(5). UNITI

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La mattina seguente chiamo il proprietario del piccolo bar dove lavoro e non appena risponde ricevo una bella ramanzina 

-Dove eri ieri sera? Sono rimasto scoperto nel turno di sera e ho dovuto sostituirti chiamando qualcuno che aveva il giorno libero- dice Francesco, un ragazzo di trent'anni che nato in Italia, si è trasferito qui al nord perché il suo sogno era aprire una catena di ristoranti italiani in giro per il mondo, ha cominciato comprando il posto dove lavoro e continua a ripetere che presto avrà abbastanza soldi per aprire la catena di ristoranti "Da Cesco", soprannome che dice di portarsi dietro dalla prima elementare.

-Scusa capo, ho avuto un imprevisto e non sono riuscita ad avvisarti-

-Ah ok, non preoccuparti, stasera solito orario giusto?- mi risponde

-Ecco...ti ho chiamato per questo, mi sto per trasferire...è stata una cosa un po' improvvisa- spiego cogliendo l'occasione per dirgli che ho deciso di dimettermi

-Elinor, non puoi farmi questo...da un giorno all'altro poi, servono almeno tre giorni di preavviso, specialmente in questo periodo che il locale è sempre pieno- 

-Lo so, e sono davvero dispiaciuta ma non posso proprio rimandare...- "...altrimenti finirei per cambiare idea" dico concludendo la frase nella mia mente, se sparisco lui non potrà trovarmi, ed è l'unico modo per tenerli tutti al sicuro, anche se questo non era ciò che avrebbe voluto mia madre

-E va ben dopotutto hai qualche giorno di ferie arretrato- conclude sospirando

-Grazie mille, le sono debitrice, mi mancherà molto capo- 

-Anche tu piccola- dice triste, in questi mesi abbiamo legato molto, il nostro rapporto potrebbe definirsi quello di due fratelli, come con gli altri membri dello staff specialmente con...

-Tess!- dico colpendomi la fronte con la mano

-Non l'hai ancora avvisata?- mi chiede 

-No, me ne ero completamente scordata, ora vado, grazie ancora capo- riattacco e cerco il numero della mia amica, lo trovo e rimango qualche minuto ferma a fissarlo

-Non ce la faccio a dirle addio...- dico a me stessa scuotendo la testa -Conoscendola verrebbe a cercarmi e mi convincerebbe a rimanere, le manderò un messaggio una volta partita, è più sicuro- dopo essermi autoconvinta della funzionalità del mio piano decido di fare colazione, nonostante siano ormai già arrivate le undici, apro il frigo ma è praticamente vuoto, così prendo dei soldi dal cassetto sotto i fornelli della cucina e mi preparo per andare a fare la spesa.

Arrivo al supermercato in cinque minuti con la bici, compro quel poco che mi serve e ritorno a casa, arrivata mangio velocemente e inizio a mettere i miei vestiti in un borsone, lasciando fuori solo il necessario per lavarmi, prendo una foto che avevo appoggiato sul comodino dove ci siamo io e mia madre sorridenti, scattata da mio padre qualche settimana prima della sua morte

-Mi dispiace mamma, ma non posso farmi proteggere da loro- dico accarezzandole il volto -È ora di andare- metto anche essa nella borsa, prendo ciò che ho lasciato fuori e mi sto dirigendo verso il bagno quando all'improvviso sento un rumore, vado in salotto preoccupata pronta a difendermi ma non vedo nulla di sospetto, aspetto qualche secondo e il rumore si fa sentire di nuovo, mi avvicino alla finestra e un sassolino la colpisce, quando la apro per vedere chi è uno rischia di arrivarmi in testa

-Ma che?!- chiedo guardando fuori alla ricerca del colpevole che trovo in pochi secondi e mi paralizzo

-Elinor- dice, si trova a cento metri dalla mia finestra, sul limite del confine del mio incantesimo che gli impedisce di avvicinarsi più di così, solo gli umani a parte me possono oltrepassare quella barriera a meno che non abbiano il mio permesso

IMPERIUM SANGUIS    La dominatrice del sangueTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon