CXVIII. Devi fidarti di me, amore

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Manca ormai un solo mese e potrò tenere il mio bambino tra le braccia. Io e James gli abbiamo preparato una stanza davvero carina da una settimana e ogni tanto aggiungo qualche cosa.

È da invece tre settimane che il moro passa le sue giornate a lavoro. Esce la mattina presto, a volte anche alle cinque e torna la sera. Non abbiamo tanto tempo da passare insieme visto che, molte volte, al suo ritorno io dormo.

Anche oggi James è uscito di casa alle otto del mattino e adesso sono le tre del pomeriggio. Quando qualcuno bussa al campanello subito penso sia James ma guardando dalla telecamera di sicurezza scopro che è...Liam.

Apro la porta trovando il ragazzo del corso di yoga nonché partecipante alla gang di Rick. Ha due buste in mano.

«ciao» gli dico e lui ricambia il saluto.

«James al momento è a lavoro-» mi interrompe senza farmi finire.

«in verità sono qui per darti questo e per lasciare questo a James» per prima cosa mi porge una delle buste, dal colore azzurro pastello con un fiocco bianco.

«è un regalo per il bambino» aggiunge tenendo in mano l'altra busta.

«grazie mille Liam, è stato davvero un pensiero gentile...scusami se non ti ho ancora fatto entrare» dico scostandomi dalla porta d'ingresso.

«non preoccuparti» mi sorride.

«vuoi lasciare a me la cosa per James?» chiedo e lui scuote la testa negando poi parla.

«la devo posare nella cassaforte»

«è talmente importante?» chiedo divertita. Riesco anche a dare una sbirciatina e quello che vedo non mi piace affatto.

«è droga» affermo guardando la busta con un piccolo broncio sulle labbra.

«si» sospira. Perché la sta portando qui?

«se è per il lavoro, James mi ha detto che l'ha portata a casa solo una volta poi non ne sarebbe più dovuta stare neanche una bustina quindi non credo tu possa-» per la seconda volta mi interrompe.

«non...è per il lavoro» abbassa lo sguardo come se non riuscisse a mantenere i miei occhi nei suoi.

«cosa vuol dire che non è per il lavoro?» chiedo con una morsa allo stomaco.

Se James si drogasse, non so come reagirei.

Liam non risponde alla mia domanda ed io parlo nuovamente.

«Liam ti prego, dimmi che James non ne fa uso» pendo dalle sue labbra. Non si decide a parlare così insisto.

«ti prego Liam, ho bisogno di saperlo» il mio tono risulta ancor più disperato di quanto volessi.

«non me la sento di parlare di questa cosa, scusami ma devo occuparmi di posarla» lo fermo afferrandolo per il polso.

«questa roba non rimarrà in casa mia quindi va da James e ficcagliela su per il culo e poi digli di venire qui da me» la gravidanza mi rende abbastanza volgare certe volte.

«okay» dice e ringrazio tutte le divinità visto che non ribatte.

*

I minuti passano e sono ormai trentasette da quando Liam è uscito da questa casa con una busta in meno ma non con le mani vuote.

Riguardo l'ora sul cellulare e mi accorgo che è passato un solo minuto, sono le tre e quarantanove.

Per fortuna la porta d'ingresso viene aperta e finalmente vedo James. Non lo vedevo da ieri mattina e sembra una cosa bizzarra da dire visto che viviamo insieme.

Innamorata del mio Inferno 2Место, где живут истории. Откройте их для себя