CAPITOLO III

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All'ora di pranzo entro in mensa e mi guardo intorno.

Non mi sfugge di certo il braccio di Betty che continua a muoversi per attirare la mia attenzione. Ho anche saputo che dice in giro che stiamo insieme.

Dio santo.

Le faccio un cenno con la mano e poi raggiungo il tavolo in fondo, da cui si intravedono già i capelli ricci di Andy.

Mi butto sulla sedia come se fossi stanco morto, cosa che effettivamente non è tanto lontana dalla realtà solo che, più che fisicamente, ho la mente a pezzi.

«Non hai una bella cera.» dice ironico Andy, avvicinandomi il suo piatto di patatine. Non ho neanche fame.

«Amico, mi sa che hai bisogno di una bella pollastrella per tirarti su.» mi dice Jo, masticando il suo sandwich ripieno di chissà cosa.

Lo guardo male, per poi passarmi la mano sul viso.

«Ciao...» la voce incerta di Matthew attira la mia attenzione. Mi siedo dritto e gli sorrido in automatico. Con i suoi occhi castani, osserva i miei amici, con un leggero rossore sulle guance. Meglio non esprimere a voce i miei pensieri.

«Ehi Matt, siediti pure.» non so da dove mi è uscito quel nomignolo.

Lui mi osserva per un secondo, forse condividendo i miei stessi pensieri, poi, si siede, subito accanto a me e non posso fare a meno di sentire, ancora una volta, il suo profumo inebriante.

«Ragazzi lui è Matthew, si è appena trasferito dal Delaware.»

Un coro di "ciao" si innalza in quella zona mentre io ripeto i nomi di tutti e sei i presenti.

«Non ti chiederò perché sei venuto in questa bettola di città a tre mesi dal diploma, amico.» gli dice ridacchiando, Andy, mostrando sin da subito la sua personalità.

Matthew sorride.

«E' una lunga storia!» esclama, ma posso notare nei suoi occhi un piccolo velo che ne oscura la luminosità.

La mia attenzione viene però attirata dall'ultima persona che mi sarei aspettato di vedere al mio tavolo.

Damian West, in tutta la sua bellezza perfettamente scolpita, si avvicina con un sorriso furbo sul volto splendido e una t-shirt antracite aderente, che mette in risalto il grigio dei suoi occhi.

«Quale onore...» mormora Andy, facendo ridacchiare l'intero tavolo. Posso notare lo sguardo di Matthew sul mio rivale e devo dire che non sembra quello di un etero che guarda un altro uomo. 

Merda.

«Ragazzi...» mormora a mo' di saluto, guardando un po' tutti, per poi piantare gli occhi nei miei. Lo osservo stranito, credo non sia mai avvenuta una cosa simile in quattro anni.

Il suo volto è imperscrutabile e io non posso fare a meno di ricordarmelo in preda all'eccitazione, mentre la tizia di prendeva cura di lui.

Devo togliermi quell'immagine dalla testa.

«Stone, puoi venire un attimo con me?» chiede, quasi seccato.

Incrocio le braccia al petto. Sarà pure la mia cotta colossale, ma non riesco a capire cosa stia succedendo e l'idea di allontanarmi con lui mi mette in crisi. Dio, fatemi una lobotomia! Ho bisogno di dimenticare chi sono!

«Perché?» domando.

Lui sbuffa, lascia cadere le mani lungo il corpo e porta il peso da un piede all'altro.

«Non farti pregare.» risponde laconico.

Mi alzo, osservando Andy che, con un sopracciglio alzato, mi sta dicendo tacitamente che neanche lui ci sta capendo un tubo.

Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now