattutino.

Stavano l'uno di fianco all'altra, Nate non comprendeva quella sua tranquillità. Mise le mani in tasca aspettando qualsiasi cosa terminasse quel silenzio a parer suo imbarazzante. Proprio ciò che voleva evitare, ma non aveva la più pallida idea di come fare... Diede una piccola sbirciata verso Yoko, guardava le sue mani senza alzare lo sguardo.

-Yoko volevo parlarti dell'altra volta...- sussurrò il ragazzo incerto su cosa dire davvero. Lei alzò la testa, scuotendola con lo sguardo a mo' di scuse. Afferrò in fretta e furia il suo solito blocco iniziando a scriverci sopra. "Mi dispiace" scrisse all'inizio "non avrei dovuto farlo" aggiunse poi al di sotto.

Nate annuì, non sapeva perché ma quelle parole lo ferirono in parte. Non che non si sentisse in colpa, però... Era come venir rifiutati... E non era belo... Ma alla fine camminarono verso l'entrata della scuola prima che la campanella suonasse.

[...]

Le lunghe ore terminarono. Nate era esausto, in parte perché, per quanto ci provasse, i suoi pensieri non gli davano tregua e in parte per libri e le ore passate seduto su una scomoda sedia in legno.

Era ora di tornare a casa, ma appena la campanella suonò, e la professoressa lasciò la classe, tutti si appostarono in un solo luogo: la bacheca. Yoko afferrò di colpo la mano del castano, trascinandolo con se verso lo stesso posto dove tutti si erano recati. Benché la sua espressione fosse tutt'altro che suscitata dell'interesse di sapere cosa ci fosse di così importante, in verità celava un minimo di curiosità mentre i suoi luccicavano sotto la luce del sole.

Ben presto poté osservate l'enorme quantità di fogli, mentre tutti quelli prima e dopo di lui cercavano il proprio nome. Yoko indicò entusiasta il suo nome, saltellando. Per poi cercare ancora. Strattonò la spalla del castano che capì solo poi cosa fossero quegli fogli, e per cosa fossero le reazioni assurde dei suoi compagni di scuola e classe.

Gli esami... Realizzò. Non sentiva la felicità in corpo, mentre il dito di Yoko con l'unghia smaltata di un rosa pesca indicava il suo nome. -Ammesso- lesse a bassa voce, quasi sorpreso. No, non riuscì a sentirla... Quella strana emozione in corpo. L'euforia. La felicità.

Non sentiva niente. Ricominciò a pensare e... A correre.

Scappando via con Yoko dietro di sé, mentre le loro mani erano intrecciate, Nate non si rese conto di star effettivamente scappando. Si fermò solo dopo esser arrivato nel retro della scuola, ma il cuore continuava a battere impazzito. Le persone attorno a lui, Yoko... Cosa? Cos'era che lo mandava in panico? Centrava davvero la scuola?

La mano preoccupata di Yoko si posò sulla sa spalla. Nate si voltò verso di lei, rattristato. Gli occhi lucidi coperti da un sottile velo di tristezza, mentre sentimenti contrastanti gli facevano battere il cuore. -Non so cosa mi sia preso... I-io non...- alzò le spalle confuso -non faccio così. Io non sono così.- sussurrò contrariato contro se stesso. Guardò la ragazza, che aveva un espressione simile a quella di quando si guarda un cucciolo smarrito e ferito, e non sai come aiutarlo.

È così bella con quello sguardo... Mi si spezza il cuore... Sussurrò nella sua testa, mette i ricordi di quel bacio riaffioravano lentamente. Si avvicinò a lei, mettendole una mano sul fianco in modo da tenerla davvero vicina.

Soffiò sulle sue labbra sfiorandole con le sue. Le dischiuse, ma rimase fermo. Non la baciò.

Benché sentiva il cuore di lei battere contro il petto. Insieme al suo.

Akira... Non posso fargli questo... Chiuse gli occhi. Facendo scivolare via la sua mano da Yoko. No, non ci riesco... Non posso farlo. L'amarezza del suo gesto mai accaduto realmente lo divorava.

-Non voglio perdere tutto- confessò, la sua voce tremava mentre si lasciava andare da quel sentimento che tanto voleva allontanare. La pura paura. La paura di tutto.

La mano di Yoko si posò sulla sua guancia accarezzandola in modo dolce e quasi materno, come solo lei sapeva fare. Il suo sguardo comprendeva ogni cosa, anche quella più ridicola è assurda. Inspiegabile ma vera.

Gli avvolse le braccio attorno al collo, stringendolo con amore. Un amore che sapeva non sarebbe mai ricambiato davvero, non al 100%. Nate sapeva che quei sentimenti erano lì. Non erano mai scomparsi. Sentimenti ricambiati, ma che non riuscivano a tenere testa a quelli per Akira.

Ma in quel momento dimenticò tutto, lasciandosi coccolare e amare dalla sua migliore amica. Con un gesto semplice e che non riceveva da tanto. Un abbraccio.

𝙻𝚘𝚜𝚝 𝚆𝚒𝚝𝚑𝚘𝚞𝚝 𝚈𝚘𝚞 - YAOIWhere stories live. Discover now