27. Delusioni

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Per la prima volta in tutta la sua storia Bradford ci stava offrendo, in pieno inverno, una splendida giornata di sole. Dopo aver parlato con Zayn e aver ricevuto quella che Harry aveva definito 'la sua benedizione', avevo passato una notte insonne a pensare a cosa dire al castano. Mi ero preparata un discorso, per quanto fosse inutile visto che ogni volta che lo facevo sul momento le mie parole diventavano sempre altre, e il giorno dopo ero andata da lui per chiarire la questione.

Avevo bussato a casa sua e di sua sorella Ruth e quello zuccherino mi aveva fatto accomodare gentilmente, facendomi perdere una decina di minuti a chiacchierare con lei nel salone.

"Non volevo trattenerti, scusami, è che non ci vedevamo da tanto" sussurró timidamente mentre mi accompagnava al piano di sopra, dove in fondo al corridoio si trovava la stanza del fratello.

"Oh non preoccuparti, continua a studiare, vado da sola!"

Le sorrisi bonariamente e lei mi lasció a metà delle scale, ricambiando il sorriso e tornando indietro nella cucina. Aveva 25 anni come Gemma ed Ellie e anche lei, come me e il fratello, era stata la loro migliore amica durante l'adolescenza, visto l'amicizia che legava da secoli la mia famiglia con i Payne. Poi il trio si era rotto per un qualche motivo che non avevo mai capito, ma ogni volta che ci vedevamo Ruth mi chiedeva sempre notizie di mia sorelle e della sorella del riccio, seppur timidamente.

Attraversai il corridoio buio e bussai alla porta, ma la musica era talmente alta che di sicuro Liam non mi aveva sentito. Stava ascoltando una canzone dei Green Day, 'American Idiot', una delle nostre preferite.

Aprii la porta senza indugiare e notai che il mio amico era disteso sul letto di lato, dandomi le spalle.

"Liam" lo chiamai, a voce abbastanza alta per farmi sentire nonostante la musica, facendolo sobbalzare.

"Camille, mi hai fatto spaventare!" si lasciò scappare, ridendo di sè stesso e della sua espressione sorpresa qualche attimo dopo. Risi anche io, era stato davvero epico il modo in cui era sbiancato come un lenzuolo.

"Ma che ci fai qui?" chiese, dopo aver riflettuto qualche secondo, guardandomi come se fino a quel momento non avesse realizzato che fossi davvero lì davanti a lui.

"Che ci fai tu qui, chiuso come un detenuto! Sarà l'unica giornata di sole mai vista a Bradford nel periodo natalizio e tu la passi a letto!" lo rimproverai. Lui alzò le spalle e mi fece cenno di sedermi.

"Sul serio, cosa ti porta da queste parti, Wendell? E' successo qualcosa di grave?" domandò ancora, questa volta preoccupato, mentre si metteva seduto accanto a me con le gambe penzoloni.

"No, niente è che.. volevo parlarti" tentennai un po', trovandomi in seria difficoltà. Ma lui non disse niente e smise di guardarmi, per cui dovetti continuare, nonostante sentii come se l'aria si fosse fatta tutta d'un tratto pesante.

"Sai, io..io vorrei capire.." cominciai, incimpando nelle mie stesse parole "Insomma.. noi siamo amici da una vita, io tu ed Harry, e ad un certo punto tu sei sparito.. volevo capire solo se.. beh.. se è ho fatto qualcosa che non va, se ti sei sentito messo da parte, escluso, per via dell'arrivo dei ragazzi, o se.. se c'era qualche altro tipo di problema perchè beh.. tu mi manchi e non mi piace questa situazione, quin..di se ho fatto qualcosa di bruttio dimmelo e io cercherò di rimediare.." balbettai faticosamente, abbassando di poco la voce mentre pronunciai le parole 'manchi' e 'rimediare'.

Lui si girò, con una faccia che oscillava tra il dispiaciuto e il divertito, e si alzò dirigendosi verso la finestra.

"A volte i rapporti finiscono, non c'è sempre una spiegazione. Ci dispiace, ma dobbiamo accettarlo" parlò con voce calma e senza espressione, non azzardandosi a guardarmi.

Fight or Flight? || Zayn MalikWhere stories live. Discover now