Capitolo ventidue

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Quando mi sveglio il mattino dopo, sono più felice che mai.
Un sorrisino ebete non vuole saperne di lasciare la mia faccia. E non importa che non sia riuscito, di nuovo, a confessargli quello che provo.
Lui ha detto che prova lo stesso per me.
In un certo senso. Ok, si tratta del testo di una canzone ma l'ho sentito. So che era il suo modo per dirmi che mi ama.
Ora devo solo aspettare che me lo dichiari esplicitamente e anch'io dovrei davvero smettere di nascondermi e affrontare di petto questa situazione. Se lo voglio davvero, se voglio davvero costruire qualcosa tra noi non posso lasciare che sia il tempo a prendere le scelte al posto mio. Devo sbrigarmi e modellare la mia vita. Ho solo poco più di un mese per dimostrare a lui e a me stesso che insieme possiamo funzionare.

Rachel ha ragione. Devo dirglielo e devo farlo la prossima volta che ci vedremo.

La prossima volta. La
prossima volta che ci vedremo, tra tre settimane esatte, lui canterà per me ad uno dei suoi concerti. La prossima sarà la data della fine del contratto e spero ~ Dio solo sa quanto lo spero ~ l'inizio di un noi. Di un vero noi.

E il solo pensiero mi fa battere il cuore e tremare le ginocchia.
Comincio davvero a pensare di dovermi far visitare da qualche specialista. Non posso credere di essermi affezionato così tanto ad un ragazzo dopo soli cinque mesi. Così tanto da amarlo.

Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei innamorato per contratto?

Da Haz:

Buongiorno, piccolo.

Ehi, buongiorno anche a te.
Sai ti stavo proprio pensando, il che non è affatto strano visto che ormai occupi quasi tutti i miei pensieri giornalieri.

Ma questo non glielo scrivo. Mi limito alla prima frase. Non ho intenzione di far crescere ancora di più il suo ego, già smisurato.

Da Haz:

Accidenti, quanto mi manchi.

Il mio sorriso si allarga fino alle orecchie. Quattro parole. Niente punti esclamativi, faccine o roba del genere.
L'ho notato fin dai nostri primi messaggi che non usa emotions, credo che non gli piacciano o che le ritenga superflue, ma come dargli torto? Quelle quattro parole sono già piene di simbolo e significato senza che vengano marcate.

A Haz:

Anche tu. Tanto.

Invio e appoggio il cellulare sul davanzale della cucina pronto a prepararmi la colazione. Ammetto che la cucina non è un granché né tanto grande ma non mi lamento. Ho vissuto per sette anni in un orfanotrofio che non si poteva definire tale, so che cos'è la povertà e so cosa vuol dire avere a stento quello che ti serve. Quindi mi accontento di quello che ho.
Non tutti hanno avuto come me la possibilità di essere adottati da una persona stupenda e trattati come un tesoro. Non tutti hanno la possibilità di ottenere il successo che ho ottenuto io, dare una svolta alla propria vita ed essere fieri di quello che si è diventati.
Se mi chiedessero di ripercorrere tutta la mia vita, con piaceri e sofferenze annesse, risponderei senza esitazione di si.

Perché tutto quello che ho, tutto quello che sono è merito delle splendide persone che sono state al mio fianco e probabilmente non le avrei incontrate se fossi nato in una famigliola felice e in una bella casetta.

Finisco di spalmare la marmellata quando il mio iPhone comincia a squillare e subito mi eccito all'idea che Harry mi stia chiamando. Voglio sentire la sua voce e scommetto che di prima mattina, roca e assonnata, sia ancora più sexy del solito.

E, invece, per poco non lascio cadere il coltello sul pavimento, o meglio sul mio piede, quando leggo il nome sullo schermo.

Luke.

Love Contract |Larry VersionWhere stories live. Discover now