CAPITOLO XIV

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«Hai sentito, Damian? Anche Oliver sarà a Los Angeles!»

Non posso fare a meno di sentire la voce di mia madre, con un inconfondibile tono di felicità, fare da sottofondo allo sguardo cupo di Matt che, dopo aver posato gli occhi nocciola, per un tempo più lungo del normale, su quelli argentati di Damian, pone tutta la sua attenzione sulla fetta di torta al cioccolato, ancora intera, sul suo piatto.

«Matt...» dico io, posandogli una mano sulla spalla ma, lui, con un gesto veloce, si allontana dal mio tocco e poi si alza dalla sedia, scusandosi.

«Matt!» alzo la voce e, finalmente, mia madre, si zittisce, forse rendendosi conto di quello che è appena successo.

Mi volto, infatti, per fulminarla con lo sguardo e lei, con gli occhi da cucciolo, unisce le mani, intrecciando le dita e portando gli occhi verdi, così simili ai miei, su quel gesto inconsapevole.

Mi fiondo alla ricerca di Matt che, come immaginavo, è sul vialetto di casa mia, seduto sugli scalini che portano all'ingresso.

In silenzio, mi siedo accanto a lui, vicino, ma senza toccarlo.

«Mi dispiace. Mia madre non si rende conto...»

«No, tua madre ha capito tutto, invece.» mi interrompe, lasciandomi interdetto.

Porta lo sguardo su di me e io non posso fare a meno di ricambiarlo.

Sorride, amaro, e poi prende la mia mano, stringendola con la sua.

«Io ci ho sperato, Oliver, perché tu mi piaci, tanto e...ero così felice che anche tu ricambiassi questa cosa...»

«Matt, io...» dico, ma lui alza la mano libera, facendomi segno di rimanere in silenzio.

«Ci ho sperato davvero, Oliver, ma sembra che il destino porti soltanto verso una strada. E io non vi faccio parte evidentemente.»

«No, non dirlo!» alzo il tono di voce, sento di dovere fare qualcosa.

«Ti ho detto più volte che mi piaci, Matt. Chi se ne frega della distanza! Tante coppie hanno relazioni che durano anni, e vivono a chilometri di distanza!» continuo, ma lui scuote la testa.

«Non capisci qual è il punto, Oliver.» dice, secco.

Lo fisso stranito, stringendo la presa sulla sua mano.

«Non è la distanza il problema. O almeno, non è solo questo. Ma, come dici tu, molte relazioni funzionano, nonostante i chilometri...» porta lo sguardo lontano da me, lungo la strada, e allontana la mano dalla mia.

Mi sento stranamente vuoto.

«Ma il punto è che, questa cosa» e segna lo spazio tra noi due « non è neanche iniziata, ma già è destinata a finire.» mormora, abbassando il tono di voce, verso la fine.

«Perché dici così? Non ci stiamo neanche provando!» insisto.

«Oliver, come faccio a metterci impegno, ad abbandonarmi, se so che il tuo cuore appartiene a qualcun altro?»

Ecco, a questa domanda, probabilmente, non so rispondere.

«Io non...»

«Non dirlo, Oliver. Non continuare a mentire. So che lo ami e, anche se sembra che tu abbia il prosciutto negli occhi, anche lui prova qualcosa per te.»

«Ma che avete tutti? Damian è etero! Dio...» mi lamento ma, dentro, purtroppo, sento un moto di felicità che, in questo momento, non dovrei provare.

«Visto?»

«Visto, cosa?»

«Non te ne rendi neanche conto, Oliver.» mi dice, alzandosi. Questa volta sembra arrabbiato.

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