14.

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Da quella conversazione non riuscì a dormire la notte,

mi rigirai nel letto svariate volte.

Ammetto che dalla noia le ho anche contate; precisamente 47 volte.

Sospirai arreso al fatto che non avrei preso più sonno e scesi giù a farmi una grandissima tazza di the, che secondo la mia testa, avrebbe potuto colmare le ore di sonno con il suo tepore.

Scelsi il the bianco, non se ne trova in giro ed è molto costoso ma ne vale la pena, è di sicuro il mio preferito.

Il rumore di un tonfo giunse alle mie orecchie che si drizzarono come fossi un segugio,

''sarà sicuramente la stanchezza che gioca brutti scherzi'' pensai guardandomi ancora in torno.

Mi voltai verso le scale per raggiungere nuovamente la mia camera da letto quando un lamento simile ad un grugnito echeggiò.

A quel punto mi spaventai del fatto che potesse essere entrato qualcuno in casa anche se era tutto blindato e al massimo dell'avanguardia e sicurezza,

ma l'esperienza mi ha insegnato che non bisogna mai stare troppo tranquilli o sottovalutare l'avversario.

Cercai di identificare la fonte del rumore, con passi lenti mi avvicinai verso quei rumori accorgendomi che provenivano dal seminterrato.

Con tutto il mio coraggio presi la pistola dal comodino e iniziai a scendere le scale che portavano al piano terra, i rumori si intensificarono.

Sfortunatamente un gradino scricchiolò e sentì un rivolo di sudore percorrere la mia schiena, quando mi accorsi che nessuno aveva notato nulla di strano continuai.

Era come se qualcuno sbattesse qualcosa ripetutamente, ero confuso.

Mi misi dietro la parete che mi separava dalla scena, presi un respiro e pronunciai la solita frase: ''FBI mani in alto!'' puntai la pistola togliendo il grilletto, ma solo dopo pochi minuti di choc mi resi conto che si trattava di Harry madido di sudore e il fiatone.

Sentendo la rabbia montare gli lanciai un'occhiata di fuoco ''Harry mi hai fatto preoccupare cazzo'' sbraitai abbassando la pistola verso il pavimento.

Lui di rimando sorrise ampiamente ed è inutile dire che mi si bloccò il fiato in gola, era lì con il suo fisico da dio greco e la pelle lucida per il sudore, i capelli disfatti e i denti bianchissimi in mostra, pensai che non fosse reale.

Quando uscì da quella lieve penombra notai i guantoni da box neri e capì tutto, si stava allenando. 


''Quando hai finito di atteggiarti a modello di playboy magari mi spieghi perché tiri pugni alle quattro di mattina'' dissi con la mia solita delicatezza, lui di rimando rise rocamente.

Vedere che i miei commenti non lo scalfivano minimamente mi irritava e non poco, e come se non fosse abbastanza ogni volta che lo faceva lo guardavo troppo e non andava bene.

Per nulla.


''Potrei farti la stessa domanda. Chi ha disturbato il sonno della principessa?'' disse con aria di sfida


''Forse un orco, che anzicchè riposare come tutti i comuni mortali pensa a tirare i pugni su un sacco di gommapiuma'' replicai indispettito


''é impossibile, dalla camera tua non si sentirebbe mai, ciò vuol dire che eri già sveglio. Magari eri in salotto a bere una tazza di the'' disse con nonchalance,

io dischiusi le labbra sorpreso, mi conosceva almeno un po' se aveva indovinato, ma io non gli avrei dato alcuna soddisfazione.


''.. e poi io mi definirei un gran bell'orco, o sbaglio?'' disse con un sorrisetto sghembo passando la lingua sul labbro inferiore rendendolo di una tonalità più accesa, io deglutì indietreggiando, 'no Louis riprenditi e non dargli soddisfazioni' mi dissi.

Ma il mio corpo fece un'altra cosa. 


I suoi capelli indomabili sembravano così morbidi e il fatto che ci fosse una ciocca fuori posto mi faceva venir voglia di rimetterla a posto, strinsi i pugni e scacciai quel pensiero.

Dopo un'infinità di tempo mi decisi a rispondere

''Questo lo dici tu''


volevo che risultasse impertinente, ma la mia voce tremò leggermente, sembravo appena finito nella tana del lupo.

Si sfilò con una lentezza estenuante i guantoni e poi le fasce, le posò sul borsone chinandosi e facendo contrarre i muscoli della schiena e delle spalle, non riuscivo a staccare i miei occhi dal suo corpo, come se fossero ipnotizzati sul suo movimento. 


Iniziò a camminare nella mia direzione e io indietreggiai osservandolo interrogativo, più si avvicinava e più mi agitavo.

''Non lo dico io, Louis. Lo dicono i tuoi occhi''

disse osservandomi fisso negli occhi facendomi sentire un insetto piccolo ed insignificante in confronto a lui, il contatto era così intenso che puntai lo sguardo ovunque tranne che sul suo sguardo magnetico.

Sapevo che con il mio silenzio stavo confermando le sue parole, ma se avessi provato a parlare probabilmente non avrei concluso una frase di senso compiuto.

Pregai tutti santi del cielo che non si avvicinasse più, ma le mie preghiere non furono ascoltate.

Si avvicinò ancora e quando mi sovrastò mi prese il mento fra le dita girando il mio viso e obbligandomi a guardarlo, successivamente sussurrò due semplici parole che mi fecero ingarbugliare lo stomaco e tremare le gambe

''Lasciati andare''.

Spostò le dita sulla mia mandibola tracciandone il contorno e il suo tocco mi provocò strani brividi, poi mi sorrise un'ultima volta e se ne andò lasciandomi lì, in balia dei miei pensieri e sensazioni.

Mi maledissi per l'effetto che aveva su di me, su tutto. Ma per la prima volta non scappai,

basta essere codardi,

per quanto potesse  sembrare strano volevo fottutamente conoscerlo e sapere cosa vorticava in quella testa, è per questo che quella sera non lo lascia andare più via e lo seguì.

"UNDERCOVER" -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now