03.

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NOTE AUTRICE:
SALVE A TUTTE , CI TERREI A RICEVERE DEI VOSTRI PARERI SU QUESTA STORIA , PERCHÉ CI TENGO DAVVERO MOLTO , QUINDI COMMENTATE PLEASE❤
ENJOY THE CAPTER.

Mi voltai inspirando lentamente, il letto era morbido e le lenzuola erano fresche e profumate di lavanda , il cuscino così soffice da sembrare una piuma...

Spalancai gli occhi alzandomi di scatto.

Questa non era affatto la mia camera, ma... Una nuova? E non solo, mi trovavo in una casa nuova.

Mi passai una mano sul viso e sui capelli spettinati, indossavo ancora i vestiti della sera precedente, allora decisi di fare una doccia calda.

L'acqua distendeva muscoli tesi, dimenticai lo shampoo, ma trovai già tutto all'interno del box.

La profumazione sui miei capelli mi era familiare: un misto fra cocco e yogurt.

Mi beai di quel profumo facendo due passate, poi lavai il corpo e, una volta finito, allacciai un'asciugamano bianco latte in vita.

Decisi di mettere degli abiti comodi, una tuta grigia ed una semplicissima maglietta bianca a maniche lunghe. Misi anche i miei occhiali dalla montatura nera.

Decisi di andare in cucina a fare colazione.

Mentre scendevo le scale, feci un ispezione della casa. Era davvero bellissima.

Era in stile rustico, conferitogli da un grande caminetto al centro del soggiorno, il color legno ed il bianco dominavano. Era abbastanza piccola, la tipica casetta che si trova in questi posti.

Trovai Harry in cucina mentre sorseggiava del caffè con un giornale in mano.

Indossava solamente dei boxer neri che fasciavano perfettamente le sue gambe slanciate ed una maglietta bianca, quasi trasparente.

Con la gola improvvisamente secca mi schiarì la voce, lui tolse il giornale dal suo volto dando vita ai suoi capelli riccissimi e scompigliati, aveva gli occhi assonnati, ma sempre con quella strana luce ed un sorrisetto sulle labbra.

«Buongiorno.» disse con voce roca, squadrandomi da capo a piedi. Replicai preparando del thè.

Il telefono di Harry squilló e mi guardò negli occhi dicendomi che si trattava del capo.

«Buongiorno capo.» rispose con tranquillità. «Ok, chiamerò immediatamente la squadra.» disse attaccando dopo pochi secondi.

Si alzò dal tavolo digitando frettolosamente un numero.

«Josh, raduna la squadra e venite in posizione.» disse con tono duro ed improvvisamente serio.

Corse di sopra senza darmi il tempo di fargli alcuna domanda, anche se immaginai quale fosse il problema. Una rilevazione.

Dopo pochi minuti, Harry scese con un giubbotto antiproiettile addosso e la sua divisa dell'FBI blu notte.

Era incredibile come diventasse serio ed efficiente in ambito lavorativo. Era solo un ragazzo, ma era il capo del corpo spedizioni.

Se non fosse stato Harry, probabilmente avrei ammesso pubblicamente che fosse impressionante.

Mi lanciò uno sguardo d'intesa ed uscì dalla porta d'ingresso.

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Dopo due lunghe ore di ricerca, Harry tornò stremato con una bustina di plastica trasparente.

«Analizza queste.» disse con tono fiero lanciandomela.

La presi al volo, nonostante la mia goffaggine e sorrisi beffardamente non appena estrassi, con dei guanti in lattice, dei pezzi di stoffa con il logo del gruppo ricercato attualmente.

«Ottimo lavoro.» dissi complimentandomi per la prima volta con Harry, fu strano, molto strano.

Si sedette vicino a me osservando attentamente quello che facevo.

Presi la mia valigetta in metallo con all'interno delle soluzioni specifiche, ne prelevai una ed imbevetti un pezzo di cotone con la soluzione.
Lo passai attentamente sul pezzo di stoffa e successivamente, con una luce a led, riuscì ad individuare tracce di sangue e saliva, che prelevai con un cotton fioc che avrei analizzato all'indomani.

«Domani sapremo qualcosa in più'.» dissi riponendo le prove sterili nella valigetta.

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Sfogliai attento la pagina ingiallita a seguire del libro che avevo letto e riletto, "Cime Tempestose". Mi affascinava ogni volta allo stesso modo...

Ad interrompere la mia lettura, furono degli strani rumori, gemiti ed ansiti di godimento gridati senza ritegno.

Con gli occhi sgranati scoprì che provenivano dalla camera di Harry.

Dopo quello stato di sorpresa, una grande rabbia si impossessó delle mie facoltà mentali.

Eravamo lì per lavoro e non potevamo permetterci tali mancanze di rispetto nei confronti del capo, che ci aveva fornito quella casa.

Dove era la dignità di Harry che gridava a squarcia gola simili cose?

Una scena mi invase la mente annabbiata dal nervosismo, tappai le orecchie con un cuscino levandomi gli occhiali e cercando di dormire.

Non volevo pranzare dato che lo stomaco era stretto in una morsa, sentivo la nausea. Dormire per un po' sarebbe stata la scelta migliore.

Non sentendo più rumori decisi di scendere in cucina, ma la scena che mi ritrovai davanti non fece che aumentare la mia voglia di espellere ogni cosa presente nel mio stomaco.

Le labbra di una ragazza castana, vestita in maniera alquanto discutibile, erano incollate a quelle di Harry, come a mangiargli la faccia.
Lei si staccò con uno schiocco sonoro.

«È stato bello. Adesso puoi andare.» disse Harry con indifferenza ed un piccolo e falso sorriso innocente, il suo faccino da angelo non mi convinceva.

«Cosa vuol dire?» strillò lei interdetta e ferita.

«Devo aprirti la porta o fai da sola?» chiese in fine Harry in maniera più sgorbutica. Lei si girò imbronciata sbattendo i tacchi verso la porta per poi uscire.

«Sei un mostro!» dissi indignato entrando nella stanza.

«Non si origlia.» disse lui di rimando con indifferenza.

«Tranquillo, che i gemiti di apprezzamento non li ho sentiti solo io.» dissi acido rivolgendogli una delle occhiate più omicide del mio repertorio.

«E questo ti da fastidio?» chiese guardandomi con un sorrisetto malizioso.

Dischiusi le labbra sentendo le guance andare a fuoco, odiavo la mia timidezza.

Scossi la testa, decidendo che quella conversazione doveva assolutamente terminare, in quel momento.

Mi voltai per andarmene, ma il mio polso venne afferrato da una sua grande mano. Strattonai il polso dalla sua presa guardandolo interrogativo.

«Almeno mangia qualcosa o ti avrò sulla coscenza.» disse con un tono di finto disinteressamento.

Alzai un sopracciglio.

«Quindi qualcosa ti importa delle persone che hai intorno?» gli sputai in faccia mettendo su un espressione beffarda.

Lui alzò gli occhi al cielo non prestando attenzione alle mie parole, per poi buttarsi su una sedia, emettendo un leggero stridire.

Decisi di mangiare qualcosa controvoglia per non discutere ancora, ma il rumore del mio telefono mi fece distrarre. Era un numero privato.







"UNDERCOVER" -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now