(1). INIZIO

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-Elinor, tu sei diversa...speciale, potrai cambiare le cose, non dimenticarlo, promettimelo! Promettimi che non dimenticherai!- disse mia madre con un filo di voce, la ferita aperta sul petto perdeva molto sangue, stava morendo, glielo leggevo negli occhi che ogni secondo perdevano un po' di vita, ogni secondo poteva essere l'ultimo.

-Te lo prometto mamma...- dissi piangendo per poi stringerla a me un'ultima volta.

-Cerca Farkas, digli che Mahigan è morto e che è tempo di mantenere la sua promessa, lui ti proteggerà- disse con voce ancora più bassa, le lacrime continuavano a rigarmi il volto, un rumore mi distrasse, qualcuno si stava avvicinando, qualcuno di pericoloso.

-Scappa, vivi, e non dimenticare chi sei- la lasciai li, quello fu l'errore più grande della mia vita, iniziai a correre lontano e non mi fermai nonostante le urla che sentivo nel vento, l'avevano presa quando era ancora viva, ma sapevo che non lo sarebbe stata ancora per molto.

Non mi voltai indietro neanche una volta, corsi senza fermarmi finché non raggiunsi un piccolo paesino in fondo alla valle, avevo i piedi scalzi che sanguinavano e i vestiti tutti strappati, una signora mi si avvicinò ma non sentii quello che mi disse perché in pochi secondi, finita l'adrenalina a tenermi in piedi, tutto divenne buio.

Da allora sono passati sei anni, dopo una breve permanenza in ospedale i servizi sociali mi mandarono a vivere in un orfanotrofio dove rimasi fino al compimento dei miei diciotto anni, avvenuto quattro mesi e mezzo fa dopo il quale mi sono trasferita in una casa che i miei genitori possedevano e la più nascosta nelle vicinanze di uno dei branchi più numerosi d'Europa dove ero convinta di trovare Farkas, l'uomo di cui i miei genitori tanto si fidavano.

 Dopo una notte di incubi mi sveglio tutta ansimante chiamando il nome di mia madre, mi guardo intorno e mi rendo conto di essere al sicuro, mi faccio una doccia e dopo essermi ripresa esco di casa, sono le due del mattino per cui in giro non c'è nessuno così vado sulla spiaggia a godermi il silenzio, mi sdraio sulla sabbia coi piedi che vanno nel mare e chiudo gli occhi, subito mi appare il volto di un uomo, che allungava le sue braccia verso di me, aveva un sorriso felice e mi chiamava 

–Padre- bisbiglio aprendo gli occhi, una lacrima mi riga una guancia, e mi metto seduta, lui, Mahigan, era stato il papà migliore del mondo, quando ero felice lui c'era e quando ero triste trovava sempre il modo di trasformare la mia smorfia in un sorriso, non fui più la stessa dalla sua morte così come mia madre, prima eravamo felici davvero e nonostante lei cercasse di far continuare le nostre vite facilmente si sentiva che un pezzo mancava.

Dopo aver visto l'alba mi incammino verso casa ma una strana sensazione mi rende nervosa, mi volto a guardarmi dietro ma non vedo nessuno, eppure continuo ad avere paura, inizio a camminare più velocemente ma poco prima di superare i confini di casa mia, qualcuno mi afferra la spalla.

-Cosa ci fa una strega nei nostri territori?- chiede un giovane ragazzo con occhi ambrati

-Me lo stavo chiedendo anche io, fratello- dice un altro identico al primo mettendosi accanto a me

-Non capisco di cosa state parlando, lupi, io sto solo tornando a casa- dico stringendo il polso del ragazzo che mi tiene, lui subito ritrae la presa come scottato e un livido gli appare dove l'ho toccato.

-Maledetta- dice l'altro cercando di afferrarmi ma io corro e supero la linea di confine di casa mia, oltre quella linea non possono toccarmi, ho alzato una barriera che non permette ad altri all'infuori di me di oltrepassarla, i due prendono le sembianze di due lupi che a prima vista paiono identici e cercano di colpirmi ma una scossa elettrica li scaraventa lontano da me.

IMPERIUM SANGUIS    La dominatrice del sangueTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon