-Memoriæ fumosæ-

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Titolo: Memoriæ fumosæ
Autore: LikeAGrandPiano
Genere: Poesia

Una raccolta di poesie, questa, che mi ha a dir poco stupita.
Mi era stata presentata come una serie di componimenti con un rating adolescenziale, che non doveva nascere, partorita invece da pensieri apparentemente randomici nella testa dell'autrice. E chissà la mia mente bacata cosa era andata a pensare.

Mi sono trovata di fronte a schizzi scuri di un'adolescenza contorta, di fronte al grido di una dei tanti ragazzi che si sente schiacciata dall'esasperazione delle emozioni.
Parole complesse, forbite, musicali. Costruzioni libere e spaziature mai casuali, fanno da scheletro trasparente per figure retoriche come sinestesie, ossimori, antitesi, enjambement,... tutte quelle figure forse più conosciute, ma certamente più potenti.

Sto svarionando? Sì, probabilmente, quindi cerchiamo di mantenerci ordinati.

Le poesie che compongono la raccolta sono a schema libero, quindi nessun numero di versi predeterminato, niente metrica, niente rime. Insomma, stile tecnico tipico della poesia contemporanea.
Ed io, stolta aspirante letterata cresciuta in tre anni di università tra sonetti e canzoni, sono solita schifare tutta questa libertà, prediligendo la buon vecchia metrica che io in primis non sarei mai in grado di rispettare (non so neanche scrivere poesie, ma sorvoliamo).

Schifare.

Cosa che non è successa neppure lontanamente.
Le poesie sono davvero, ma davvero notevoli, costruite in totale libertà, come brevi pensieri gettati lì, versi rapidi, mai troppo lunghi, ritmati.
Il lessico utilizzato è profondo, d'effetto, mi ha sconvolta (ovviamente in positivo) la bravura dell'autrice nel saperlo utilizzare senza esagerare, rimanendo con i piedi per terra di fronte ad una terminologia che potrebbe sfuggire con facilità tra le dita.

Unica pecca su questo argomento: la ripetitività. Anche se penso sia dovuto più ad un fatto di tematiche, in realtà. La raccolta percorre i sentimenti scuri, potenti e bui che hanno percorso quasi tutte nostre menti da adolescenti. Vengono vomitati con rabbia, tristezza e sconcertante lucidità sul bianco dello sfondo.
Quest'intensità, però, porta inevitabilmente ad una raccolta un po' monotematica, che parla di dolore, amori malati, dipendenza. C'è qualcosa che si discosta, mantenendosi sempre sull'onda dell'adolescenza, come "Padre", oppure il trio "Artista" (che si sono rivelati i miei pezzi preferiti in assoluto).

Qui e là ho trovato con piacere qualche termine leopardiano. Essendo Leopardi il mio ideale di poeta per eccellenza, trovare un po' di lui anche qui mi ha resa ancor più entusiasta.

D'altra parte, ho sentito il richiamo di Baudelaire e la sua poesia "Vieni, mio bel gatto" nel pezzo "Come una gatta". Non ho idea se sia una ripresa voluta o meno, ma ho trovato che i versi più ampi del normale non si intonino troppo allo stile spezzato, ritmato e frammentato dell'autrice.

Una poesia della quale non sono riuscita a cogliere troppo, è stata "Tunnel", forse la citazione di un paio di frasi della canzone di Caparezza "Sono fuori dal tunnel" ha rovinato tutta l'atmosfera.

Allo stesso modo, ma non proprio allo stesso modo (sì, okay, lasciamo perdere) sono state altre riprese volontarie o meno d'alcune canzoni. 
Non ricordo le poesie precise (e mannaggia a me che non le ho segnate), ma ho trovato versi con "Oro nero" o "Gocce di memoria" che mi hanno portata a pensare alle canzoni di Giorgia. Ma, come detto, non è lo stesso caso di "Tunnel", che non mi ha convinta.

Sono certa siano solo dei casi e sia colpa della mia testolina distratta, ma, in ogni caso, non danno alcun fastidio. La mia è solo una segnalazione, non una ripresa, sia chiaro, che poi l'autrice mi cade nell'ansia.

Andando avanti, c'è qualche piccolissimo e veramente sporadico errore grammaticale. Nulla che non si possa ritrovare con facilità e soprattutto niente che infastidisca.

E, cercando di chiudere, vorrei davvero col cuore consigliare a chiunque questa raccolta, anche ai più adulti, che forse non potrebbero ritrovarsi più in sensazioni così forti e in alcuni casi immotivate. Ma insomma, l'adolescenza ci ha presi tutti e la forza di una tale disperazione, può sempre tornarci alla memoria. E forse, per chi ormai ne è fuori coi pieni e con il cuore, riuscire a strappare un sorriso nostalgico.

L'autrice è giovanissima e mai l'avrei pensata in grado di far poesie del genere.
Mi ha stupita, sconvolta e metterò la sua raccolta tra le mie letture preferite, perché merita davvero visibilità e soddisfazioni, merita di credere molto di più in se stessa.

Di consigli per lei qualcuno ne ho, sperando di vederla crescere nello stile e nella tecnica, perché se a quindici anni riesce a sputare fuori pezzi del genere, a venti non immagino cosa riuscirà a fare.

Ecco cosa dico: più studio tecnico, più rime, ancora più ritmo.

Autrice, sei bravissima a ricreare la musicalità servendoti di parole di simil lunghezza, spaziature, mandate a capo, ma penso che la presenza di rime aiuterebbe ancor di più.

Un altro dei pezzi che ho apprezzato di più è stato "Salma", la primissima poesia della raccolta. E perché? Perché ci sono delle rime. Sono quasi tutte povere e non ripetute proprio sempre, ma autrice, prova a leggere ad alta voce "Prosciughi rivoli d'impulso/ma sei talmente vile che/resti a terra, fermo, insulso". Che potenza hanno questi tre versi? Tanta. La rima Impulso-Insulso, spacca il petto se unita al tuo ritmo invidiabile.

Questo è l'unico frammento in qui hai utilizzato delle rime, quindi sì, il mio consiglio per il futuro è questo: aggiungile, studia più tecnica, inizia a conoscere vari tipi di rime, acquista ancora più musicalità. Magari aggiungi qualche figura retorica come l'anafora, che è utile per far acquistare al tutto più velocità, ritmo e potenza.

E per il resto buttati sempre, non demordere e credi di più in te stessa. Non fermarti mai, migliorati, perché ciò che hai in testa ne varrà sempre la pena.

La Critica [Recensioni]Where stories live. Discover now