DECIMO CAPITOLO...

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Si bloccò, osservando la figura davanti a lui. Cosa ci fa qui?
Osservava la sua espressione innocente imbambolato.
-C-cosa ci fai qui?- chiese guardando gli occhi del biondino davanti a lui, il ragazzo sorrise divertito -ci si rivede piccoletto...- sussurrò piacevolmente sorpreso.
-Stavo cercando Akira, ma tu mi puoi andar bene...- sghignazzò ridacchiando.
Nate lo guardò male -vado a chiamarlo...- indietreggiò ma la sua schiena si scontrò contro qualcosa. -Non c'è ne bisogno...- bofonchiò una terza persona, Nate alzò lo sguardo incrociando il viso di Akira diretto verso il biondo davanti a loro.
Nate guardò il ragazzo, quegli occhi azzurri che sfumavano sempre sul verde prato, non li aveva dimenticati, guizzavano di divertimento e provocazione verso Akira -così vivi insieme a lui piccoletto, eh?- ridacchiò il biondo mettendosi una mano sul fianco -che peccato, ci saremmo divertiti insieme ...- sussurrò malizioso nei confronti di Nate.
Quello stesso castano mise le braccia al petto, incrociandole -ne dubito...- borbottò assottigliando lo sguardo in modo rimproveratorio, ma il biondino ricambiava con semplici sorrisi divertiti e maliziosi.
-Che cosa vuoi?- interruppe tutto il ragazzo dai capelli bianchi. -Ooh... È così che tratti i tuoi amici? Non è molto carino da parte tua, sai?- la voce, da bravi falso offeso, non cambiò la situazione, Akira rimaneva fermo dov'era, impedendo il passaggio al biondo. Nate non sapeva che fare, guardava annoiato l'altra parte della stanza.
-Se sei venuto hai un motivo. Dimmi che cosa vuoi, così ti levi dalle palle...- il biondo sorrise -Uh irascibile già a quest'ora? Cos'è? Non hai fatto il suo riposino? Oppure qualche piccolo problemino a letto- quel biondino guardò di soppiatto il castano che a quella frase sgranò gli occhi sentendosi messo all'angolo.
-A letto nessun problema...- assicurò Akira, consolando in parte Nate -ma non sei venuto per questo...- continuò ritornando sullo stesso argomento che il visitatore, tutt'altro che voluto, cercava di evitare il più possibile. Sospirò arrendendosi -sono solo venuto per un saluto... È passato un sacco di tempo dall'ultima vota...- questa volta il sorriso malizioso si prestò a Akira, che non espresse nulla oltre il disgusto.
-Non fare quella faccina... So che ti manco...- il dito del biondo accarezzò in modo giocoso la punta del naso di Akira.
Nate si mise fra i corpi dei due attori e alla scena a cui stava assistendo, aveva un solo pensiero: questo spettacolo non mi piace.
-Se non hai altro da dire puoi anche andare...- disse in modo freddo, gli chiuse velocemente la porta in faccia, per poi tirare un sospiro sollevato appoggiandosi alla porta con gli occhi chiusi. Prese un profondo respiro prima di riaprirli.
Notò lo sguardo spaesato e sorpreso di Akira, lo osservava sbigottito.
-A presto piccolino- si sentì dall'altra parte della porta. Nate ignorò quel saluto, evitò di guardare gli occhi di Akira e si allontanò camminando verso la cucina.
Sentì il braccio di Akira attorno al suo collo, si sorprese per qualche secondo, ma continuò a camminare con il ragazzo dai capelli bianchi al suo fianco.
-Cosa si mangia Shonen?- chiese in modo piuttosto allegro, il suo bipolarismo era sorprendente. Nate riusciva a sentire il calore che emanava, la sicurezza.
Lo stava toccando, anche se non era stata una sua richiesta. Quel gesto rompeva la promessa fatta?
Nonostante questo, Nate rimase in silenzio non dicendo nulla a riguardo. Si lasciò toccare, anche se non era uno dei suoi soliti abbracci. Quelli erano belli, grandi, immensi anzi. Sicuri, come una grande sfera che ti protegge da ogni cosa. Niente può toccarti. Niente può ferirti.

Era strana la sensazione che Nate provava in quel momento. Alzò lo sguardo verso Akira, notò una strana luce nei suoi occhi che lo guardava a sua volta -perché hai gli occhi rossi, Shonen?- la sua voce era evidentemente preoccupata. Il cuore di Nate iniziò a battere stranamente troppo forte, abbastanza da farsi sentire.
Distolse lo sguardo imbronciato -niente...- borbottò andando in cucina e servendo la cena.
La preoccupazione di Akira mi mette ansia... E poi perché diavolo mi chiama Shonen? Non sono un ragazzino. Borbottava e borbottava nella sua testa, scorbutico com'era non avrebbe mai ammesso che gli piaceva quel soprannome, perché fu Akira a darglielo, ed era l'unico a chiamarlo in quel modo.

La cena fu abbastanza silenziosa, Akira sbadigliò stiracchiandosi dopo che Nate aveva sparecchiato la tavola. Il castano sorrise guardando Akira, osservando i suoi muscoli stendersi e rilassarsi. Era evidente la sua stanchezza, di nuovo.
Si alzò da tavola, camminò poco, per poi gettarsi nelle fauci del divano mentre Nate alzò gli occhi al cielo esasperato.
Si avvicinò a lui con cautela, anche se non aveva paura di essere toccato come l'ultima volta. -Akira forza alzati, non puoi dormire sul divano...- borbottò il castano. Akira non si mosse da lì ma mugugnò qualcosa di incomprensibile all'udito umano.
Nate sospirò esasperato, tirò su Akira anche se Morfeo non lo lasciava andare.
Avvolse il suo collo con un braccio riuscendo così a trainarlo verso le scale, percorse il corridoio per poi arrivare alla camera di Akira. Lo distese sul letto osservando il suo viso per un po'. Guardava il suo viso rilassato, invidiando Morfeo e il suo tocco.
Gli occhi si aprirono un po' -mi stai fissando...- sussurrò Akira guardandolo -non mi piace essere fissato- aggiunse con la voce impastata dal sonno.
Nate divenne paonazzo e teso -ehm... No. N-non ti stavo fissando...- provò ad allontanarsi, ma le braccia di Akira gli avvolsero la vita. -Va bene se sei tu a farlo...- sussurrò stanco. La sua testa si accoccolava contro la sua schiena -Nate puoi rimanere...? Ti prego... Ho bisogno del tuo profumo- lo strinse di più a se non volendo lasciar andare. Il castano sospirò -d'accordo- si distese accanto a lui mentre Akira tornava alla sua posizione iniziale. Nate ricominciò a guardarlo, come se non avesse mai visto nessuno come lui. Ed era così. Cosa mi stai facendo pigro pazzoide bipolare? Si chiese silenziosamente. Akira non avrebbe potuto sentire i suoi pensieri.
-Ich liebe dich...- mugugnò nel sonno, Nate continuò a fissarlo -Anch'io- le sue parole risultavano sicure, sperava di conoscerne il significato, anche se non l'aveva cercato su internet. Se lo provava Akira, allora, lo provava anche lui.

𝙻𝚘𝚜𝚝 𝚆𝚒𝚝𝚑𝚘𝚞𝚝 𝚈𝚘𝚞 - YAOIOnde histórias criam vida. Descubra agora