CAPITOLO IV

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Mia madre rientra in casa quando ancora sono immerso nei miei pensieri e, probabilmente, ho gli occhi a cuoricino e le guance rosse per l'imbarazzo.

Ancora non posso credere di aver passato il pomeriggio con Damian West, a casa mia, e che non fosse solo un sogno.

Mi riprendo apparecchiando la tavola ed evitando di guardarla in faccia, nonostante continui a pormi domande sulla mia giornata, quasi sapesse che, in realtà, non è stato proprio un giorno normale.

«Tutto bene tesoro?» chiede, all'ennesimo cenno senza risposta che le regalo.

Si avvicina, e so che sarà difficile, molto difficile, trovare una scusa entro pochi secondi.

«Sì mamma, sono solo stanco.» mormoro, passandomi una mano sul volto come se fossi sudato, quando in realtà sto solo cercando di nascondere gli occhi lucidi e le guance rosse.

Lei mi fissa confusa, mi scosta i capelli dalla fronte e ci mette una mano sopra.

«Oliver, ma tu scotti!» quasi urla, prendendomi alla sprovvista.

Si fionda verso lo stanzino delle cianfrusaglie e ne esce fuori con in mano un termometro.

Non posso credere che stia scambiando il mio imbarazzo da cotta colossale per una febbre.

«No mamma, non è come pensi!» mi lamento, indietreggiando per allontanarmi da lei.

Ma, come nei film, vado a sbattere contro qualcosa, in questo caso il tavolo, e ne rimango bloccato.

«Strano, eppure avrei scommesso che avessi una bella febbre da cavallo!» mi dice, mentre prepara la cena.

Come già sapevo, ero solo accaldato per il pensiero di Damian mentre, la mia temperatura, si manteneva nella normalità.

Sorrido, rubando un po' di insalata con le dita e poi porto gli occhi verdi sui suoi.

«Me ne parlerai?» mi domanda, agitando la forchetta in aria.

Io faccio spallucce lasciandola con i suoi pensieri, approfittando della vibrazione mio cellulare, che attira la mia attenzione

"Non mi risponderai più?" leggo, e sento una fitta al petto.

Mi ero completamente dimenticato dell'esistenza di Ian Solo.

Decido di rispondergli, credo sia passato quasi un giorno dall'ultima volta. Ha aspettato abbastanza, forse.

"Ti sto rispondendo, come vedi."

Attendo qualche secondo, poi i tre puntini appaiono, segnandomi che sta scrivendo.

"Ce l'hai con me?" domanda.

Io sbuffo. Da una parte non me la sento di dirgli la verità così come lui non la dice a me su se stesso, dall'altra, ho una gran voglia di prendermela con lui, ma ciò implicherebbe dirgli qualcosa in più su di me.

Che confusione.

"Non so neanche chi sei, come potrei avercela con te?" mi maledico per questa risposta da zitella acida.

Ma, ormai, il gioco è fatto.

"Azz, mi sa che sono nei guai :/" mi scrive. Sorrido.

"C è qualcosa che posso fare per rimediare?" chiede ancora.

Osservo lo schermo. Ci sono tante cose che potrebbe fare, una su tutte, rivelarmi la sua identità, ma so che sarebbe chiedere troppo.

"Rispondere a qualche domanda. Evitare di andare offline ogni volta che mi interesso a te. Dirmi chi sei."

Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now