04.

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Avevo il sospetto che quel numero non volesse dire nulla di buono.

Con calma e professionalità risposi.

Una voce grossa e fastidiosamente rauca iniziò a parlare.

«"Quanta sicurezza sprecata Tomlinson."» misi un cipiglio e continuai.

«Chi sei?»

«"Come se non lo sapessi... Con le tue abilità saremo già riusciti a portare tutto il bottino a casa, ma peccato che tu sia dalla parte di Styles."» disse il cognome di quest'ultimo con ribrezzo. «"Ritieniti in pericolo da oggi in poi."»

Mi si gelò il sangue nelle vene.

Sapevamo che avrebbero preso un'ostaggio, ma non avrei mai immaginato che quest'ultimo fossi proprio io.

Attaccai con un espressione indecifrabile, passai il telefono ad Harry con la chiamata registrata.
L'ascoltò tutta stringendo i pugni delle mani fino a sbiancarne le nocche, la sua faccia mi fece paura, poi si alzò di scatto stridendo la sedia.

«Perfetto! Una preoccupazione in più.» sbottò contro di me. «Se Payne ti avesse lasciato a casa, probabilmente li avremmo già catturati.» disse con rabbia mentre i suoi occhi si tonalizzavarono verso il nero.

Quando se ne andò mi sentì stupido per non avergli risposto ed inutile.

Con gli occhi lucidi evitai di dare segni di cedimento salendo al piano di sopra per finire le mie indagini.

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Era notte inoltrata e sentì la porta di casa sbattere con forza.

Strizzai forte gli occhi respirando lentamente e pregando che non venisse su... Quando santì un leggero bussare alla porta maledissi lui e il modo in cui ero conciato: capelli disfatti, grandi e profonde occhiaie violacee sotto gli occhiali, occhi pesanti e stanchi, le labbra morse a sangue e una tazza di caffè fumante in mano.

Poco dopo una testa riccioluta spuntò dalla porta guardandomi con occhi sgranati, la sua espressione era pentita, colma di rammarico mentre si torturava le mani.

«Louis credo di doverti delle scuse.» farfugliò in piedi davanti alla porta guardandomi con quegli occhi verdi e profondi.

Ero sbalordito. Harry Styles, classico badboy dall'anima ribelle, tutto tatuaggi che chiedeva scusa.

Mi uscì una risata sorpresa, ma allo stesso tempo amara ed ironica.

«Non devi scusarti, hai già fatto abbastanza. Sono io che ti ringrazio per avermi fatto sentire inutile, nonostante abbia passato tutta la notte a condurre delle indagini che ti permetteranno di mantenere il posto di lavoro.» dissi con ripugnanza e meschinità nei suoi confronti.

Lui avanzò di qualche passo, sedendosi vicino a me, sentì il mio spazio vitale violato.

«Non sei affatto inutile. Quando ti ho visto prelevare il DNA da quel pezzo di stoffa ho pensato che tale precisione non l'avrei mai avuta, ma oggi mi ha turbato molto il fatto che potessero prendere una persona così importante nel distretto di polizia come bersaglio.» ammise in tono sincero, che quasi stonava sulla sua bocca.

«Mi stai dicendo che ti stressa il fatto che la persona che odi di più nel distretto possa essere un eventuale bersaglio?» dissi scoppiando a ridere incredulo.

Lui mi guardò serio tutto il tempo mentre apriva la bocca per dire qualcosa per poi richiuderla, aveva un'espressione stranamente dispiaciuta, ma poi scosse la testa ritornando in se.

«Si. Hai ragione.» disse distrattamente alzandosi con sguardo chino, mi voltai decidendo che la mia attenzione non doveva più essere catturata dalla sua figura.

Sorseggiai indifferentemente il mio caffè, quando chiuse la porta alle sue spalle sorrisi sollevato dal fatto che mi avesse lasciato finalmente da solo.

Mi addormentai tranquillo, all'insaputa di quello che sarebbe successo dopo qualche ora.

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Un botto seguito da una luce accecante mi fece sussultare.

Forti rumori provenivano dal cielo, mi girai fra le coperte terrorizzato sussurrando a denti stretti delle imprecazioni.

Sperai di non avere un attacco di panico, iniziai a sudare freddo mentre i rumori aumentavano.

Mi scappò un urlo dovuto alla semi-incoscienza del dormiveglia, dopo pochi secondi la porta della mia camera venne spalancata, vedendo il mio corpo tremante e sudato, Harry si avvicinò preoccupato.

«Louis , cosa succede?» sussurrò con voce roca, cercò di farmi riprendere scuotendo leggermente la mia spalla.

Spalancai gli occhi svegliandomi completamente, respirai pesantemente prima di riprendere il controllo del mio corpo, con la mano di Harry ancora posata sulla spalla.

«Va tutto bene.» disse guardandomi negli occhi distrutti, annuì sentendo il temporale scemare, posai la testa sul cuscino con il respiro affannoso.
Dopo poco, tornò in camera con una tazza fumante e dei biscotti alla vaniglia.

«Tieni questi.» disse con voce assonnata, porgendomi i biscotti e la tisana ai frutti rossi.

Lo rigraziai titubante prendendo un sorso della miscela che mi riscaldò immediatamente ,

«Paura dei temporali?» chiese Harry dal nulla con un leggero sorriso incuriosito sulle labbra.

«Si... Mi ricorda un brutto periodo della mia vita.» dissi con sguardo distante e tono freddo.

Sapevo che mi sarei pentito del fatto che stessi parlando con Harry di questo tasto dolente. E se lui l'avesse usato contro di me?

«Lo so che probabilmente sono la persona peggiore a cui raccontare alcune cose e per questo non ti chiedo nulla.» ammise passandosi le affusolate dita fra i suoi morbidi ricci cioccolato.

«Eri dispiaciuto per davvero prima?» chiesi fiebilmente senza un' apparente motivo.

«Si... E lo sono anche adesso. Non volevo sbottare in quel modo.» disse serio senza alcun problema, annui riflettendo, mentre prendevo un pezzetto di biscotto in bocca.

«Allora sei davvero bipolare!» mi accesi, lui mi guardò sarcastico roteando gli occhi.

«Ti sei ripreso in fretta.»

«Mh mh, infondo questi biscotti sono i miei preferiti, quindi ipoteticamente potrei perdonarti.» dissi come se niente potesse scalfirmi.

Lo vidi sorridere sotto i baffi mentre si passò la lingua sul labbro inferiore inumidendolo, rimasi quasi ipnotizzato da quel gesto, per poi successivamente darmi dello stupido riscuotendomi.

«Ho detto ipoteticamente.» ribadì convinto.

Finì la mia tisana ancora in sua compagnia, che in quel momento non mi diede affatto fastidio.

«Ehm. Comunque g-grazie.» dissi alla fine titubante rivolgendogli un mezzo sorrisetto, ma senza dilungarmi, lui cosse le spalle facendo cascare qualche boccolo sulle spalle.

«Nessun problema.» disse ricambiando il sorriso, facendo comparire due adorabili fossette ai lati delle labbra.

Mi maledissi mentalmente perchè neanche in quel momento riuscì ad odiarlo.

«Hai sonno?» chiese con il tono di chi ha una pessima idea.

«No.» affermai io esitante.

«Bene, allora vieni con me.» disse con un sorriso enorme che mi fece quasi mancare il fiato. Le labbra rosse ed umide in contrasto con i denti bianchissimi e le fossette che nella penombra risaltavano.

Mi ritrovai interdetto da quella proposta.

«Ma-» lo interruppi.

«Tomlinson sta zitto e seguimi!»

"UNDERCOVER" -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now