Ten [F]

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Quel pomeriggio fu l'inizio di una serie di eventi disastrosi per la mia salute mentale e psicologica. Comodo e sdraiato sul letto navigavo su internet dal mio cellulare quando sentii la porta della mia camera aprirsi. «Hey, il latte è finito.» Alzai lo sguardo dal mio cellulare all'udire di quella voce. Era impossibile. Zay entrò nella mia camera con una tazza piena di cereali in mano. «Ma che cazzo ci fai tu qui?» Saltai, rapidamente mi misi sotto le coperte del mio letto. «È così che accogli gli amici, Minkus?»

«Chi ti ha fatto entrare?» Lo guardai storto. Quel tizio mi perseguitava.
«Il portiere... E poi tua madre.»
«Da mia madre c'è da aspettarselo ma il portiere? Ti ha lasciato entrare nel palazzo? Seriamente?»
«Più o meno si. Ho chiesto di te e mi ha detto "prego prego, entri pure signore."» Lo imitò. «Mmh chissà perchè ma non ti credo.» Non sarebbe stata la prima volta che Zay avesse detto una bugia ma di certo non potevo neanche io autoproclamarmi santo.
«Come vuoi.»
«E comunque come cazzo fai a sapere dove abito?»
«Non ti devi preoccupare di questo, io so sempre tutto.»
«Si, certo.» "stalker" pensai. «Allora, che si fa?» «Uhm..» Non seppi cosa rispondere. Cosa voleva da me?
«Ti alzi dal letto o ti vergogni troppo a farti vedere in boxer?»
«Cos..» Aggrottai le sopracciglia confuso.
«Niente che non abbia mai visto, tranquillo.»
«Ma.. Ok.» Mi alzai dal letto e corsi a cambiarmi. «Non sono boxer.. Sono pantaloncini.» Mentii, nonostante si vedesse non fossero pantaloncini. «Strano, io ne ho un paio simile e i miei sono boxer.» «Beh, grazie per l'informazione utile.» Dissi sarcastico. «Un giorno ti tornerà davvero utile.» Ogni volta che apriva bocca mi confondeva sempre di più, decisi di ignorarlo e non ribattere per questa volta ma comunque la domanda mi usciva spontanea: "che cazzo?"

Tornai da lui vestito normalmente, si era già messo comodo a giocare alla play station. «Oh ma disturbo?» Mi sedetti accanto a lui sul divanetto davanti alla televisione. «No, tranquillo fai come se fossi a casa tua» Mi rispose sfacciato. «Grazie.» Gli rivolsi un bel sorriso forzato e alzai il dito medio, lui mise in pausa il gioco, prese la punta del mio dito e la strinse tra il suo pollice e indice, senza parlare ricominciò a giocare. Sospirai. «Puoi giocare se vuoi.» Spalancai gli occhi irritato e presi l'altro joystick. «Vuoi giocare a call of duty o alle barbie? Su con la vita!» Lo fulminai con lo sguardo. «Non parlarmi.»

Dopo qualche minuto di partita, mentre premevo tasti sul joystick, gli chiesi: «mi spieghi che ci fai qui?» Ancora non capivo. «Non avevi detto che dovevo stare zitto?» «Ora sei autorizzato a parlare.» «Ok. Ero semplicemente di passaggio.» «Si vabbè ma perchè sei venuto?» «È così brutto voler salutare un amico?» Tornai calmo. «No, è che se lo avessi detto sarebbe stato meglio invece di piombare in camera mia completamente a caso..» «Scusa, non avevo pensato di chiedere il permesso alla Regina d'Inghilterra prima, la prossima volta me lo ricorderò.» «Non mi fraintendere, non è che io non ti voglia qui.. E' che non faccio mai venire nessuno, mi fa strano avere ospiti che non siano parenti.» «Come mai?» «Ci sono tanti motivi.» Rimasi vago. «Me ne basta uno.» Provai a sciogliermi e a fidarmi, in fondo ne avevo bisogno, dovevo liberarmi di questo peso. «I miei genitori.. a volte litigano» «Oh..» Rifletté. «Già..»
«Vedrai, le cose andranno meglio.» Cercò di rassicurarmi. «Non credo.. mio padre questa volta ha fatto un grande errore e potremmo perdere tutto. Se succederà, mia madre non lo perdonerà mai.»
«Non puoi saperlo.»
«Credimi, lo so, non sono più come una volta.»
«Tutte le coppie attraversano brutti periodi.»
«Ma non brutti periodi lunghi anni e passati a lanciarsi l'anello di fidanzamento in cucina.. e se non si fossero mai amati veramente?» Questa era la mia paura più grande. «Non dire queste cose.»
«E invece lo dico perchè è quello che penso. Perchè si sono sposati se metà del loro matrimonio lo stanno passando ad odiarsi?» Sparavo a vuoto nel gioco perchè non riuscivo a vedere bene con gli occhi pieni di lacrime. «L'amore rende pazze le persone, ancor più di quanto non lo siano già. Non conosco bene i tuoi ma tua madre sembra una donna molto forte, forse i loro caratteri sono troppo competitivi e vogliono entrambi aver ragione.» Si rese conto di quanto stessi sballando nel gioco e mi diede uno sguardo, mise in pausa e posò il joystick. «Farkle..» abbassò la voce come se volesse fare attenzione a non ferirmi con un tono troppo alto. «Si?» Guardai un punto fisso davanti a me e mi strofinai un dito sull'occhio. «Stai bene?» Chiese con delicatezza e mettendomi una mano sulla spalla. Tremai. «Si, tranquillo.» Tirai su col naso e strizzai gli occhi. «Non ti hanno mai insegnato a scuola che le bugie non si dicono?» Lo disse mescolando insieme le voci del nostro professore e Auggie, suo figlio, il che mi fece sorridere e tornare di buon umore. «Potresti insegnarmelo tu visto che il Signor Matthews è uno sfaticato.» Risi. «Shh. Non nominare Tom Riddle invano!» Risi ancora più forte «hai ragione ma lui ha il naso»
«glielo tagliamo lunedì dopo il compito in classe»
«ci sto» mi porse l'altra sua mano e gliela strinsi per accettare il patto. Quel contatto mi trasmise una carica incredibile e riportò la mia batteria ufficialmente al 100%. «Continuiamo a giocare così ti spacco?» Mollò la presa e riportò le sue due mani a sé. «Vai convinto si, tanto vinco io!» «Vedremo!»

Am I Gay? » Girl Meets World.Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum