21. Tu mi basti

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Pentita ed ubriaca, era così che mi sentivo.
Poco ubriaca, ma abbastanza pentita.
Seduta su quello squallido divano di finta pelle bianca, con il mento appoggiato sulla mano, sembrava stessi aspettando qualcosa, che effettivamente era così. Aspettavo che Harry tornasse, ma sembrava essersi dissolto in mezzo alla folla di persone sudate e disgustosamente intime. Probabilmente pensavo fossero disgustose soltanto perché avrei anch'io voluto essere lì, ma per uno stupido senso di colpa nei confronti di Erick avevo lasciato che Harry andasse chissà dove ed io restassi lì come una stupida e con un'ennesimo drink tra le dita. Che poi anche di Erick era sparita traccia e Liam ed Amanda si comportavano come se io non ci fossi.
Pensai che non avrei mai dovuto lasciare andare Harry, lasciare che quell'atmosfera giocosa ed anche un po' piccante svanisse, pensai che forse avrei dovuto bere un po' meno e cercarlo di più.
Sbruffai, fissando il fondo del mio bicchiere vuoto e giocando con la cannuccia. Ero stanca e volevo soltanto trovare Harry, poi tornare a casa, magari dormire insieme a lui, ma quest'ultimo desiderio, in quell'attimo, sembrava assai assurdo.
Una voce però mi riscosse, distrasse i miei pensieri e fece sì che la mia attenzione per il fondo vuoto di quel bicchiere trasparente scemasse. La sua di voce calda, bassa e profonda, che chiamava ad alto tono il mio nome.
"Scarlett!"
Si stava avvicinando, sbracciandosi tra la folla e sotto gli occhi di molte ragazze attratte dal suo tanto bell'aspetto. Molte fissarono il suo corpo, altre parlottarono e sghignazzarono tra loro su chissà quale assurdo e vergognoso pensiero erotico, ed io restavo a fissarlo imbambolata come una stupida, mentre mi si avvicinava ed il cuore mi impazziva.
Non sapevo dove mettere le mani, cosa fare, d'improvviso m'ero totalmente agitata, fin quando il suo corpo non fu davanti il mio.
"Quanto hai bevuto, Scarlett?" Sembrò quasi rimproverarmi.
Mi sfilò il bicchiere dalle mani, posandolo sul tavolo difronte a noi, poi si abbassò per ritrovarsi faccia a faccia con me.
Fissai attenta i suoi occhi, ch'erano contornati da un rosso leggero, forse a causa dell'alcol o di tutta quella puzza e fumo d'erba in quel locale; mi guardava attento, forse cercava di comprendere a cosa stessi pensando, o se fossi abbastanza ubriaca da capire cosa mi stesse dicendo. Deglutii, spostandomi scomodamente sul divano.
"Sto bene." Mormorai.
In quel momento stavo bene, con lui finalmente al mio fianco. Per poco avevo creduto non tornasse più, ma Harry era sempre così imprevedibile; col tempo capii che se spariva, prima o poi sarebbe tornato, altrimenti voleva essere trovato.
Ma lui sarebbe sempre tornato da me.
Mi guardò ancora un po', prima di alzarsi e mutare espressione.
"Senti Scarlett, io sto andando via, non ho più voglia di stare qui, tu vieni con me o ti fai accompagnare da qualcun altro?"
Il suo tono di voce era cambiato, era duro e severo e questo un po' mi confuse.
Non avevo ancora visto Harry arrabbiato; era stato, in quel poco tempo, dolce, gentile, fragile ed anche frustrato, ma mai arrabbiato.
Ad ogni modo mi alzai frettolosamente, agitata come non mai e con le mani sudate. Non avrei lasciato che scappasse ancora via da me, questa volta l'avrei seguito; inoltre ero stanca anch'io e volevo fuggire via da tutta quella musica e quel caos.
"No, vengo con te."
Annuì semplicemente, dandomi il tempo necessario per raccogliere le mie cose e salutare velocemente Amanda e Liam; per Erick, ch'era finito chissà dove, non c'era tempo.
Lo seguii, ma i tacchi e anche un po' il fatto ch'ero brilla, mi resero difficile camminare tra la gente; Harry, spazientito della mia goffaggine, afferrò la mia mano e portò il mio corpo sotto al suo braccio, per tenermi stretta e vicina a lui, impedendomi di cadere.
Un piacevole calore si diffuse su tutto il mio corpo, mentre mi aggrappavo alla sua camicia; il suo profumo forte ed attraente; il suo corpo, che ormai avevo visto senza veli, alto e possente mi faceva sentire protetta ed al sicuro.
Agganciai le braccia attorno al suo busto, ma rimasi delusa nel vedere che comunque Harry risultava indifferente, quasi infastidito dal mio abbraccio.
Sapevo bene che la sua distanza era dovuta a tutta quella storia di Erick, il suo atteggiamento era già cambiato da quel momento, eppure non potei fare a meno di carezzare la sua pelle al di sopra della sua camicia, con l'idea di fargli anche capire quanto adorassi la sua vicinanza.
Uscimmo dal locale e nonostante le mie attenzioni, Harry lasciò subito andare il mio corpo che si freddò all'istante.
Camminò veloce sull'asfalto, per avvicinarsi alla sua auto. Non parlava, non diceva assolutamente nulla ed io tentavo di tenere il passo, nonostante il suo fosse veloce.
"Harry." Richiamai il suo nome pacatamente.
Continuò a camminare senza proferire parola e senza considerare la mia presenza, fin quando non raggiunse la sua auto.
"Devo fumarmi una sigaretta prima." Disse tra se e se.
Era nervoso, lo si capiva a pelle; probabilmente da un momento all'altro sarebbe pure scoppiato. E a me non restava altro che parlargli e farlo sfogare. Una cosa sicuramente l'avevo capita in quel tempo insieme: Harry, in quelle situazioni di stress e rabbia, aveva bisogno di qualcuno che lo spronasse a cacciare fuori tutto quello che lo turbava, altrimenti sarebbe rimasto lì a torturarsi la mente.
"Sei arrabbiato." Constatai.
Mi guardò, accendendosi una sigaretta; quello sguardo che mi aveva tanto fatta impazzire, in quel momento, mi guardava arrabbiato.
"Sali in macchina ed aspettami lì, Scarlett." Disse soltanto.
Si guardò attorno, scocciato.
Io aggrottai la fronte, avvicinandomi all'auto, aprii la portiera, ma vi posai dentro soltanto le scarpe.
"No, io resto qui e parliamo, perché tu sei arrabbiato."
Incrociai le braccia al petto, ostinata.
Forse una cosa a lui, invece, non era ancora chiara: non avrei mai lasciato che mi si comandasse qualcosa.
Odiavo essere obbligata, odiavo ricevere degli "ordini", e lui era evidentemente stressato da qualcosa.
Soltanto allora sbottò.
"Lui non sa di noi, non è vero?"
Lui, o meglio ancora, Erick.
Ed Harry aveva centrato a pieno il punto. Aspirò avidamente la nicotina dalla sigaretta, con le mani tremanti, quando tardai a rispondere.
"Ci avrei scommesso." Sorrise sarcasticamente, "cos'è? Non sono abbastanza?"
Aggrottai la fronte, incrociando le braccia al petto.
"Non è così semplice, Harry. Conosco Erick da una vita e so bene quando è deluso, arrabbiato e soprattutto triste per il fatto che io ho scelto te senza mai avere dato una possibilità a lui."
Harry strinse la sigaretta tra le dita, l'espressione sul suo viso furiosa, così com'era il suo modo di guardarmi.
"E questo cosa significa? Che se potessi tornare indietro sceglieresti lui, o gli daresti un'occasione?" Alzò il tono della voce.
E lui non aveva esattamente capito nulla.
Sarà stato a causa della rabbia, sarà stato a causa di Erick, ma non aveva affatto capito che avrei sempre ed in ogni occasione scelto lui; lui e i suoi sguardi, lui e i suoi silenzi, lui e tutte quelle parole dette soltanto attraverso un paio di bellissimi occhi verdi.
Ma non mi concesse il tempo necessario per rispondere.
"Siamo andati a letto insieme Scarlett, perché non gliel'hai ancora detto? Pensavo ci fosse qualcosa tra di noi."
Non ci stavo più capendo nulla, le sue parole erano assurde e sembrava così pieno di dubbi, come se i miei occhi, o i miei gesti non gli avessero mostrato abbastanza quanto ci tenessi a lui.
Avevo sempre pensato che Harry non era come gli altri, che quello che provavo per lui non l'avevo mai provato per nessuno; un sentimento forte ed asfissiante.
Così mi avvicinai a lui, ma non abbastanza da toccarlo. C'era un lieve velo invisibile, un sottilissimo muro, tra di noi, retto dalla sua paura di non essere abbastanza, mentre io cercavo di distruggerlo per paura che diventasse tanto grande da portaci lontani l'uno dall'altro.
"Harry, cosa stai dicendo?" Sussurrai.
"Sto dicendo che non capisco perché tu non gliel'abbia detto." Sospirò, "forse non ti è chiaro che io ti voglio mia, completamente mia, ma adesso dubito di questa possibilità se tu tieni nascosto ciò che stiamo diventando." Disse, dispiaciuto.
Feci silenzio, ma la mente m'impazziva. Impazziva per quelle sue stravolgenti parole, impazziva per trovare invece quelle giuste da dirgli per fargli capire quanto mi sentissi persa quand'eravamo distanti, quanto il cuore mi battesse, o quanto mi rubasse il fiato con i suoi baci e le sue carezze, con il suo modo stravolgente di fare l'amore con me.
"Ascoltami." Dissi, accorciando la distanza tra di noi.
Raccolsi il suo viso tra le mani, accarezzai le sue guance con i pollici e lo guardai dritto negli occhi.
"Io sono tua, Harry. Sono tua e non penso d'avere più la possibilità di tirarmi indietro. E non voglio tornare indietro per scegliere Erick, sceglierei te sempre e comunque, perché quello che provo con te, non l'ho mai provato con lui."
Mi ascoltò in silenzio, attento, trattenendo quasi il respiro. C'erano i suoi occhi che sprofondavano nei miei, che cercavano la verità nei mei.
Una verità che ti avrebbe  fatto tremare.
"Io non voglio più nient'altro. Tu mi basti."
Rifletté sulle mie parole, non pronunciando nulla con la bocca. Ma dai suoi occhi riuscii a vedere quanto tormento celasse il suo petto ed il suo cuore.
Posò le mani sulle mie, allontanandole dal suo viso; spostò gli occhi dai miei e sospirò, allontanandosi da me.
"Ti porto a casa."
La sigaretta ch'era rimasta a consumarsi tra le sue dita mentre io aprivo a lui il mio cuore, cadde a terra e rimase lì, a spegnersi al vento.

Il tragitto in auto era stato estremamente silenzioso, carico di tensione e di un'infinità di pensieri.
Pensavo a come le cose adesso fossero, al fatto che stavo incredibilmente uscendo matta perché lui continuava a restare zitto e senza rivolgermi nemmeno uno sguardo, mentre io ero rimasta la maggior parte del tempo a cercare di capire la sua espressione.
La tensione aumentò ancora di più quando accostò davanti casa mia, dove lui sospirò e scese dalla vettura.
Mi passai una mano tra i capelli ed Harry aprì il mio sportello, aspettando che uscissi.
Non riuscivo a lasciarlo andare così, con quegli occhi spenti e confusi; non riuscivo a tornare a casa così, come mi sentivo: un peso sul petto e la paura di perderlo.
Si appoggiò all'auto ed io mi avvicinai a lui.
"Tutto okay?"
Incrociò le braccia al petto, tirando la testa indietro e chiudendo gli occhi.
"Va tutto a meraviglia." Mormorò.
Ma dalla sua voce traspariva il sarcasmo, perché tutto forse andava, ma non bene.
Mi morsi il labbro inferiore, desiderando d'averlo più vicino, ma frenata dal suo stato.
Eppure, dopo un po', non riuscii a fare a meno di prenderlo per mano e costringerlo a guardarmi. Si passò una mano tra i capelli, concentrando l'attenzione sulla mia mano che toccava la sua e la stringeva; non si allontanò, lasciò che accarezzassi la sua pelle ed io chiusi gli occhi, lasciandomi finalmente andare; tutto quel timore in fin dei conti era assurdo. Io e lui conoscevamo le nostre emozioni e sapevamo che non era più possibile trascurarle. Appoggiai la fronte sulla sua spalla, spostando una mano sul suo petto caldo, toccando il battito del suo cuore che pulsava veloce.
Mi lasciai trasportare dalle sensazioni, guidando la mano tra i suoi capelli, per accarezzare la sua nuca e stringerlo vicino a me. In tutto quel tempo Harry non si mosse affatto e quando alzò gli occhi per incontrare i miei blu rimasi a fissarlo.
"Posso averlo un bacio?" Sussurrai.
E sapevo che forse non avrei dovuto chiederlo, non dopo averglielo praticamente negato. Ma non ci riuscivo, non ce la facevo, necessitavo quel contatto, un po' per mettermi il cuore in pace ed alleggerire quella sensazione tremenda d'aver rovinato ogni cosa.
Harry portò le mani tra i miei capelli, guardandomi negli occhi, prima di sorprendermi e poggiare dolcemente le sue labbra sulle mie. Era un bacio che racchiudeva tutta la passione, tutto il tormento, tutta la paura di perdersi proprio in quel momento che c'eravamo scoperti; scoperti vicini, segretamente innamorati, impazziti l'uno per l'altro.
Accarezzai il suo viso quando si allontanò con un gemito.
"Vorrei chiederti di restare, ma ho come la sensazione che tu non resteresti." Sussurrai sulle sue labbra.
Harry si tirò un po' indietro per guardarmi, spostò i capelli dalla mia fronte, dietro le orecchie e si chinò a lasciarmi un bacio sulla guancia.
"Questa notte è meglio se torno a casa, Scar."
Sospirai, annuendo desolata.
E quando i nostri corpi furono lontani, quando il freddo penetrò nelle mie ossa, quando lui salì su quell'auto lasciandomi a desiderare la sua presenza, il mio cuore lentamente si spense, il mio battito rallentò e diventò un suono quasi triste.
Non esisteva un modo per sentirsi meglio, se non una delle sue certezze. Ed il mio petto racchiudeva la disperazione di sentirsi impotenti davanti la possibilità di riaverlo vicino.
Non mi ero mai sentita in tal modo, non mi aveva mai asfissiato la mancanza di contatto con qualcuno in quella maniera. Forse perché comunque tra di noi non era mai stato una questione di contatto fisico soltanto, ma c'era sempre stato ben altro.

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Buongiorno!
Finalmente iniziano quei pochi giorni di vacanza ed io finalmente posso respirare senza la scuola!
Ho avuto due settimane terribili.
Ad ogni modo lascio a voi i commenti del capitolo!
Vi aspetto in tanti, visto che negli ultimi due aggiornamenti siete stati quasi assenti :(
Anche un piccolo parere, per favore, ci tengo davvero.
Vado, endless love! xx

Ps. Mi scuso se il capitolo è più breve del solito, ma questo soltanto perché in realtà era unito con il prossimo, ma ho preferito dividerli in due per evitare di annoiarvi.

Di Vetro [HS]Where stories live. Discover now