Capitolo ventitré

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Sospiro pesantemente.

Perché ora? Perché chiamarmi proprio ora che mi sento di nuovo felice?

Nonostante tutta la tristezza che provo so di aver fatto la scelta giusta. Sento di voler ancora bene a Luke. L'ho perdonato nel profondo, portare rancore non sarebbe servito a niente ma questo. Non capisco che cosa gli sia passato per la testa, dannazione.

Chiedermi di tornare insieme a lui come se non fosse niente, come se non mi avesse mai tradito e non fosse mai stato con la mia migliore amica per mesi facendomela sotto al naso. L'ho perdonato è vero ma anche allora mi sono sempre detto che avevo il diritto di sapere: avrei dovuto avere il diritto si sapere già da tempo quello che stava succedendo e evitare così di sprecare tre anni della mia vita correndo dietro ad un ragazzo che non mi amava quanto io amavo lui.

Crede che sia un gioco? Crede di avere due o tre vite e di poter riniziare una storia quando si sente pronto?

Non me la sento di dargli una seconda possibilità, non posso.

Vorrei ignorare e dimenticare tutto. Rimuovere la chiamata dalla mia memoria insieme a tutto il resto ma non posso fare nemmeno quello.

E poi c'è una persona che merita di sapere. Una persona che non avrei mai pensato di ricontattare così presto.

- Louis - risponde al secondo squillo.

Mi chiedo perché lo stia facendo, potrei lavarmene le mani e lasciarla a sbrigarsela da sola. Ancora una volta una parte di me mi dice che lei per me non muoverebbe un dito. Ma non mi sembra giusto, no? E, in qualche modo, io devo dimostrare di essere migliore di lei.

- Ciao, Loren.

È incredibile che abbia ancora il mio numero in rubrica, pensavo l'avesse cancellato dopo la nostra ultima conversazione.
Quella volta Rachel aveva cercato di farci stare un po' da sole per parlare e chiarire le cose. Rachel era l'unica che ancora si impegnava a mantenere intatta la nostra amicizia ma dopo quella volta finì tutto.
Io ero ancora troppo arrabbiato e ferito per perdonarla e lei manteneva ancora quell'atteggiamento da non-ho-bisogno-di-voi. E cosí si era trasformato tutto in tragedia.

- Ciao - ricambia. L'imbarazzo palpabile anche dal telefono. Mi domando come farò a rivelargli di Luke.

- È strano che tu mi abbia chiamata, che cosa c'è?

Deglutisco. - Devo parlarti di una cosa. Ho bisogno che ascolti fino a che non avrò finito.

- D'accordo - acconsente dopo un attimo di esitazione.

Bene.

- Stavo parlando con..Luke, proprio un attimo fa - comincio. Prendo qualche secondo di pausa e lei come promesso non dice niente e aspetta che continui. Non sento alcun rumore dall'altra parte della linea e ho quasi paura che abbia già attaccato ma continuo. Io sto facendo quel che va fatto.

- È stato lui a chiamarmi. Abbiamo parlato, una conversazione breve - premetto. Mi rendo conto che sto girando intorno alla cosa ma non è facile buttare fuori tutto. Penso a come reagirà non appena le parole mi usciranno di bocca. Nonostante tutto, io voglio ancora bene anche a lei (quasi quindici anni di amicizia non possono essere dimenticati in fretta) e non voglio che soffra. In questo momento le sono quasi solidale perché anche lei ora si ritrova vittima dei capricci del mio ex fidanzato.

- Lui mi ha detto delle cose, Loren. Mi ha chiesto di perdonarlo, mi ha chiesto di tornare insieme a lui. Ha detto che mi ama.

Ancora una volta dall'altra parte c'è solo silenzio. Volevo che lo sapesse perché dovevo ammetterlo, quelle poche volte che li avevo visti insieme mi erano sembrati felici, soprattutto lei. Una bella coppia, forse anche più bella di quella che formavamo io e Luke.

- È tutto.

Ora tocca a lei dire qualcosa. La ascolterò.
Sono in piedi appoggiato al ripiano della cucina, parlo appoggiato alla superficie di granito e il cellulare nell'altra mano e in questi venti minuti sto avendo due delle conversazioni più imbarazzanti e disagiate di tutta la mia vita.
Tutto ciò che vorrei adesso sarebbe invece tornare a qualche giorno fa e a Harry nel mio letto. Voglio le sue braccia che mi stringono e voglio che mi chiami piccolo. Voglio sentire la sua voce e la sua risata.

E, invece, la risata che sento adesso non è la sua. È una risata di scherno, amara e tagliente. Così tagliente che fatico a trattenermi dall'allontanare il cellulare dal mio orecchio.

- Davvero, Louis? - dice. - Sei arrivato ad essere patetico fino a questo punto?

Sussulto. Avevo previsto che si sarebbe arrabbiata ma non avevo previsto contro di me.
Patetico, mi ha dato del patetico.

- Ora te le dico io due cose: la verità è che non riesci ad accettare che Luke non tornerà più da te. Tra voi è finita perciò smettila di cercare di farlo tornare da te.

- "Ha detto che mi ama" - mi fa il verso. - Giochi ancora a questi giochetti? Sei solo invidioso, vuoi rovinare ciò che c'è tra noi perché tu non sei riuscito ad averlo ma io non ci casco. Non riesci proprio a sopportare che qualcuno ti preferisca a me, non è vero?

E di nuovo quella risata. - Fammi indovinare, la storia con Styles è tutta una messinscena per arrivare a Luke; perché è questo quello fai: tu reciti sempre le tue piccole parti da vittima finché non ottieni quello che vuoi.
Il piccolo Louis, il ragazzino abbandonato dalla madre che tutti prendevano in giro, che si è fatto da solo fino a diventare quello che è ora, un uomo in carriera e indipendente ammirato da tutti. Quante volte ho sentito questa storiella. Sempre al centro dell'attenzione, sempre circondato dalle cose migliori.
Ti dico una novità: Luke è mio. E non lo riavrai indietro, qualunque scena patetica hai voglia di recitare da qui alla tua morte. Perciò fattene una ragione e smettila di tormentarmi. Lasciaci. In. Pace.

- Sai una cosa divertente, Loren. Finita la chiamata con Luke mi sono chiesto: dovrei chiamarla? Mi sono detto di sì, che avrei dovuto farlo, che non importava se tu per me non l'avresti fatto. Perché una parte di me era ancora ancorata al passato. Una parte di me ha sempre sperato che potessimo tornare come un anno fa, che tutto questo era solo un ostacolo che potevamo superare perché tu eri una delle mie amiche più strette e non volevo perderti. Ero disposto a passarci sopra, ho provato addirittura compassione per te perché stavo male all'idea che Luke ti avesse usata come aveva fatto con me. Ero disposto a perdonarti perché riconoscevo che avevo fatto anch'io degli errori e se quello che era successo era successo una parte della colpa era anche mia. Forse hai ragione, sono patetico perché ci ho creduto, ho creduto fino all'ultimo in te. Ho creduto di conoscerti ma ora sto aprendo gli occhi e mi rendo conto che non ti conosco per niente, che non so chi sia la persona che ha condiviso con me quindici anni della mia vita.
Vuoi che ti lasci in pace, Loren, allora lo faccio. La smetto ora di cercare di risistemare le cose perché non te lo meriti. Ma sappi che vale anche per te, quando ti renderai conto che forse avresti dovuto ascoltare le mie parole invece di calunniarmi e di fare la stronza sarà troppo tardi. Vuoi essere lasciata in pace? Allora lascia in pace me e di anche al tuo fantastico pezzo di sterco di ragazzo che ti ritrovi di farlo.
Dopotutto, forse hai ragione tu: Luke è tuo perché è perfetto per te, insieme siete uno schifo perfetto.

Persino io mi stupisco del mio tono così pacato con cui ho appena fatto il mio discorso. Ho detto delle parole dure è vero ma me le sono tenute dentro troppo tempo. Ed è quasi un sollievo averle dette ad alta voce. Affrontare questa conversazione al telefono non è proprio il massimo ma se la vedessi di persona non sono sicuro che in questo stato riuscirei a tenere a posto le mani e a non cavarle gli occhi o prenderla a pugni.

Quello che mi ha detto mi ha ferito profondamente ma non mi lascio abbattere da lei. Non esiste. Risponderò sempre colpo su colpo perché sono Louis Tomlinson, sono il ragazzino abbandonato dalla madre e che si è fatto da solo e non lascio che qualcuno mi metta i piedi in testa.

- E detto questo non ho più niente da farti sapere.

Fine della chiamata.

Love Contract |Larry VersionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora