17. Tenue colore

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Uscii dalla libreria, richiudendo la porta alle mie spalle. Il campanello che era affisso al di sopra di questa, squillò lievemente quando la chiusi.
Era sera ed il sole aveva già ceduto il suo posto ad una splendida luna piena, nonostante il cielo continuasse a lottare, per mostrare la sua bellezza, contro cupe nubi; sembrava quasi che da un momento all'altro sarebbe iniziata una tempesta. Mi affrettai allora, lungo il marciapiede, casa mia era piuttosto lontana ed io non volevo affatto correre il rischio di bagnarmi sotto la pioggia.
Mi strinsi nel cappotto, una nuvola di fumo uscì dalle mie labbra quando il mio respiro colpì l'aria. Freddo gelido quasi ad infilarsi tra le ossa.
Ma il mio cuore continua, da quando ci sei tu, ad essere un fuoco palpitante.
Mentre ricoprivo a passo svelto la strada che mi separava dalle mura di casa mia, ripensai un po' alla notte prima.
Mi piaceva pensarlo, mi piaceva pensare ad Harry ed alle cose che insieme facevamo o ci dicevamo.
Volersi ed abituarsi.
Mi piaceva ricordare i suoi baci, o le sue carezze, la sua voce o il suo profumo, come se non ci vedessimo da anni, quando invece passavamo soltanto poche ore distanti.
Incontrai con gli occhi il viso di qualche passate che, frettolosamente o lentamente, camminava diretto al suo rifugio da quella evidente notte di tempesta.
E chissà quale rifugio ognuna di questa gente possedeva, se era un luogo, una casa, o più semplicemente una persona.
Sorrisi quando un uomo cinse le spalle di una donna, della sua donna, proteggendola dal freddo di quella notte, dagli sguardi troppo indiscreti, nascondendo - agli occhi di chi non capiva - ciò che li legava; i loro occhi erano intrisi di un legame che, nemmeno sforzandosi, chiunque non avrebbe compreso: troppo grande per vederlo, troppo loro per sentirlo.
Poi ripresi a camminare lungo la mia strada, fino ad arrivare ad un po' d'isolati lontani da casa mia, dove tutto era più silenzioso e dove la gente si era già rifugiata e aveva ritrovato il proprio posto sicuro.
Camminavo, guardando la punta delle mie scarpe, fin quando il rombo di un'auto non si insediò tra i miei pensieri confusi.
Alzai gli occhi dal grigio del suolo, per rivolgerli a quel rumore e con mia piacevole sorpresa Harry affiancava la mia figura, a bordo della sua grande autovettura nera.
Improvvisamente il cuore mi batté più forte ed il respiro mi divenne pesante, il freddo più tagliente ed il mio corpo tremante.
Non avevo mai assolutamente provato nessuna di tali sensazioni e per questa ragione le mie mani si agitarono ancor di più dinanzi al volto delicato, ma virile, di Harry.
Mi guardava con dolcezza, gli occhi grandi puntati dritto verso il mio esile corpo, immobile e dritto sul marciapiede.
Solo dopo un suo lieve sorriso ed un cenno con il capo, mi avvicinai.
"Cosa aspetti? Sali, Scarlett."
Amavo il modo in cui pronunciava il mio nome, come se non fosse stato mai tanto bello.
Titubante, mi dondolai sui miei piedi ed Harry rise lievemente.
"Tesoro, non vorrai mica camminare sotto la pioggia? Ti faccio così paura?"
Soltanto allora compresi ciò che stavo facendo e come una stupida sorrisi, affrettandomi, anche se in modo piuttosto sgraziato e sbadato, ad aprire lo sportello e salire sulla sua grande auto.
Tutto all'interno era molto ordinato e sorrisi pensando che fosse una fissa maniacale un po' di tutti gli uomini, o quanto meno della maggior parte; l'auto di mio padre era limpida e mai nulla era fuori posto, lo stesso valeva per quella di Erick, che nonostante non fosse un'auto di chissà quale valore, era sempre fastidiosamente perfetta.
Quando richiusi lo sportello, Harry si avvicinò per lasciarmi un tenue e casto bacio sulle labbra. Rimasi un po' sorpresa dalle sue azioni inaspettate, ogni volta era come se fosse la prima.
Comunque le mie labbra si aprirono in uno smagliante sorriso e con le maniche del maglione che stavo indossando mi sfregai le guance, tentando invano di nascondere il rossore che a poco a poco sentii riscaldare il mio volto. Mi sentivo quasi una bambina in imbarazzo, incantata dai suoi occhi e dai suoi gesti.
La sua auto rombò, per poi partire con una lieve e delicata spinta quando Harry girò la chiave all'interno del quadrante. Rimasi in silenzio a guardarlo un attimo ancora, che poi però divenne un minuto infinito; incantata divenni, incapace di smettere. Restavo immobile, con il volto appoggiato sulla mano a fissarlo, come stessi guardando chissà quale tramonto, o immenso paradiso, folgorata dal suo viso e dal suo corpo.
Si bagnò le labbra con la lingua, concentrato sulla strada, con una mano sul volante ed un braccio appoggiato sullo sportello, le dita della mano tra i suoi capelli. Soltanto allora notò i miei occhi impuntati su di lui; sorrise, quasi imbarazzato ed infine mi concesse un paio d'occhiate.
"C'è qualcosa che non va? Non hai ancora detto una parola." Domandò, nascondendo un sorriso.
Ma io scossi subito il capo ed infine mi avvicinai a lui, appoggiando una mano sulla sua spalla come supporto, allungai il collo e poggiai le labbra sul suo viso. E mentre quel contatto riscaldava il suo volto, io chiudevo gli occhi per pensare che se non fossimo stati su di un'auto e se lui non avesse dovuto prestare attenzione alla strada, avrei poggiato le mie labbra sulle sue e l'avrei baciato come non avevo mai baciato nessuno.
Ma mi allontanai, per sussurrare al suo orecchio parole che l'avrebbero fatto tremare.
"Sei tanto bello che potrei impazzire."
Strinse la mano che avevo poggiato sulla sua spalla, tra le sue dita, per poi portarsela alle labbra e baciarne il dorso.
Sorrideva ed io non potevo far altro che convincermi sempre di più che lui non era altro che qualcosa di assolutamente raro.
Ritornai sul mio posto, appoggiandomi allo schienale e continuando a guardarlo guidare, la mia mano ancora tra la sua, calda e grande, accarezzata dalle sue dita.
Ero al settimo cielo, lui, e lui soltanto era capace di farmi sentire in tale modo.
"Hai da fare questa sera?" Domandò, lanciandomi uno sguardo.
"No." Gli risposi, scuotendo lievemente il capo.
"Allora vieni da me." Affermò, sorridendo.
Annuii, giocando con gli anelli sulle sue dita, Harry spostò la mano dalla mia, soltanto per poggiarla sulla mia gamba e stringerla calorosamente; una feroce vampata di calore avvolse il mio stomaco e le mie dita strinsero involontariamente la mano che lui teneva sul mio corpo.
"Ho voglia di stare con te." Disse ancora, questa volta sorridendo dolcemente.
Questo suo affettuoso atteggiamento, contornato dai suoi occhi dipinti d'una dolce espressione, mi fecero tremare ancor di più, allora appoggiai il capo sulla sua spalla e la sua mano trovò ancora la mia in una stretta che avrebbe sempre colmato i miei pezzi mancanti.
Soltanto allora notai il suo abbigliamento, prima ero stata troppo concentrata ad impuntarmi sulla sua bellezza per notare che stesso indossando il pantalone di una tuta, abbinato ad una grigia felpa, inoltre ai suoi piedi non erano più presenti i suoi abituali stivaletti color caramello, ma un paio di scarpe da ginnastica, nere come il pantalone.
Tirai il tessuto di quest'ultimo, alzando il viso per rivolgere gli occhi ad Harry.
"Sei stato in palestra?"
"Sì, perché?" Rispose.
Allontanò la mano dalla mia soltanto per poter cambiare marcia, poi l'appoggiò di nuovo sulle mie gambe, con il palmo rivolto verso l'alto, aspettando che io lasciassi ancora una volta le nostre dita stringersi.
"Niente, chiedevo soltanto." Gli risposi.
Sinceramente non avevo mai immaginato Harry in quel luogo, nonostante il suo bellissimo corpo l'idea che Harry potesse frequentare una palestra non mi aveva mai sfiorato la mente. Eppure le sue spalle larghe e le sue braccia robuste erano un chiaro ed abbastanza evidente segno di intere giornate dedicate ad un particolare allenamento.
Lasciai per un attimo che la mia mente immaginasse il corpo di Harry sudato e l'espressione sul suo viso concentrata su di un faticoso esercizio, ma quando realizzai che i miei pensieri si stavano spingendo un po' troppo oltre, arrossii e strinsi la mano di Harry.
Harry guidò ancora per pochi minuti ed infine parcheggiò l'auto dinanzi ad una grande casa bianca e marrone.
Slacciò la cintura e scese dall'auto, affrettandosi a raggiungere il mio sportello; con una mano mi aiutò a scendere e poi aprì il cofano per tirare fuori un grande borsone, alla fine mi raggiunse e mi guidò verso quella che era casa sua.
Mi sentivo un po' agitata, Harry mi aveva raccontato del suo passato, o quanto meno buona parte, e il pensiero che presto avrei conosciuto i suoi genitori adottivi mi metteva agitazione. Non mi sentivo per niente pronta, non avrei saputo affatto come presentarmi o cosa dire loro, inoltre Harry mi aveva fornito di entrambi l'immagine di due persone molto severe e molto attente alle apparenze, ebbi allora il timore di non possedere un'immagine abbastanza all'altezza per essere apprezzata dai suoi genitori come la donna che avrebbe affiancato il figlio.
Strinsi il braccio di Harry in cerca di un po' di conforto e tutta quell'ansia svanì totalmente quando, varcando la soglia di casa sua, capii che non c'era nessuno.
Guardai Harry e gli sorrisi quando i nostri occhi s'incontrarono; in seguito, mi trascinò su per le scale fino a quella che immaginai fosse camera sua. Inaspettatamente, quando fummo dentro quella stanza, Harry racchiuse il mio viso tra le sue mani e mi baciò; mi lasciai allora trasportare dalle sue azioni, dalle sue labbra e dalle sue mani, che correvano veloci e feroci su tutto il mio corpo. Il borsone, che fino a quel momento aveva tenuto sulla sua spalla, cadde in un tonfo a terra, ma lui non se ne curò, continuando a baciarmi. Toccò e bruciò con le sue labbra numerosi lembi della pelle del mio collo, con le mani giocò con le mie dita e con un braccio racchiuse la mia vita.
"Harry." Sussurrai.
Sorrise, smettendo di baciarmi, ma soltanto per chinarsi al mio orecchio.
"Io sono già impazzito a causa di tutta la tua bellezza." Sussurrò, rispondendo al mio precedente commento riguardo il suo bell'aspetto.
Risi, stringendo il suo braccio e lui mi lasciò un ultimo bacio a fior di labbra prima di allontanarsi.
"Vado a fare una doccia. Tu intanto mettiti a tuo agio, non ci vorrà molto."
Annuii e le sue mani abbandonarono le mie, per afferrare il borsone dal pavimento e poggiarlo s'una sedia posta accanto alla porta.
Soltanto quando Harry uscì da quella stanza mi venne concessa la possibilità di guardarmi intorno; quella stanza mi ricordava un po' il suo studio: era vuota e bianca, se non fosse stato per qualche quadro appeso alla parete; anche lì, in giro, trovavi numerosi pennelli e colori. Come se la vena artistica di Harry lasciasse un segno ovunque lui passasse, così come l'aveva lasciato sul mio cuore senza il mio consenso e senza che io me ne rendessi conto. Era forse ancora un piccolo segno, un tenue colore, di un dolce sentimento, invisibile quasi alla mia ingenua coscienza.
Ma presto diventerà più grande di quello che sono, più grande da concedermi soltanto la possibilità di dedicare tutta la mia vita a te che sei l'uomo che ve l'ha lasciata, più grande da permettermi soltanto d'amare te, privandomi così della capacità d'amare anche me stessa.
Mi avvicinai alla finestra, allontanando le tende e guardando il cielo tingersi di nero; un tuono aveva appena scosso la quiete e la pioggia aveva preso a scendere, violenta contro ogni cosa che incontrava.
Dovetti allora chiamare mia madre, sicuramente preoccupata, e mentirle ancora una volta pur di restare con Harry. Non capivo bene se credeva davvero alle mie menzogne, o se fingeva di crederci perché consapevole che infondo vi era lo zampino di un ragazzo; eppure, nonostante i miei sensi di colpa, in quanto odiassi mentire ai miei genitori, non riuscivo a farne a meno di passare più tempo possibile con Harry.
Vagai un po' per quella stanza, sfiorando con la punta delle dita i quadri appesi alla parete, poi guardai i libri sulle mensole, notandone alcuni dei miei preferiti e oceano mare, tremai quando lessi quel titolo. Scorsi inseguito una serie di vecchi dischi in vinile e CD, anch'essi organizzati in modo ordinato, tra cui i Beatles, i Rolling Stones, George Michael e tanti altri grandi artisti. Ed infine, le mie dita di posarono su di un grande quaderno ad anelli, sistemato sulla scrivania, insieme ad una polaroid, che ritraeva Harry e suo fratello, ed una macchinetta fotografica. Il quaderno aveva la copertina interamente disegnata, riconobbi alcuni di questi disegni come i tatuaggi di Harry: una rosa, una sirena, un piccolo lucchetto. Guardai la porta, cercando di distrarmi, non volevo affatto frugare tra le sue cose, eppure ero talmente curiosa, che allungai una mano per aprirlo. Non riuscii comunque ad andare oltre, la porta alle mie spalle si aprì ed Harry entrò.
Indossava adesso un pantaloncino blu con una t-shirt bianca ed i capelli umidi contornavano il suo bel viso.
Si avvicinò a me, guardandomi attentamente e quando mi fu accanto, afferrò il quaderno che tanto aveva suscitato la mia curiosità, spostandolo all'interno di un cassetto della scrivania.
Mi domandai per quale motivo l'avesse fatto, ma poi capii che evidentemente quell'oggetto nascondeva segreti che i miei occhi non potevano ancora conoscere. D'altronde non lo biasimavo, c'erano testi, tutte quelle parole a caso, che io non avrei mai letto a nessuno, forse nemmeno ad Harry. Tutti abbiamo qualcosa che vogliamo tenere un po' per noi stessi, come se fossimo terrorizzati dall'idea che questo qualcosa possa nel nulla svanire; allora è forse meglio tenerlo nascosto.
Gli sorrisi e lui mi porse una mano, che afferrai volentieri, lasciandomi trasportare ancora al piano di sotto. In salotto incontrammo qualcuno che ormai conoscevo bene.
"Nick, non dovevi uscire?" Harry richiamò l'attenzione del fratello.
Era seduto sul divano, con un libro tra le mani e al suono della voce di Harry, girò la testa verso di noi.
Me ne stavo timidamente nascosta dietro il braccio di Harry, stringendo la sua mano e godendo del suo buon profumo; sorrisi a Nick quando mi guardò, lui ricambiò.
"Fratellino!" Si alzò dal suo posto, venendoci incontro, "sto aspettando Jasper, doveva passare a prendermi. Ciao Scarlett." Si rivolse a me alla fine.
Sussurrai un ciao e gli sorrisi ancora, Harry lasciò la mia mano, ma soltanto per poter avvolgere il braccio sulle mie spalle e stringermi al calore del suo corpo.
"Esci ancora con quel cazzone tossico?" Rispose Harry, con astio nella voce.
"Oh, sta zitto fratellino. Sai bene che è pulito da più di un anno ormai."
Non sapevo affatto di cosa stessero parlando, ma il braccio di Harry mi distrasse, facendo in mondo che concentrassi tutta la mia attenzione su di lui. Silenziosa ed attenta, giocai con le dita con il bordo della maglietta del ragazzo che mi teneva stretta al suo corpo, mentre scambiava qualche battuta con il fratello, sorridevamo di tanto in tanto; fin quando un'altra voce non irruppe in quella stanza.
"Ragazzi!"
Girai il viso, soltanto per veder scendere dalle scale una bellissima donna dai lunghi capelli biondi e dagli occhi blu. Si avvicinò a noi ed io mi domandai dove fossero state tutte quelle persone quando noi eravamo arrivati in casa, considerato che per un attimo avevo creduto non ci fosse nessuno.
"Mamma." Disse Harry.
Il mio corpo si raffreddò di getto.
"Non dovevi essere fuori a cena con papà?"
"Sì, stavo giusto andando da lui; mi aspetta al suo ufficio."
Aveva una voce calda e vellutata, quasi un tranquillante. Sembrava tanto una donna dolce, lontana dalla prima impressione che Harry m'aveva costruito di lei.
"Tesoro, tu invece sei?"
Mi sorrise e la mia postura divenne ancora più tesa. Harry lasciò scivolare il braccio dalle mie spalle e poggiò invece la mano sulla base della mia schiena, accarezzò la mia pelle in quel punto, inebriando il mio corpo di brividi; ogni mio muscolo si rilassò sotto il tocco del suo palmo caldo.
"Mamma, lei è Scarlett. Scarlett, lei è mia madre." Disse Harry lentamente.
Sorrisi a quella donna e strinsi la sua mano quando me la porse.
A guardarla non riuscivo proprio ad inquadrarla come una cattiva donna, aveva un aspetto tanto dolce e pacato.
"Sei una bellissima ragazza, sono felice di conoscerti. Harry non porta a casa mia nessuno, stavo quasi iniziando a preoccuparmi." Scherzò, rivolgendosi a me con un sorriso.
Ricambiai quel sorriso, ringraziandola.
"Dovresti prendere esempio da tuo fratello, Nick, guarda che bella."
Fu allora che Harry strinse il mio fianco e corrugò la fronte, Nick sbuffò e con un cenno della mano andò via. Capii ch'era questo quello che Harry intendeva: in qualsiasi occasione, in un modo, o in un altro, i loro genitori avrebbero sempre trovato un motivo per riprendere il fratello.
Aggrottai anch'io la fronte, dispiaciuta per quel repentino cambio di atmosfera e la madre adesso stava scuotendo la testa con rammarico.
"Non ti sono mai piaciute le ragazze di Nick." Sbottò Harry.
Ma lei non rispose e con uno scusate ed un saluto, andò via a sua volta, chiudendo accuratamente la porta.
Harry sospirò e scosse piano la testa.
"Mi dispiace Scarlett, credevo non ci fosse nessuno. Non volevo ti sentissi fuori luogo."
Ma io gli sorrisi e l'abbracciai, stringendo forte le braccia sul suo torace, Harry baciò i miei capelli.
"Non importa, sto bene."
Annuì, accarezzandomi la schiena. Nonostante ciò, sentivo comunque il suo umore cupo disturbare il suo bellissimo volto, così cercai di rimediare e far sì che quel bellissimo sorriso, che tanto amavo, ricolorasse il suo viso.
Allora mi alzai sulle punte dei piedi, con le braccia ancora strette al suo busto, e baciai più volte le sue guance.
"Ho fame." Dissi, sorridendo.
Harry rise quando poggiò gli occhi sulla mia espressione e le sue labbra sul mio broncio da bambina. Mi sorprese nel momento in cui le sue braccia scivolarono sui miei fianchi fino alle mie gambe e mi sollevò di peso sulla sua spalla.
Che stai ridendo ed io penso che per certo non esiste niente di meglio.

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Oggi non dico nulla, lascio tutto nelle vostre mani!
Endless love! xx

Di Vetro [HS]Where stories live. Discover now