Capitolo 10

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I'm way too young to be this hurt

Camila Cabello

Appena sento nominare la polizia mi viene la pelle d'oca. Per giorni mi sono sentita meglio anche perché non mi è più stato detto niente riguardo a mio padre e mia sorella. E' passato un po' di tempo e le stesse orribili sensazioni che ho avuto quando sono venuti a parlarmi, sono tornate come un incubo.

Da una parte sono curiosa e piena di speranza nel sapere che hanno notizie di Ashley ma dall'altra ho veramente tanta paura di cosa possa essere.

Stringo la coscia di Dylan senza accorgermene ma sento le sue labbra appoggiarsi sul retro del mio collo per aiutarmi.

"Va tutto bene, vengo con te." Mi assicura, alzandosi e facendo alzare pure me.

La Bridgette se ne va con tutta tranquillità e io faccio un respiro per poi incamminarmi nell'ufficio della direttrice.

Ho un'ansia indescrivibile ma prima arrivo e prima mi tolgo questo sassolino dalla scarpa.

La segretaria prima dell'ufficio della direttrice non c'è, quindi busso ed entro subito dopo trovandola proprio dietro la scrivania.

Nel divano è seduto solo un poliziotto, non uno di quelli che avevo incontrato l'ultima volta.

"Allyson, puoi sederti un secondo?" Domanda e poi sposta lo sguardo dietro le mie spalle notando Dylan.

"Il ragazzo è con te?" Domanda il poliziotto osservandolo attentamente.

"Sì." Dico, entrando.

"Non può entrare, ho bisogno parlare con lei senza la presenza di nessuno."

Lo guardo e poi rivolgo lo sguardo a Dylan nel panico più totale. L'ultima volta almeno c'era la mia psicologa.

Dylan chiude gli occhi e mi sorride suggerendomi di stare tranquilla. Ma sono tutt'altro che tranquilla.

A quanto pare, nemmeno la direttrice dovrà essere presente e questo non mi mette tranquillità affatto.

Dylan si scusa ed esce dalla porta.

"Bene, vi lascio pure io soli." Concorda la direttrice, alzandosi dalla sedia e avviandosi verso l'uscita.

L'aria è pesante e sono ancora dell'idea che non sia una buona idea rimanere da sola in questo stato.

Mi fa venire l'ansia solo a guardarlo.

"Allora Stewart, si sieda pure." Mi suggerisce con un cenno della mano.

"Rose." Lo correggo. Preferisco a tutti gli effetti essere chiamata con il cognome di mia madre anche se, ogni volta, non posso mettermi a correggere il mondo intero.

Non presta molta attenzione al mio intervento e inizia a sfogliare la cartella grigia con il mio cognome stampato sopra.

"Ho delle notizie non del tutto chiare con quello che ci hai raccontato." Esordisce, facendomi aggrottare la fronte.

"Hai detto che tua sorella e tuo padre sarebbero dovuti partire in vacanza, giusto?"

Annuisco, non capendo dove vuole arrivare.

"Abbiamo osservato con molta attenzione tutte le uscite delle autostrade da Los Angeles e gli aeroporti, ma non è stata avvistata la macchina che abbiamo trovato. O sono stati per tutto il tempo nella città oppure abbiamo l'impressione che qualcun altro sia coinvolto in questo caso." Mi spiega.

"Abbiamo anche i test che sono stati presi in quella macchina e c'erano solo quelle di suo padre." Aggiunge.

Resto a bocca aperta. Non è possibile... non capisco.

Make it worth it (DISPONIBILE IN LIBRERIA) Where stories live. Discover now