CAPITOLO XVI

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Sono sul divano, comodamente sdraiato, con un succo di frutta tra le mani e le cuffie alle orecchie.

Smalltown boy di José Gonzalez, suona, con il suo ritmo sereno, nel mio cervello, mentre cerco di portare gli occhi sul cellulare, cercando di nascondere quale sia il vero obiettivo dei miei occhi: un bellissimo Damian West, seduto sul divano di fronte al mio, intento a studiare matematica.

Sospiro come una ragazzina in calore e porto gli occhi sulla chat di Whatsapp quando noto che, i suoi occhi argentati, si sono concentrati su di me.

Fingo indifferenza.

Non ho intenzione di aumentare il suo ego a dismisura.

«Parli con qualcuno?» mi domanda, continuando ad osservarmi sottecchi.

«Non sono affari tuoi.» rispondo, perché, in realtà, la chat aperta, è solo un capro espiatorio.

«Non capisco questo esercizio. Spiegamelo.» dice, alzando il quaderno per mostrarmi la sua scrittura, elegantemente affusolata.

Lo guardo male.

«Sai benissimo come si risolve. Non perdere altro tempo, o domani verrai bocciato.» rispondo, secco, riportando la mia attenzione sul cellulare.

Lo sento borbottare qualcosa in sottofondo, ma passo sopra e continuo a fingere che non sia totalmente attratto dalla sua presenza.

«Sai cosa pensavo?» mi fa, ad un certo punto.

Lancio il brik di cartone, ormai vuoto, sul tavolino, e incrocio le braccia al petto, osservandolo.

«Dovremmo iniziare a cercare casa.»

Sgrano gli occhi, letteralmente, e le braccia mi cadono in grembo.

«In che senso?» sibilo.

«In che senso, secondo te?» mormora lui, come se fossi scemo.

No, aspetta, non ci siamo capiti.

«Casa? Noi due? Insieme?» alzo leggermente la voce, segnando con la mano lo spazio che ci divide.

«Ti ricordo che ad agosto andremo a Los Angeles. Dove pensi di vivere, in uno squallido dormitorio?»

Avete presente la luce del faro prima che la macchina ti investa?

Ecco, sono bloccato esattamente in questo modo.

«Tu sei fuori di testa!» urlo.

Lui, invece, mi osserva serio, come se non capisse il punto.

«Non capisco quale sia il problema.» mormora.

«Qual è il problema? Beh, qual è, Damian? Io e te, vivere insieme? Io e te?»

«Continuando a chiederlo, non cambia il punto.»

Lo guardo incredulo.

«Non se ne parla proprio.» concludo, allontanandomi per buttare il cartone del succo, vuoto.

Una scusa, ovviamente, per togliere le tende da quella situazione.

Ma, Damian West non si da per vinto e posso sentire i suoi passi pesanti calpestare il parquet di casa mia, fino alla cucina.

«Hai paura di vivere con me, Oliver Stone?»

Mi volto, e lo osservo. Ha un sorriso sghembo e le braccia incrociate sul petto.

«Devo smetterla con questa sceneggiata. E smettila di chiamarmi con nome e cognome ogni volta che pensi di avermi in pugno.» dico, a denti stretti.

Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now