CIX. È un segno del destino

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Sono sola in casa dato che Andrew si è recato a lavoro per un'urgenza. È da stamattina che rileggo il messaggio che mi ha mandato James ieri.

Se vuoi saperlo ci vediamo alle 3 fuori il bar vicino casa nostra.

Tra due ore scatta quella concordata dal moro nel messaggio.

Nonostante una parte di me non voglia andare alle 2:50 mi ritrovo già fuori il bar con un leggero dolore alla pancia.

«hai deciso di venire» la sua voce mi fa sussultare e quando mi giro e vedo il suo bellissimo viso mi si mozza il respiro e non scherzo.

«si, voglio solo sapere cosa hai da dirmi poi me ne andrò» cerco di risultare il più distaccata possibile.

«è una cosa delicata, possiamo parlarne a casa?» chiede e vedo nei suoi occhi una piccola tempesta.

«okay...andiamo» camminiamo fino a casa silenziosamente. Lui non cerca di iniziare una conversazione e forse è meglio così.

Appena varco la soglia di casa mi assalgono i brividi pensando alla figura morente di Uragano, a tutta quella droga e quelle armi in casa.
Basta, non devo pensarci.

Ci sediamo sul divano e lui si gira con il volto verso di me.

«prima di parlare ti volevo chiedere una cosa...» io annuisco per farlo continuare.

«perché non mi hai fatto venire a controllo con te? Non è stato giusto! Non ho potuto vedere che il bambino sarebbe stato un maschio» ha gli occhi lucidi ed io indurisco la mascella abbassando lo sguardo.

«guardami negli occhi» mi alza il mento con due dita ma io rifiuto il suo tocco.

«mi hai semplicemente deluso per quello che hai fatto poi da un giorno all'altro te ne sei andata, mi hai lasciato completamente solo a distruggermi» 

Ingoio il groppo che mi si è formato in gola giocando nervosamente con le dita delle mani.

«per favore...puoi dirmi quello che devi?» chiedo. Quasi non riesco a stare nella stessa stanza con lui, mi sento terribilmente in colpa.

Lui capisce che non voglio parlarne così sospira e parla di altro.

«tutto quello che ti sto per dire l'ho scoperto grazie a fonti sicure...tu sei andata a fare un test del DNA per avere la conferma che Andrew fosse tuo padre...»

«si questo te lo dissi anche» lo interrompo.

«ma quando ti dissi che volevo accompagnarti, te ne sei quasi scappata» dice e sospiro dandogli mentalmente ragione.

«il documento che ti ha fatto vedere Andrew afferma che tu sei sua figlia» spiega ed annuisco.

Non capisco dove vuole arrivare.

«il problema è che il documento che ti ha mostrato è falso»

In un primo momento mi sento avvolta da confusione che si trasforma poi in rabbia.

«tu davvero credi che inventare queste stronzate possa farmi tornare da te? Perché se è così ti sbagli di grosso» mi alzo dal divano pronta ad andarmene.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora