EPILOGO...

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Nate era seduto sul letto.

La cravatta era troppo stretta per i suoi gusti ma non gli importava. Smise di guardare il vuoto di fronte a se, chiuse gli occhi, abbassando la testa sentendo una fitta al cuore. Sospirò evitando nuove lacrime, anche se il dolore rimaneva.

Si alzò dal letto, il letto di Akira. Quell'appartamento non riusciva proprio ad abbandonarlo. Uscì dalla stanza dopo aver assaporato ancora una volta l'aroma di vaniglia che invadeva tutto, ogni stanza, ma non in modo insistente. Voleva trattenere quel profumo, portarlo con se, il più possibile. Tenendolo accanto al cuore. Sulla pelle. Dentro le narici. Tentava in tutti i modi di non lasciarlo andare.

Uscì dall'appartamento, passandosi una mano fra i capelli. Erano passati mesi, lunghi orribili e pesanti mesi.

Si fermò, nel luogo in cui sarebbe dovuto essere il giorno precedente. Uscì dalla sua nuova auto, acquistata poco dopo aver preso la patente settimane prima. Entrò dentro il palazzo davanti a lui che sembrava attendere il suo arrivo. Come il funerale quel giorno.

Dopo esser salito fino al reparto del ricovero dell'ospedale, Stanza12-D, terzo piano, si avvicinò lentamente alla porta, quando una voce che in quei giorni lo aveva accolto e calmato lo chiamò -Nathan...- sussurrò la donna. Nate si voltò verso di lei, guardò la donna all'accento straniero -Carmen...- la salutò con un piccolo sorriso genuino, benché fosse in parte forzato.

-Cosa ci fai qui? Non è oggi il...- Nate la precedette -funerale. Sì, era oggi...- sussurrò il ragazzo guardando la camera d'ospedale. -Sei venuto lo stesso...- intuì la donna, il ragazzo annuì abbassando la testa. -sto solo cinque minuti- la rassicurò lui con lo sguardo da cucciolo, nel tentativo di poter passare davvero cinque minuti in quella camera. Ma entrambi sapevano che cinque minuti non gli sarebbero mai bastati.

La donna si avvicinò e gli accarezzò la spalla, -non fare tardi al funerale okay?- disse lei con un sorriso dolce e premuroso. Nate le sorrise ancora, per poi entrare.

Il profumo di pulito era quasi nauseante. Non era delicato e accogliente come quello nella camera di Akira. Osservò quel lettino. L'unico in tutta la stanza. Sorrise, osservando quel viso pallido ma vuoto. -Sono venuto anche oggi, visto?- sussurrò mostrando un sorriso debole e fiacco. Fatto con, sì amore ma, debolezza.

Prese la sua mano, curandola fra le sue -Anche se oggi c'è il funerale- guardò quegli occhi chiusi. Quanto desiderava che li aprisse. -Infondo possono aspettare, non credi?- strinse quella grande mano. Mentre i suoi occhi erano pronti per un nuovo pianto. Passò l'altra mano fra i capelli bianco panna, mentre della ricrescita scura si intravedeva fra essi. -Mi manchi...- sussurrò veritiero infrangendo quelle ciocche. Sistemò la testa sul l'incavo del collo dell'altro.

-... Perché?- era tutta colpa dell'alcol. Sono sicuro che finire in coma etilico non era fra i tuoi piani. Pensò il ragazzo. È stato un brutto incidente.

Sentiva la sua pelle fredda, pallida. Più del solito. Lo smalto che gli aveva passato giorni prima, la matita assente perché non era in grado di mettergliela, aveva paura di sbagliare.

Il suo cellulare squillò. Nate si allontanò da Akira, asciugandosi l'unica lacrima scesa sulla sua guancia. Guardò il messaggio, da parte di Yoko. "Sta per iniziare. Dove sei?". Lui non si prese la briga di rispondere. Rimise il telefono in tasca e sospirò guardando il ragazzo.

-Devo andare- sorrise amaramente -infondo è il funerale di mia madre- sussurrò guardando il ragazzo disteso davanti lui. Logan, mia madre... Mi chiedo quando mi lascerai anche tu... Per davvero...

Si avvicinò al falso albino, gli lasciò un bacio sulle labbra. E tenne gli occhi chiusi, lasciando i loro visi vicini ancora un po'. Fece scontrare le loro fronti. Una nuova lacrima scivolo sulla sua guancia, lasciò il suo viso, ed atterrò sulla guancia del ragazzo con gli occhi chiusi -ich liebe dich...- sussurrò per più avvucunarsi alla porta.

La aprì lentamente mentre l'amarezza lo stava avvolgendo e soffocando di nuovo. Non voleva piangere. Non voleva piangere ancora. -Akira...- sussurrò il suo nome, con la voce sottile e tremolante.

-Shonen...- sentì nel silenzio. Nate rimase immobile per qualche secondo, sentiva che tutto si era improvvisamente fermato. Le lacrime, ormai non più sotto il suo controllo, iniziarono a scendere e a rigargli le guance. Si voltò ed iniziò a singhiozzare il suo nome senza riuscire a smettere di piangere. Senza tregua alcuna. Sperava di non sognare. E se quello fosse stato davvero un sogno, allora, non valeva la pena svegliarsi.




Fine

𝙻𝚘𝚜𝚝 𝚆𝚒𝚝𝚑𝚘𝚞𝚝 𝚈𝚘𝚞 - YAOIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora