Capitolo 18

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Don't  be a bummer babe

Lana del rey

Mi stacco immediatamente non appena i miei riflessi funzionano realizzando quello che sta facendo.

"Ma che fai?" Quasi urlo, con gli occhi ancora strabuzzati.

Ancora non posso credere ai miei occhi.
Lui diventa improvvisamente imbarazzato e fa fatica a guardarmi negli occhi.

"Scusami, non so cosa mi è preso."

Cerco un qualsiasi contatto con lui perché so che mi sta mentendo e non lo sopporto.

"Lucky, dimmi la verità, perché lo hai fatto?"

Alza le spalle, continuando ad evitare il mio sguardo. "Per niente, devo andare." Si alza e scappa palesemente da me.

Resto allibita e con il sangue che mi bolle dentro. Non può baciarmi, così a caso e andarsene senza nemmeno darmi una mera spiegazione.

Milioni di domande frullano nella mia testa senza risposta ma quella fondamentale è quella che mi fa stare più male male. Prova per caso qualcosa per me?

Questo pensiero è impossibile da ignorare ma vorrei farlo tanto. Sarebbe un grosso problema e se è così, voglio mettere le cose in chiaro fin da subito. Non voglio illudere e tanto meno che questa cosa venga fraintesa dal mondo a circondarci.
Mettiamo che lui mi ama, io gli voglio solo bene.

Perché tutte a me?

Mi alzo anch'io e mi avvio direttamente verso al bar decidendo di chiarire questa situazione.

Lo vedo dietro il bancone occupato con un paio di persone ma me ne frego parecchio della loro presenza. Prendo e mi piazzo di fronte a lui mettendolo in difficoltà.

"Dobbiamo parlare." E' più un ordine che una richiesta.

Le due ragazze mi fissano in malo modo ma non mi importa nulla di loro due.
"Sto lavorando Ally."

Alzo un sopracciglio. Sia io che lui sappiamo benissimo che sta cercando di evitarmi.
Ma per quanto tempo? Prima o poi mi deve affrontare e io non voglio far passare altro tempo.

"Lucky, non me ne frega un cazzo se devi lavorare." Urlo.

"Stewart, ho sentito bene?" La signora Bridgette appare come l'incubo.
Chiudo gli occhi. Che palle. E' sempre lì e nei momenti inopportuni.

"Stavamo scherzando." Ridacchia Lucky, coprendomi.

Lo fulmino con lo sguardo ma nemmeno mi guarda. La sua faccia improvvisamente rilassata mi fa intuire che si sente salvato dalla presenza della signora Bridgette.
Scuoto la testa sospirando e me ne vado dal bar. Tanto prima o poi mi deve parlare, è inutile che mi evita.

Vado in camera mia di nuovo e guardo il cellulare che mi attira in lontananza. So che contiene un sacco di messaggi che ho voglia di vedere e che forse dovrei controllare, ma c'è questa parte di me che mi ordina di non farlo. Ho paura di rovinarmi la giornata e cambiare umore.

Già Lucky mi ha lasciato un po' instabile e in piena confusione, se controllo il mio cellulare, posso anche essere sotterrata dalla depressione.

Dopo diversi minuti di riflessione, la curiosità prende il sopravvento sulle mie azioni e mi metto comoda nel letto, con l’intento di prepararmi psicologicamente.                                                                  Prendo il cellulare e lo sblocco, andando direttamente a frugare tra i messaggi.
Apro sul nome di Dylan con la curiosità e l'ansia a mille.

Il primo messaggio dice semplicemente:
Dobbiamo parlare.

Leggo quelli sotto.

Non mi piace utilizzare questa merda per poter parlare con te, ma chiamami.
Per favore. Aggiunge alla fine.

Non so cosa dire e tanto meno cosa fare. Si è comportato come una merda quando ci siamo visti e non voglio tornare sui miei stessi passi.

Forse si è reso conto che è stato uno stronzo e vuole finalmente dire qualcosa di ragionevole... non saprei. So soltanto che non ho la minima voglia di tornare a discutere e rovinarmi la giornata.
Rimango a rifletterci per qualche secondo prima di prendere il telefono e inviare un ok, vengo a casa tua.

Prendo la mia borsa a tracolla ed esco dalla stanza incrociandomi con Bella. Sta per dire qualcosa ma tutto quello che faccio è sospirare e superarla, per non fermarmi in nessuna conversazione.

La signora Bridgette mi fa firmare come al solito la mia uscita e mi raccomanda, con la sua solita gioia di vivere “Torna in tempo!”
Cammino, stavolta, per arrivare a casa sua così ho un po' di tempo per pensare e non partire come al mio solito, con il piede di guerra. Non voglio litigare nuovamente e tanto meno voglio averlo contro, con tutte le persone che adesso mi hanno voltato le spalle.

Suono il campanello e sento i suoi passi avvicinarsi velocemente. Mi apre la porta e mi rivolge un sorriso decisamente forzato.
E' a torso nudo e indossa uno dei pantaloncini che utilizza per il calcio. Vederlo così mi crea sempre dei piccoli infarti. Comunque con il caldo che fa in questi giorni, vorrei tanto stare anch'io con reggiseno e mutande.

"Posso entrare?" Domando, cercando di non trasparire alcuna emozione.

"Certo." Mi fa spazio, spostandosi da una parte.

"Grazie." Forzo un sorriso anch'io ed entro percependo una tensione abbastanza scomoda che solitamente tra noi due non si crea.

Mi scrocchio le dita nervosa e mi metto a sedere sul divano. Guardandomi intorno, ogni cosa sembra apposta ed è strano visto che a volte è abbastanza disordinato.

"Ho pulito tutto prima che arrivassi." Dice, mettendosi a sedere sul tavolo basso per stare di fronte a me e vicino a me.

"Buon per te." Rispondo.

Sospira e si passa una mano sul collo prima di guardarmi. "Vuoi punirmi facendo la fredda con me adesso?" Domanda.

Incrocio le braccia. "Non ti sto dando nessuna punizione. Ad ogni azione c'è solo una conseguenza." Spiego con molta semplicità.

"Perdonami, okay?" Afferma, ma dal suo tono non sembra veramente dispiaciuto.
"Sei stato uno stronzo." Gli ricordo.

"Lo so, ma tu devi anche capire me. Come ti saresti sentita se venissi a sapere che un'altra mi ha baciato?"

Resto in silenzio perché sì, al solo pensiero mi sarei incazzata come una iena e di conseguenza sarei e sono incoerente con quello che sto dicendo.

"Almeno io avrei aspettato per farmi spiegare la situazione."

Alza un sopracciglio. "Come no."

Mi mordo le labbra osservandolo. "E quindi? Vuoi continuare a litigare?"

"No, ti ho già chiesto scusa." Risponde esasperato.

"Sì, ma lo hai detto in un tono forzato e..."

Si alza, si mette a sedere accanto a me mettendo la sua mano dietro la mia nuca. "Smettila." Dice, prima di baciarmi.

Mi ha preso in contropiede ma tutta la rabbia, l'ansia e la frustrazione che ho avuto in parte per colpa sua, riescono a scomparire a causa delle sue labbra e dell'effetto che ha sempre su di me.

Mi stacco e contro la mia volontà mi scappa un sorriso. "Ti odio."

Sorride. "Certo." Dice, prima di baciarmi nuovamente e farmi perdere completamente la testa.

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CAPITOLO PROMESSO.

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Make it worth it (DISPONIBILE IN LIBRERIA) Where stories live. Discover now