47. Futuro

2.1K 122 5
                                    

Si era finalmente ristabilita la tranquillità.
Io avevo ripreso il lavoro con più frequenza, Harry frequentava a volte anche autonomamente Mondo Amico; ero andata più volte a trovare anche i miei genitori e lui, in questo però sempre con me al suo fianco, era andato invece un paio di volte a trovare i suoi adottivi. I miei genitori erano contenti di vedere me, un po' meno di vedere Harry quelle poche volte in cui capitava che lui venisse con me. I suoi genitori invece sembravano più invecchiati; probabilmente la perdita di un figlio e la scoperta che l'unico che invece era loro rimasto, faceva uso di droghe, erano stati più devastanti e segnanti di quanto creduto; ad ogni modo, restavano comunque sempre molto sistemati e composti nei loro atteggiamenti galanti e sofisticati.
Harry aveva anche ripreso a dipingere, mentre io avevo ripreso a scrivere. Ce ne stavamo ore ed ore dentro quella nostra stanza, lui a dipingere, io a scrivere, o talvolta a leggergli ciò che scrivevo riguardo lui e la nostra storia.
Ed il tempo scorreva, mentre ogni cosa sembrava tornare al proprio posto. Ogni tassello del nostro amore si stava sistemando lì dove sarebbe dovuto stare, ogni pezzo di vetro del suo cuore si stava rimettendo in sesto. Harry stava vivendo ed il suo cuore batteva ancora una volta ad un ritmo vivo.

Eravamo svegli dall'alba e dopo essere rimasti a coccolarci tra le coperte calde del nostro letto per un po' decidemmo ch'era arrivato il momento di alzarci.
Harry, qualche giorno prima, aveva chiamato Liam e lo aveva invitato, insieme ad Amanda, a venire a pranzo da noi. Non si sentivano o vedevano da tanto tempo, più o meno da quando aveva preso a combattere all'interno del tunnel della droga. Lo stesso valeva per me con Amanda; da quando avevo scelto di aiutare Harry a curarsi, avevo interrotto qualsiasi altro rapporto, sia con lei che con Erick. Anche se, con quest'ultimo, le cose si erano messe male già da molto tempo prima. Spesso, nel ripensarci, mi dispiacevo; anni ed anni di amicizia buttati all'aria come nulla fosse. Comunque non riuscivo lo stesso a darmi qualche colpa, in quanto Harry era sempre la mia priorità e niente poteva essere messo dinanzi a lui, neanche anni di amicizia, neanche il bene infinito che avevo sempre volto ad Erick, neppure la mia famiglia.
Non mi ero mai chiesto se stessi sbagliando a mettere come punto di riferimento del mio mondo solamente Harry, ma molto probabilmente la ragione era che non mi interessava se fosse o meno la cosa giusta dal punto di vista razionale. Per me, allora, era assolutamente giusto.
Ci eravamo così ritrovati davanti ai fornelli della nostra cucina, cercando di preparare un buon pranzo. O meglio, io preparavo il pranzo ed Harry, viste le sue pessime doti in cucina, se ne stava seduto a guardarmi ed ogni tanto a disturbarmi, o a rubare cibo qua e là. Io lo rimproveravo, ma da un lato ero contenta del fatto che anche il suo appetito fosse tornato e questo era sicuramente messo in evidenza dal fatto che il suo corpo avesse nuovamente ripreso peso. Il suo viso non era più scavato sulle guance e le ossa del suo corpo non più tanto prominenti.
Harry stava ridendo quando gli dissi di smetterla di cercare di rubare del pomodoro tagliato a pezzetti per l'insalata, mentre io nascondevo un sorriso sotto i baffi, cercando di mantenere un po' di quella severità necessaria.
"Harry!" Lo strillai ancora, quando allungò una mano verso di me per punzecchiarmi.
Il suo palmo si strinse sul mio fianco ed appoggiò la fronte sul mio braccio, ridendo di gusto e riempiendomi il cuore.
Quella mattina sembrava molto più sereno e tranquillo. Era felice.
"Piccola, dai, dammi almeno un bacio." Mugolò, continuando a sfregare la sua guancia sul mio braccio e con le mani stringendomi le cosce.
"Stamattina sei incorreggibile." Sorrisi.
Sparsi un pizzico di sale sull'insalata, pulendomi i residui dalle dita su di uno strofinaccio. Mi sarebbe piaciuto baciarlo, ma mi divertiva di più in quel momento.
A quel punto si alzò dalla sedia su cui era seduto, sfilandomi senza se e senza ma il coltello dalle mani ed afferrandomi il volto per poter baciare prepotentemente la mia bocca.
Mugolai il suo nome, ridacchiando.
Ma lui aveva preso molto sul serio l'intento di baciarmi e per questo non si allontanò e né tantomeno meno permise a me di allontanarlo.
"Harry, Liam ed Amanda saranno qui tra poco." Dissi, piegando però il collo, cosicché Harry potesse avere più pelle da decorare con i suoi amabili baci.
"Faremo in fretta." Sussurrò.
Da quella notte in cui, dopo essere tornati da Mondo Amico con un dipinto firmato da Harry tra le mani, facemmo l'amore, dopo tempo che non lo facevamo, avevano ripreso vigore anche i nostri momenti di intimità. Erano aumentati i baci, gli abbracci, le coccole, le sere passate a fare l'amore, il desiderio di restare a letto stretti l'uno all'altro piuttosto che fuggire da quelle coperte.
L'amore che provavo per lui era cresciuto, diventato smisurato, quasi disumano.
Harry mi trascinò fino a farmi appoggiare al tavolo in cucina, alzandomi su di questo e toccando famelicamente le mie cosce, coperte soltanto dal sottile strato velato dei miei collant; arricciò la gonna che indossavo fino alla vita e con le dita cercò di afferrare anche l'elastico dei collant, per poterlo tirare giù, ma il bacio che ci stavamo scambiando e le mie mani che passavano dallo stringere le sue braccia al tirare il suo maglione confusero le sue azioni, rendendogli quasi impossibile la possibilità di abbassare le calze che coprivano fastidiosamente le mie gambe.
Comunque, ad interrompere definitivamente i suoi tentativi fu il suono del citofono che rimbombava in quella casa prendendo il posto invece di quello prodotto dallo schiocco dei nostri baci.
Harry emise un verso di lamento, sprofondando la testa nel mio collo e sfregandovi il viso frustrato da quell'interruzione.
"Ho cambiato idea, non voglio vederli, mandali via." Disse.
Mi baciò ancora, ma io ridendo lo allontanai e scendendo con un balzo dal tavolo lasciai la cucina. Risposi al citofono confermando il fatto che erano proprio Amanda e Liam, mentre con una mano cercavo di sistemarmi le calze e prima di aprire loro la porta di casa mi diedi un'occhiata allo specchio, rimettendo a posto i capelli che durante il bacio movimentato con Harry di poco prima si erano confusi.
"Amanda!" Esclamai quando mi fu davanti.
Ci stringemmo forte in un abbraccio. Harry mi affiancò nel momento esatto in cui io e la mia cara amica ci allontanammo; sorrise ad entrambi i nostri amici e con qualche pacca sulle spalle di Liam, li invitò ad entrare in casa nostra.
"Spero non vi sia dispiaciuto il fatto che siamo venuti un tantino in anticipo." Disse Liam.
Tossii, scambiandomi un'occhiata di intesa con Harry che ci permetteva di capire che in realtà, non ci sarebbe neanche dispiaciuto se fossero arrivati in ritardo, anzi, avremmo apprezzato molto volentieri. Ma questo nessuno dei due lo disse.
"No, figuratevi. Restava soltanto da condire l'insalata."
Harry annuì semplicemente, invitando poi Liam a seguirlo in salotto per parlare un po' visto che era da molto tempo che non stavano insieme e a lasciare così noi donne da sole.
Amanda mi accompagnò in cucina, offrendo il suo aiuto nonostante non restare poi più così tanto da fare.
"Allora, come vanno le cose?" Mi chiese.
Si appoggiò al bancone con le braccia conserte, mentre io terminavo di condire l'insalata con un po' d'olio. Per pochi secondi mi attraversò la mente l'immagine di Harry che stringeva le mie gambe e questo fece capovolgere il mio stomaco.
"Molto bene." Risposi, sorridendo.
"Harry si è ripreso del tutto?"
"Non del tutto, ma sta davvero bene. Ormai è raro che abbia una crisi d'astinenza."
Non capitava da un po'; le sue urla e la voglia di fuggire di casa erano un ricordo abbastanza lontano per potermi spaventare ancora. Ogni tanto capitava che non riusciva a dormire, qualche altra volta succedeva invece che aveva bisogno di abbracciarmi forte per poter calmare le sue ansie, ma nulla di più accadeva da un po'.
"Sono felice per voi."
Amanda mi sorrise ed io ricambiai ringraziandola a bassa voce.
Parlammo poi del più e del meno, mentre accendevo i fornelli per riscaldare la carne e per far bollire l'acqua della pasta. Mi raccontò che Liam le aveva chiesto di sposarsi, perché dopo la perdita del bambino le cose si erano complicate anche tra di loro, in quanto avevano preso a sfogare i loro turbamenti su qualsiasi azione dell'altro, di conseguenza avevano ritrovato pace con quella proposta. Mi disse che non sarebbe stato un avvenimento imminente, c'era stata momentaneamente la proposta, ma per riuscire ad organizzarlo avrebbero aspettato di essere entrambi abbastanza maturi per un impegno simile. Dopo quel bambino mancato avevano imparato a curare ogni cosa con più attenzione e certezza.
"Mh, sembra essere squisito. Ti sei data alla cucina, Scarlett?" Domandò Amanda.
Teneva il coperchio della pentola con la carne in una mano, mentre assorbiva il delizioso profumo emanato soprattutto dagli aromi che avevo usato per condirla.
Da quando avevamo affittato quella casa mi ero impegnata di più in cucina, scoprendo piacevolmente di avere buone doti. Harry amava guardarmi cucinare ed io mi divertivo ad averlo tra i piedi e a guardarlo sorridere mentre lo rimproveravo, proprio come quella mattina.
"Mi piace cucinare." Sorrisi.
"Ho l'acquolina in bocca."
Storsi le labbra ed arricciai il naso.
"Sinceramente io non ho molta fame." Borbottai.
Mi aiutai con due strofinacci per scendere la pentola e scolare la pasta per aggiungerla ai condimenti, quando anche il solo odore mi creò fastidio.
Erano giorni che non riuscivo a mangiare per bene, giorni che ogni cosa che assaggiavo mi provocava nausea e disgusto. Per due intere giornate ero persino rimasta a letto con tanto di febbre e voltastomaco.
"Sono giorni che ho nausea." Spiegai.
Amanda mi guardò, accennando un sorriso.
"Neanche tu fossi incinta." Sdrammatizzò, scherzando.
Le sorrisi perché sapevo che quel commento era dettato dal fatto che provasse sempre ad alleggerire il ricordo di quella sua perdita. Dicono che quelle sono ferite che mai si richiudono, ma io vedevo che Amanda cercava sempre di non dargli troppo peso.
Ad ogni modo, mentre spegnevo i fornelli un pensiero attraversò la mia mente ed un allarme si accese. Tra gli svariati pensieri sul riuscire a mantenere un appartamento, il mio lavoro, Mondo Amico e tutti problemi legati ad Harry, qualsiasi altra mia questione riguardo i miei problemi femminili era passata in secondo piano, facendo sì che non mi rendessi subito conto del fatto che quel mese il mio ciclo mestruale era saltato.
Un varco si aprì nel mio stomaco e l'unica cosa che in quel momento riuscii a pensare fu che sicuramente mi stavo sbagliando, che era impossibile.
"Scusa Amanda, puoi stare attenta qua un attimo e chiamare i ragazzi? Devo correre in bagno." Le dissi.
Dovevo assolutamente controllare se la memoria non mi stesse ingannando e se davvero il mio ciclo quel mese non fosse arrivato. Amanda annuì ed io a passo svelto raggiunsi la camera da letto dove stava la mia borsa per cercare l'agenda e poter controllare.
Più volte sfogliai le pagine e rilessi stupidi e futili impegni, ma nulla di più in quei fogli vi era scritto.
Cercai allora con la mente di ripercorrere tutte le volte in cui io ed Harry eravamo stati a letto insieme ultimamente e come un lampo mi ricordai che eravamo stati degli sciocchi e che davvero una volta, esattamente il giorno in cui Harry riprese a dipingere, avevamo dimenticato di usare o di ricorrere ad una qualsiasi precauzione.
Mi portai una mano alle labbra, trattenendo un respiro. Ma nonostante i segnali ci fossero quasi tutti, mi rifiutai di crederci, non in quel momento almeno. Abbandonai allora l'agenda sul letto e ritornai da Amanda, aiutandola a mettere tutto a tavola, mentre Harry e Liam entravano in cucina ridendo e prendevano posto a tavola.
Harry mi accarezzò la schiena quando mi ritrovai al suo fianco per riempire il suo piatto e mi sorrise quando lo guardai ancora un po' stordita dai mille pensieri riguardanti la possibilità di essere incinta.
Il varcò nel mio stomaco si ingigantì difronte quel magnifico sorriso; sapevo che quel sorriso non sarebbe poi stato tanto magnifico nel caso in cui io fossi stata realmente incinta.
Mi sedetti al suo fianco, fissando il mio piatto senza appetito.
"Tutto bene, amore?" Mi domandò Harry, con la bocca premuta sul mio orecchio.
La sua mano accarezzò ancora una volta la mia schiena ed io allora spostai lo sguardo dal piatto per guardarlo negli occhi.
Ma non andava bene niente e non potevo dirglielo.
Deglutii, avvicinandomi per baciarlo sulla bocca nel tentativo di distrarlo.
"È tutto okay." Mormorai.
"Sicura? Non è che stai di nuovo male?" Chiese in modo premuroso.
Portò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio e mi sorrise ancora quando lo guardai ad occhi lucidi. Ed io lo amavo da morire Harry, lo amavo più della mia stessa vita e non avrei mai potuto perderlo. Lo amavo quando mi guardava in quel modo premuroso e dolce, lo amavo quando mi accarezzava in quel modo delicato e gentile, lo amavo quando mi baciava, lo amavo sempre.
"Sto bene, tranquillo." Accennai lui un sorriso.
Ci scambiammo ancora l'ennesimo bacio prima di sorridere entrambi ai nostri amici che ci fissavano inteneriti, con il suo di sorriso che faceva da luce per entrambi.

Ero chiusa in bagno da un paio di minuti, con un test tra le mani e l'ansia a divorarmi. Avevo passato l'intera giornata con quel pensiero a tormentarmi, a lavoro non avevo neanche ben prestato attenzione a quello che accadeva e uscita dalla libreria ero corsa in farmacia. E seduta sul water chiuso aspettavo che quel test facesse il suo corso. Deglutii mentre la prima linea faceva la sua comparsa.
Sfregai il palmo della mia mano sudata sul mio jeans, con gli occhi fissi su quell'oggetto tra le mie dita.
"Scarlett, sei qui?"
Harry bussò alla porta ed io deglutii ancora spostando gli occhi dal test per guardare in direzione della sua voce. Tossii, cercando di recuperare il respiro ed annuii, prima di riuscire a rispondere.
"Sì, sono qui. Un attimo ed esco."
Abbassai gli occhi e smisi di prestare attenzione a tutto il resto: due linee rosse lampeggiavano vivide davanti ai miei occhi.
E ciò che più di tutto quel pomeriggio avevo temuto era lì, provato ai miei occhi. Ero incinta.
Con le mani che tremavano mi coprii il viso; non riuscivo ancora a crederci, eppure i segnali c'erano e quel test me lo stava urlando. Non c'era via di scampo, non più. Immaginavo già tutto quello che ultimamente avevo costruito disintegrarsi, perché non esisteva che Harry riuscisse a reggere una notizia simile. Il pensiero di un figlio era troppo anche per me, figuriamoci per lui che ultimamente di problemi aveva dovuto affrontarne così tanti.
Ad ogni modo, cercai di ricompormi, nascondendo nel mio beauty-case il test ed aprendo la porta del bagno. Harry mi aspettava seduto ai piedi del letto con un album da disegno tra le mani e lo sguardo basso, ma mi sorrise quando si accorse della mia presenza. Poggiò sul letto, al suo fianco, l'album da disegno, porgendomi una mano come segno di avvicinarmi a lui. Velocemente la raccolsi, lasciandomi trasportare tra le sue gambe ed abbracciandolo. Baciò la mia spalla ed io tremai, sentendo un magone in gola farsi sempre più soffocante.
Probabilmente, in un altro contesto, avrei pianto sì, ad una notizia simile, ma non in quella condizione, non con Harry in quello stato precario, un appartamento da mantenere ed il lavoro.
Respirai a fondo, facendo di tutto per trattenere le lacrime, mentre sprofondavo il viso nel collo di Harry e stringevo le braccia attorno a lui.
Ma io come posso rinunciare a tutto questo?
"Posso farti una domanda?" Gli chiesi, allontanandomi un po' per guardarlo.
Annuì, mentre con una mano accarezzava distrattamente la mia schiena e l'altra la teneva appoggiata sul retro delle mie cosce. Avevo sempre amato il modo in cui lui mi toccava con così tanta naturalezza.
"Hai mai pensato al nostro futuro? Dici che ad anni da oggi staremo ancora insieme?"
Baciò il dorso della mia mano quando io la avvicinai al suo volto per spostare i capelli dalla sua fronte.
"Io non riesco più ad immaginarmi in un qualsiasi futuro senza di te al mio fianco." Rispose.
A quel punto mi chiesi se l'avrebbe pensata allo stesso modo nel momento in cui gli avrei dato quella notizia.
"Io voglio spostarti, portarti all'altare e regalarti il matrimonio che hai sempre sognato." Aggiunse, in un sussurro.
I miei occhi, a quelle parole, si colmarono di quelle lacrime che tanto avevo cercato di trattenere.
"E ai figli? Ci hai mai pensato?" Azzardai.
Mi sorrise.
"Ho pensato ad un figlio che somigli a te il giorno in cui ho capito che dovevo smetterla con tutta quella merda. Bello come te, perfetto come te."
Spostai allora lo sguardo altrove, non reggendo il suo e le sue parole. Non c'era niente però che in quel momento riuscisse a trattenermi dal piangere.
"Piccola, perché stai piangendo?"
Scossi vigorosamente la testa, cercando di allontanarmi da lui, ma non me lo permise e strinse le mani sulle mie braccia.
"Tu sei così perfetto." Singhiozzai.
Mi arresi a lui, lasciandomi andare e scoppiando a piangere. Lui era così magnifico ed io ero così terrorizzata dal pensiero di perderlo. Un figlio a quell'età ed in quel momento, gli avrebbe sconvolto la vita ed io mi sentivo così terribilmente in colpa.
"Non voglio perderti, ho sempre avuto paura di perderti."
Harry sorrise, abbracciandomi forte e lasciando numerosi baci sul mio collo e sul mio volto.
"Piccola Scarlett." Sussurrò, "Non mi perderai."
Mi baciò sulla bocca e poi ancora sul viso. L'ennesimo bacio sulle labbra ed un sorriso che spezzava ancor di più il mio cuore. Alcune lacrime scivolarono ancora sul mio volto e lui le raccolse tutte con cura e tenerezza. Di colpo mi spinse sul letto, facendomi sprofondare tra le coperte ormai sfatte e rise quando mugolai e mi strinsi a lui, un sorriso scappò anche dalle mie labbra.
"Sei una scema. Non devi piangere." Mi riproverò, ma con tono affettuoso.
Strofinò i nostri nasi, cercando di cancellare il mio broncio.
"Ah, diamine, quanto ti amo."
Strinse le braccia attorno alle mie spalle, riuscendo a strapparmi un sorriso.
Ci addormentammo in quel modo: lui così felice, a stringermi e a sussurrarmi quanto si fosse innamorato di me e quanto bello era il futuro che lui immaginava per noi semplicemente perché quelle immagini erano sempre decorate dalla mia presenza; io, invece, a stringerlo e a nascondere il mio viso nel suo petto, pensando a quanto invece tutto quel futuro desiderato da lui, non poteva altro che restare un semplice desiderio.

_____
Eccomi eccomi eccomi!
Ci sono, il capitolo è stato letteralmente un parto, ma ci sono!
Spero almeno l'attesa sia stata ripagata.
Io vado, ci vediamo presto (o almeno spero), endless love. xx

Di Vetro [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora