CAPITOLO XXII

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DAMIAN

Quando rientro in casa trovo tutta la mia famiglia, in cucina, a conversare mentre mamma cucina.

«Ciao a tutti.» dico, mettendo la testa dentro la stanza, ritrovandomi gli occhi grigi di Cleo proprio sotto il naso, che mi osserva con una punta di divertimento che conosco bene.

«Oh guarda chi si rivede! Non sapevo se fosse il caso di chiamare la polizia per dire che mio figlio era scomparso, ma tua sorella mi ha detto che bisogna aspettare trentasei ore, prima di farlo.» dice, mia madre, puntando la mano sul fianco e osservandomi con un sopracciglio alzato.

Faccio qualche passo e mi siedo a tavola, accanto a mio padre che mi guarda accennando un sorriso.

«Quindi?» continua, imperterrita.

E se non fosse già abbastanza, ci si mette pure Cleo, che si avvicina posizionandosi accanto a me.

«Quindi, cosa?» chiedo, cercando di perdere altro tempo.

«Dove sei stato, Damian? Se uscito ieri mattina e stai tornando solo adesso...»

«Ho dormito da Oliver.» rispondo, prendendo un grissino dal cesto del pane.

«Lasciatelo stare.» s'intromette mio padre, portandomi una mano sulla spalla.

Io mi volto e gli sorrido.

«Non finisce qua.» mima con le labbra, Cleo, senza usare la voce.

Mia madre, semplicemente, sbuffa, riportando la sua concentrazione sulla cena quasi pronta.


**


«Posso?» chiede Cleo, aprendo un altro po' la porta che avevo preventivamente lasciato aperta, sapendo che sarebbe arrivata, mentre sono sdraiato sul letto con il pc sulle gambe.

Le sorrido, spostando il laptop e posandolo al lato del letto, incrociando poi le gambe e voltandomi verso di lei, che si avvicina con la sedia a rotelle, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.

La conosco bene, non è solo mia sorella ma anche la mia migliore amica.

Sapevo che sarebbe venuta per parlarmi e so anche che ha capito che, con Oliver, non c è soltanto un'amicizia.

Sono pronto ad affrontare questo discorso?

No.

Ma è mia sorella, e sarò sincero.

Ovviamente lei ha quello sguardo che conosco fin troppo bene, quindi non mi resta che far finta di nulla e accendermi una sigaretta, sperando di mascherare, con un po' di fumo, l'ansia che mi porto addosso.

«E' carino. Molto.» inizia, incrociando le braccia al petto.

«Di chi parli?» domando, fingendo una tranquillità che non ho.

Lei alza un sopracciglio e storce un po' la testa.

E' bellissima, dannazione. E so che prima o poi dovrò prendere a calci un po' di culi.

«Damian...» mi sfida.

Ma io faccio spallucce e sputo fuori il fumo.

So che è una cosa che odia, ma forse la farà desistere e uscire dalla stanza.

«E' inutile che provi a fumarmi in faccia. Sono in modalità agente segreto in questo momento.»

Sorrido e mi metto comodo, poggiando la schiena sulla parete adiacente al letto.

Infinity (Incompleta)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora