CAPITOLO XXIII

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Quando mettiamo piede a scuola, ci dividiamo quasi subito.

Io ho matematica, con Matt, lui, scienze sociali.

Mi siedo al solito posto e non posso fare a meno di ripensare al bacio che ci siamo appena scambiati e alla sensazione che qualcosa non vada.

Damian non è mai stato un tipo chiaro e dice quello che pensa solo quando crede che, facendolo, ti stia portando dove lui vuole che tu vada. Ma mai, ho avuto l'impressione che ci fosse qualcosa sotto, come adesso.

Matt entra poco dopo, ridestandomi dai miei pensieri.

Accenna un sorriso e si siede accanto a me, portandosi indietro i capelli. Sono contento che, anche se non proprio come all'inizio, siamo rimasti amici.

«Come va?» chiedo, cercando di allontanarmi dall'oscurità che sta invadendo la mia mente.

«Al solito.» risponde, facendo spallucce e portando gli occhi alla porta della classe da cui continuano ad entrare i nostri compagni.

«Sicuro?» insisto, però, perché non mi sembra il solito Matthew.

Sono circondato da persone che non vogliono dirmi cosa gli passa per la testa.

Lui sospira e poi, senza che me l'aspettassi, mi osserva.

«Siamo amici, Matt. Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa.»

Lui sembra rifletterci qualche secondo ma, proprio quando sembra stia per dire qualcosa, la Professoressa entra mettendoci subito al lavoro.

Dopo due ore di limiti, finalmente, siamo liberi di uscire.

Non riesco a capire come mai la Monroe si sia impuntata per continuare ad andare avanti col programma, pur sapendo che non ci saranno più esami.

Osservo Matt muoversi con lentezza per riporre tutto nel suo zaino e decido che è il caso di riprendere il discorso lasciato in sospeso.

«Che hai da fare, adesso?» gli domando, sperando che accolga la mia richiesta.

«Volevo andare un po' in biblioteca.» risponde, pensieroso.

«Che ne dici se andiamo un po' nel giardino? Avrei filosofia, ma ormai Kennett non ci fa fare più niente di interessante, parla soltanto del suo passato a Yale.» storco la bocca per fare una smorfia e lo vedo sorridere.

Sembra che ci stia pensando su, quindi continuo.

«Ti offro un succo di frutta se mi tieni compagnia.» faccio l'occhiolino, mostrandogli la piccola confezione con tanto di cannuccia, alzando ed abbassando le sopracciglia velocemente.

«Sei mi dai il succo allora non posso dire di no.» risponde, sorridendo, e ci avviamo verso l'esterno.

Se c è una cosa che mi mancherà, di questa scuola intendo, è proprio l'ampio giardino.

Soprattutto in questo periodo dell'anno, in cui l'estate sta per arrivare, il cielo è quasi sempre azzurro e la temperatura è accettabile, mi piace tantissimo sdraiarmi sull'erba fresca, sotto il sole, oppure appisolarmi sotto uno dei tanti alberi presenti che, in questo momento, hanno una splendida fioritura sui toni del lilla.

E, proprio sotto uno di questi alberi, ci posizioniamo io e Matt.

Io, furbo, poggio la schiena sul tronco mentre lui, distende le gambe proprio di fronte a me.

Sorridendo, gli lancio il succo alla pesca, prendendone un altro per me, piantando la cannuccia nella parte di carta.

Lui alza il suo, come se facesse un brindisi e poi si guarda intorno, prima di dare il primo sorso.

Infinity (Incompleta)Where stories live. Discover now