XCVI. Rimarrei così per sempre

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«allora dottore?» chiedo impaziente. Non mi piace quando una persona non risponde ad una domanda.

«si avvicini» mi dice per poi alzarsi dallo sgabello e far avvicinare anche James.

«si può sapere cos-» il Dr.Lawrence interrompe il moro che si fa sempre più nervoso.

«vedete questa macchia nera?»

Sia io che James annuiamo sempre più in ansia e preoccupati per la situazione.

«Amie la causa di tutti i tuoi malori è questa piccola macchiolina che ha deciso di alloggiare nella tua pancia per i prossimi ormai 8 mesi» dice il dottore.

Una strana sensazione mi attraversa.

«questo vuol dire che-» sussurro.

«aspettate un bambino» dice il Dr.Lawrence e io punto lo sguardo su James.

Il moro ha occhi lucidi e il labbro che trema leggermente.

Il dottore esce dalla stanza come se mi avesse letto nel pensiero.

In pochi secondi mi ritrovo stretta tra le braccia di James.

«piccola...aspettiamo un bambino» ripete con un paio di lacrime che gli rigano il volto.

«il nostro bambino» poggio la testa sulla sua spalla piangendo per la commozione.

«mi sento l'uomo più felice del mondo» sussurra contro le mie labbra per poi unirle dolcemente alle sue.

Sento le sue mani accarezzarmi la schiena con una tale delicatezza che mi sembra di essere fatta in porcellana.

Dopo circa 5 minuti il dottore torna con una cartella tra le mani.

«questa è l'ecografia, se volete continuare il vostro percorso con me dovete firmare dei documenti e poi stabilire il prossimo controllo» dice e prima che possa parlare James conferma il tutto.

«lei si rivesta e prenda questo per pulirsi la pancia» dice il Dr.Lawrence passandomi un fazzoletto con il quale levo il gel dal mio ventre.

Da quello che sento della conversazione tra il dottore e James, ho capito che questa è una clinica privata quindi ci saranno anche vari costi da affrontare.

Usciamo da quella clinica nella quale ho visto una decina di donne con un gran pancione.

James mi apre la portiera dell'auto e la chiude solo quando vede che mi sono seduta perfettamente all'interno del veicolo.

«James» lo chiamo mentre lui esce dal parcheggio della clinica.

«dimmi tutto piccola» dice stringendomi la mano per qualche secondo.

«perché hai voluto portarmi in una clinica e soprattutto perché vuoi continuare i miei controlli lì?» chiedo girandomi verso di lui.

«se andassimo in un ospedale sarei più esposto mentre in una clinica privata sarebbe tutto più nascosto, la polizia non potrebbe mai accedere a informazioni facilmente e poi nella clinica nessuno se ne importa di chi tu sia» dice.

Innamorata del mio Inferno 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora