Twenty [F]

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Avevo ottenuto quello che avevo chiesto: sin dalla lite con Zay, lui non osò parlarmi, né guardarmi, nemmeno per sbaglio. Arrivai davanti scuola e continuai a camminare, in ansia per ciò che avrei dovuto affrontare oggi.
Maya mi salutò, era sola quindi probabilmente Riley era andata a parlare con Zay. Io e lei eravamo rimasti che lei avrebbe detto a Zay di incontrarsi nello sgabuzzino del bidello, durante la pausa pranzo, per parlare di una cosa importante in privato ma invece, a presentarsi là dentro, sarei stato io.
Maya e io non parlavamo da un po'. Mi chiese come stetti e continuò a fare domande sul perché io e Riley passassimo tanto tempo da soli. Le spiegai che i miei genitori avevano deciso di separarsi e che ne avevo parlato tanto con Riley ma non perché stessi cercando di evitarla. «Farkle..»
«Tranquilla non c'è bisogno che tu dica che ti dispiace.»
«Stavo per dire che sei uno stronzo per averlo detto a Riley e non a me però va bene.» Scherzò. «Comunque ne parli come se non te ne importi, suppongo tu non abbia ancora elaborato, c'è evidentemente qualcos'altro che non va.»
«Ehm..» Cercai di pensare a qualche scusa da inventare ma non mi venne in mente niente. «Sei preoccupato anche tu per Riley.» Disse lei subito. «Riley? Oh, beh certo.» Per caso aveva scoperto della sua cotta per lei?
«Ho paura che quegli stronzi continuino a darle fastidio.» Corrugai la fronte confuso, capii di essermi perso qualche passaggio mentre mi preoccupavo per me stesso. «Se oggi vedo Missy Bradfords non credo di contenermi.»
«Posso comprendere.» Finsi di capire a cosa si riferisse. «Quella stronza non la smette mai di rompere i coglioni.» Corrugai di nuovo la fronte e tenni la testa bassa. Che aveva combinato questa volta la ragazza? «Già.»

Sebbene buona parte del mio cervello mi stesse dicendo che fosse molto importante chiedere subito a Riley spiegazioni su cosa stesse succedendo e perché io fossi l'unico a non saperne niente, con molta difficoltà decisi di chiarire questa cosa con Zay una volta per tutte e di occuparmi di Riley in seguito.
Durante la pausa mensa mi recai nello stanzino del bidello, come da programma.

Mi consideravo uno scienziato ma non avevo ancora imparato cosa fosse un sentimento. Da quando conobbi Zay Babineaux, anche le mie certezze cominciarono a svanire. Pensavo di provare odio per lui, poiché la sua presenza mi infastidiva ma non riuscivo bene a spiegarmi il perché di questo. La mia prima ipotesi fu che mi ero fissato molto sul primo pensiero che avevo avuto su di lui, quando irruppe in classe e impedì al signor Matthews di fare la lezione sul Belgio nel 1831 e io gli gridai contro. Iniziò subito a fare il burlone, a flirtare con Riley, a raccontare storie sul conto di Lucas ma soprattutto: a prendermi in giro per il mio nome. "Questo è un coglione, già mi sta sul cazzo", ebbi tante prime impressioni su di lui ma mi ostinai a tenere questa come la principale.
Un'altra mia ipotesi era che mi sentivo minacciato da una persona con la capacità di battermi anche solo in un semplice dialogo, con l'uso di battute taglienti e sarcasmo.
Non sapevo bene se il suo fosse coraggio o arroganza e sfacciataggine ma il suo sfidarmi in qualsiasi cosa e battermi perfino con uno sguardo mi faceva perdere le staffe.
E appunto, non capivo come ne era capace e perché mi faceva tanto uscire di testa da pensarci per giornate intere.
Eppure c'era sempre stata una piccola vocina nella mia testa a darmi la risposta però non mi piaceva, non la volevo ascoltare e cercavo di scacciarla via. Ero affascinato dalle sue abilità, pensavo. Ma ciò che la vocina mi riferiva era in realtà ben più grande: io ero affascinato da lui.
Avevo sempre cercato di nasconderlo, anche a me stesso. All'inizio il mio interesse per lui sembrò molto facile da sopprimere, per questo non lo presi seriamente. Finché non vidi "orientamento sessuale" scritto sulla lavagna e le menzogne che avevo raccontato a me stesso cominciarono a venirmi addosso mentre me ne scappavo dalla verità.

Appoggiai la schiena al muro e mi misi ad aspettare con gli occhi puntati sul pavimento, riflettei molto su ciò da dire a Zay. Dopo un po' udii il rumore della maniglia che si abbassava, alzai lo sguardo e lui aprí la porta, lasciando entrare la luce proveniente dai corridoi con sé. Con la chiusura della porta, la luce svanì dietro di lui e tornò il buio, finché non cliccò l'interruttore e la lampadina al centro della stanza minuscola si accese. «Oh, non sei Riley. Chissà perchè ma me lo aspettavo.» Disse lui.
«Voglio solo cinque minuti, poi sei libero di andartene.»
«E sentiamo che mi devi dire.»
«Grazie.»
«Sì, però muoviti che c'ho fame» Cominciò a comportarsi come se non gliene importasse già nulla. «Ok. Sono stato veramente un coglione e mi dispiace tantissimo. Ho detto cose offensive, cose che non penso assolutamente. A pensarci, ora tutta quella mia ira per un fottuto succhiotto mi fa solo ridere. Mi sono fatto influenzare da pensieri insensati ma soprattutto omofobi.» Sputai tutte queste parole a raffica che in realtà erano poche paragonate a tutte quelle che avevo in mente di dire. Appena finito, chiusi gli occhi e feci un gran respiro. Mi spostai dal muro. «Solo ora mi accorgo del male che ho provocato sia a me che a te, soltanto perché non ho il coraggio di dire le cose come stanno e ammettere a me stesso che qualcosa per te la provo sul serio.» ripresi a parlare, avvicinandomi sempre di più a Zay così per assicurarmi che non se ne sarebbe andato appena avessi fatto un'altra pausa per respirare. All'inizio lui non sembrò prestare attenzione ma all'udire delle mie ultime parole alzò lo sguardo verso di me. «Anche se non sono ancora sicuro di cosa si tratti perché devo ancora imparare a definire i miei sentimenti, so che c'è qualcosa che non mi fa staccare gli occhi da te.»
«Mh-mh.» Zay mi fece segno di continuare. Feci un altro piccolo respiro. Lo guardai dritto negli occhi, nonostante stessi in realtà morendo dalla paura. «Tu mi piaci, Zay.»
«Mh, ok. Ora che ho sentito posso andare a mangiare?» Lui distolse lo sguardo e indietreggiò verso la porta per raggiungere la maniglia, continuando a comportarsi da menefreghista, cosa che non era per niente. «Aspetta, c'è un'altra cosa.» Veloce, feci un lungo passo in avanti e posai la mano dietro la sua nuca, avvicinandomi abbastanza per toccare le sue labbra. Chiusi gli occhi e premei le mie labbra sulle sue.

Li riaprii e ci staccammo. Sembrava incredulo, mi accorsi di non averlo mai guardato da una prospettiva così vicina, nemmeno la prima volta che lo baciai perché quella volta non rimanemmo a questa poca distanza a lungo. «Te lo pago io il pranzo!» Dissi io. «Ma vaffanculo» subito dopo riposò la bocca sulla mia e rispresimo a baciarci.
Non credo esista una definizione scientifica in grado di spiegare quello che provo per lui. Non è come il bene che voglio a Isadora o Riley o Maya, è qualcosa di completamente diverso. L'emozione che provo nel vederlo è senza dubbio più forte di qualsiasi altra cosa che io abbia mai provato, eccetto quella che provo baciandolo, niente che la scienza possa contrastare.

Uscii dallo stanzino qualche minuto dopo di Zay, al suono della campanella. Rimasi immobile in mezzo alla mandria di ragazzi che mi superò per andare in classe «Farkle!» ma questo non bastò per rendermi invisibile agli occhi di Maya che si trovava proprio lì davanti, appoggiata al mio armadietto, in mia attesa. «Come mai così sorridente?» La folla finì e io riuscii ad attraversare il corridoio per arrivare da lei mentre ragionava sul luogo da cui provenivo. «Oh, eri nello stanzino!»
«Cosa? No!» Provai ad essere serio ma niente, il mio sorriso proprio non se ne voleva andare. Aprii l'armadietto, rapidamente presi un libro, un quaderno, una penna e lo chiusi. «Dai che hai fatto? Birichino!» Maya insisté. «Cos'è? Sei diventata Riley e quindi ora ti intrometti in tutto?» Le chiesi io ironico. «Dai ma che cazzata.» Rispose lei seria. «Non ho fatto niente! Devo andare!»
«Ma siamo nella stessa classe ora!» Disse Maya mentre io già me ne scappavo per entrare nell'aula con il sorriso stampato sulla faccia perché felice di essere finalmente riuscito a fare qualcosa che mi spaventava da tanto tempo.

"È possibile che i sentimenti siano più forti della scienza?"
La domanda che feci quel giorno al mio professore di scienze si riferiva alla capacità di un uomo ed una donna che insieme potevano "creare" vita.
La risposta da me trovata è che un sentimento non ti farà creare vita dall'impossibile ma può fare tante altre grandi cose. Un esempio? Ti può spingere a fare cose impensabili per una persona. Non è abbastanza? Si può sempre salvare un bambino da un orfanotrofio. L'unico scopo nella vita non deve essere necessariamente quello di sfornare bambini. Cromasoma XX o cromasoma XY alla fine che cazzo ce ne frega, tanto siamo tutte delle teste di cazzo.
Non si decide cosa provare per una persona.

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I'M TRASH
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I WANNA KMS

salute a tutti -ecciu

Am I Gay? » Girl Meets World.Where stories live. Discover now