CAPITOLO XII

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Quando scendiamo di sotto, mia madre ci ferma, con un libro tra le mani, osservandoci confusa.

«Uscite?» domanda, e io non capisco il perché del suo interessamento.

«Lo porto a fare un giro.» dice lui e mia madre sorride.

La osservo per qualche secondo ma poi, la presa di Damian sul mio polso, attira la mia attenzione e, di conseguenza, lo seguo.

Quando arriviamo davanti al suo mezzo, uno splendido esemplare nero e cromato, di moto da cross, deglutisco, leggermente impaurito.

E' la prima volta che salgo sopra a una moto.

Damian apre la sella e ne tira fuori un casco, nero, come il suo, per poi metterlo direttamente sulla mia testa e osservarmi negli occhi, con un leggero sorriso, mentre lo allaccia.

«Non correre» gli dico, e mi sento una cazzo di femminuccia.

«Tu, tieniti stretto» risponde, lui, salendo con maestria e avviando il motore con il piede.

Dopo un attimo di indecisione, salgo anch'io. La moto è alta e, per fortuna, anche io lo sono, per cui non mi viene così difficile.

Potrei dire che la sella è comoda, ma non lo è affatto, e sento le palle schiacciate, ma dopo un attimo di sistemazione, trovo la giusta posizione. Guardo ai lati della moto, alla ricerca di una maniglia, ma non ne trovo alcuna e capisco cosa intendeva con il "tieniti stretto", quando le sue mani prendono le mie, attorcigliandole ai suoi fianchi.

Dannazione, sono abbracciato a Damian West. E non sto dormendo.

«Stretto.» dice lui, nonostante la voce sia leggermente attutita dal casco e io, un po' per la paura, un po' per la voglia di farlo, mi stringo a lui, davvero.

Quando la moto parte, l'adrenalina sale a mille. Dopo qualche metro in cui la velocità rimane stabile, però, Damian accelera, approfittando del fatto che siamo usciti dalla zona residenziale, entrando nella superstrada, avviando poi il motore a tutta forza.

Non pensavo che potesse essere così bello girare con la moto.

Posso sentire il vento su tutto il corpo, come se fossimo una barriera che vi passa attraverso. Tengo le mani unite e le mie braccia circondano la vita di Damian mentre, il mio mento, è poggiato sulla sua spalla destra.

Damian gira ancora un po' la manopola di accelerazione e noto che si sta dirigendo sulla Promenade.

Non posso credere che mi stia portando nel luogo in cui, da giorni, penso di portare Matt.

La nostra città fa schifo, non ci sono attrazioni e i pochi pub di cui dispone, sono sempre frequentatissimi, proprio per via della scarsa scelta che questa città offre ma, se c è una cosa che, sono sicuro, non troverei mai da nessun'altra parte, è proprio la Promenade.

Dal nome, potete pensare che si tratti di una qualche via panoramica con negozi e gelaterie, invece, è una vera e propria collina, con il prato verde e tanti alberi. Il nostro Central Park posto in alto, da cui si vede tutta la città e un perfetto scorcio di quella vicina.

Mi godo il viaggio sulla moto, stretto a Damian West, finché non percorriamo la salita che ci porterà a destinazione. Ci sono parecchie macchine, ferme al lato della strada, in cui sono sicuro ci siano coppiette pronte a darci dentro e, questa consapevolezza, un poco, mi mette in agitazione.

Damian è un amico, o comunque non saprei come altro identificarlo, eppure, è come se stessi facendo un torto a Matt.

Percorriamo, piano, il sentiero che porta al margine, dove la vista è migliore, tanto che allento la presa dai suoi fianchi per raddrizzare la schiena e guardarmi intorno, ma Damian, con la mano libera, tocca la mia e mi fa tornare in posizione.

Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now