XCII. Una cartella tra le tante e il ritorno a casa

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Sono seduta su una sedia di un commissariato; ho scoperto che il padre di Judith è un commissario.

La ragazza mi ha detto di aspettarla qui anche se ho una voglia matta di alzarmi e girovagare per gli uffici.

Alla fine, qui è un via vai di gente quindi non noteranno una semplice ragazza curiosa.

Cerco di passare il più inosservata possibile e mi dirigo in un corridoio primo di poliziotti che passano con documenti tra le mani, gente con manette o semplici caffè.

Vedo sulla targhetta di un ufficio 'Commissario' ed è per questo che decido di entrare.

La stanza è abbastanza grande e una scrivania di legno scura si adagia al pavimento.

Socchiudo un po' la porta per poi iniziare a curiosare tra quelle quattro mura senza però toccare niente.

Arrivo alla scrivania e trovo un po' di cartelle che sembrano essere state appena sistemate e stampate.

Le sfoglio leggendo velocemente i nomi delle persone e una mi colpisce più del dovuto visto che quel nome mi è fin troppo familiare.

Luke Tyson. Mio padre. Perché c'è la cartella di mio padre qui?

Da quello che ho potuto appurare l'altra volta, di sicuro mio padre non è un santo ma non pensavo fosse così...pericoloso.

Sbircio nella cartella e vedo alcuni crimini, fatti da lui, per i quali quasi svengo.
Passo poi alla scheda delle informazioni personali.

«Luke Tyson, nato il 18 maggio del 1978 in Russia...» mio padre è nato in Russia? Mia madre non mi aveva mai detto questo.

«...il suo stato familiare non è mai stato dei migliori, separato all'età di 12 anni dal suo fratello gemello...»

«me ne occuperò io di lui» sento la voce del padre di Judith avvicinarsi alla stanza in cui sono quindi chiudo la cartella e mi guardo intorno per trovare un nascondiglio.

«dicono che sia in città e noi dobbiamo assolutamente trovarlo» continua l'uomo così mi affretto ad accasciarmi dietro la poltrona.

«signore ho già mandato un paio di pattuglie a perlustrare la zona in cui apparentemente è stato avvistato» dice molto probabilmente un ragazzo nei suoi primi mesi di lavoro.

«e dove è stato avvistato?» chiede il commissario il cui nome mi è ancora sconosciuto.

«sulla strada Roule Gill tra i numeri civici 86-88» cazzo ma quella è la strada di casa mia e l'88 è il mio numero civico.

Forse tra quelle due figure che mi hanno lanciato le pietre alla finestra c'era mio padre.

«mandiamo qualcuno a fare domande agli inquilini di quelle due case per chiedere se hanno visto qualcosa? Forse ci possono aiutare a capire per qualche motivo era lì»
James è un po' fottuto se riceve una visita dai poliziotti.

«qui il problema non è per quale motivo era lì ma per chi era lì»

«adesso puoi andare, grazie» dice l'uomo e sento il ragazzo congedarsi per poi uscire dalla stanza.

Posso benissimo capire che il commissario si è seduto dietro la scrivania per poi iniziare a sfogliare la cartella di mio padre con la mascella contratta.

«non ci riuscirai di nuovo» sussurra forse rivolgendosi ai documenti. Quest'uomo conosce molto bene mio padre.

*

Innamorata del mio Inferno 2Where stories live. Discover now