Amici... fino alla morte?

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'Ti va di vederci dopo scuola?'
Fu il messaggio che inviai a Darcy prima della fine delle lezioni.
Dopo che lui era salito sulla finestra in camera mia e mi aveva chiesto di uscire, io non ero riuscita ad addormentarmi immediatamente ma continuai a pensare, pensare e pensare.
Quando finalmente mi addormentai avevo sperato di aver smesso di pensarci e invece no!Lui era venuto ad occupare anche i miei sogni.
Era un sogno strano. Io e lui che alla fine eravamo riusciti ad uscire insieme e stava andando tutto bene fino a quando lui non si avvicinò a me con tutta l'intenzione di baciarmi. E io? Ed io in tutto questo ero rimasta ferma sia nel sogno, sia nel mio letto. Non avevo accennato né a muovermi, né a svegliarmi e non avrei fatto nulla se non fosse stato per le irritanti urla di mia madre che mi dicevano di alzarmi perché altrimenti avrei fatto tardi.
'Certo.'
Ecco perché avevo deciso di attuare un piano per far di tutto per evitare quell'appuntamento. Dato che non ero riuscita a convincere Darcy a rinunciare all'idea di uscire con insieme, avrei dovuto fare in modo che fosse Darcy a rinunciare all'idea di uscire con me e per riuscirci avrei semplicemente dovuto fargli passare la giornata più noiosa di tutta la sua vita e cosa c'era più noioso di passare un intero pomeriggio a svolgere esercizi di matematica?
Ricordavo che matematica non era la sua materia preferita ma non sapevo se era la materia che odiava di più.
"Allora?" mi piombò alle spalle Blaison, facendomi prendere uno spavento.
"Blaison!" Ma perché appariva sempre così? Che malsano gusto ci trovava? "Mi hai fatto prendere un colpo."
Perché doveva sempre spuntare alle mie spalle in quel modo facendomi saltare in aria invece di presentarsi come le persone normali? Lui rise alla mia reazione. "Dove hai intenzione di andare?"
"Mi dispiace Blaison, ma credo che il programma che avevo salta. Ho appena scoperto di avere dei compiti di matematica di cui mi ero completamente dimenticata."
"Ok." Disse lui analizzando la situazione. "Resto qui e ti do una mano a farli così dopo potremmo fare qualcosa."
Lo avevo immaginato. Ma perché quel ragazzo non mollava mai? Ma se voleva darmi una mano chi ero io per impedirglielo?
"Ok." Affermai. "Come te la cavi in matematica?"
"Mmh..." fece un verso poco rassicurante storcendo le labbra. "Diciamo che me la cavo."
Accidenti! Il mio piano presentava già delle pecche.
"Le sai fare queste?" gli chiesi facendogli vedere il libro.
"Credo di sì." Disse e mi fece ridere quel suo 'credo'. "Ma magari se mi rinfrescassi un attimo la memoria."
Sorrisi. Poi presi una pagina del mio quaderno e cominciai a spiegargli il metodo e la risoluzione sperando di non confondergli troppo le idee.
"Hai capito?" chiesi. "Perché altrimenti te lo rispiego."
"Questo passaggio qui..." dissi indicando un punto specifico sul mio quaderno. "Non l'ho capito."
"Allora..." dissi per poi cominciare a spiegare.
Tornai a rispiegargli quel passaggio e alzai lo sguardo per capire se mi stesse prestando attenzione o mi stesse semplicemente facendo parlare a vuoto. Fui piacevolmente sorpresa nel notare che non solo mi stava ascoltando ma si stava anche concentrando a capire. Mi venne da sorridere.
"Ora ti è più chiaro?"
"Credo di sì però possiamo fare lo stesso un altro esercizio?"
Annuì con la testa apprezzando la sua volontà.
Cominciammo a risolvere quelle espressioni ma nessuna delle quali era migliore dell'espressione concentrata di Darcy in quel momento.
Era carino mentre cercava di risolvere l'esercizio e si fermava quando aveva un dubbio o quando aveva capito di aver sbagliato da qualche parte cercando di capire dove mordicchiando il tappo della penna. Più esattamente della mia penna.
"No, hai sbagliato la formula." lo corressi prendendo la mia penna.
"Cosa stai facendo?" mi chiese dopo che gli presi la mano.
"Ti scrivo la formula sulla mano." Risposi con ovvietà. "Così non te la dimentichi."

"Queste cose sono davvero difficili." Disse lui esausto dopo una serie di esercizi uno più impegnativo dell'altro.
"Non sono difficili se ti impegni."
"Mi sto impegnando invece."
"E allora si vede che non ti impegni abbastanza."
"Sì, invece. Sei tu che non te ne accorgi." Disse e un attimo pensai che non si riferisse più alle espressioni o alla matematica.
"Inoltre non sono questi i calcoli che mi interessa sapere nella vita."
"E quali sarebbero invece, sentiamo..."
Lui mi guardò per un po' e poi di scatto si fece con la schiena in avanti e poggiò le braccia sul tavolo riprendendo a guardarmi.
"Ad esempio..." iniziò lui. "Sapere io..." continuò lentamente avvicinandosi sempre di più. "... + te..." disse. "... quanto fa."
Poi fece scorrere un dito sul mio viso facendomi formare un nodo alla gola che non riuscivo a sciogliere.
"Tu lo sai Ferres?" mi sussurrò.
Scossi il capo impercettibilmente. Non riuscivo a muovermi, ogni mio muscolo era bloccato. Trattenni il respiro temendo che quest'ultimo avrebbe creato troppa distanza tra noi. Il mio cuore batteva irregolarmente. Quando la sua bocca fu abbastanza vicina, chiusi gli occhi.
Quella giornata non si stava rivelando affatto noiosa... ahimè. Ma niente con lui era noioso. Anche la matematica, formata da precisi metodi da seguire, con Blaison diventava imprevedibile.
"Ecco, nemmeno io. Magari se mi ci impegno un po' di più trovo il risultato." Disse tenendo il mio mento tra le sue dita.
"O magari potremmo scoprirlo insieme..."
Schiusi leggermente le labbra così da permettere alle sue di fare contatto con le mie e muoversi delicatamente.
"Leonora..." sentì dire dalla voce di Darcy, cosa abbastanza strana dato che in quel momento la sua bocca era impegnata con altro.
Aggrottai le sopracciglia cercando di non pensarci.
"Leonora..." mi richiamò lui. Io riposi con un piccolo mugolio mentre mi godevo ancora un po' ciò che era appena accaduto.
"Leonora..." chiamò più forte e io sbattei più volte le ciglia per riprendermi.
Poi realizzai che Darcy non si era mai mosso e la mia mano reggeva la mia testa che proiettava dei film horror romantici.
Non potevo crederci. Avevo sognato Blaison che mi baciava... un'altra volta! E proprio davanti a lui.
"A cosa stavi pensando?" disse lui sorridendo facendomi pensare che lui avesse capito.
"A... a niente."
"Come a niente? Sei rimasta incantata per 5 minuti in un mondo tutto tuo mentre ti chiedevo se il calcolo che avevo fatto andava bene."
"Sì, va bene." Dissi senza sapere neanche a cosa si riferisse.
"Tu invece stai bene? Sei completamente rossa in faccia."
"Sì, mai stata meglio."
"Certo che sei strana forte..." rise lui.
"Ma non distraiamoci, muoviamoci a finire."
"Sei tu quella che si è distratta." Mi ribeccò. "Io ho finito."
"Hai finito? Quando?"
"Durante i vari minuti in cui eri persa nel tuo mondo." disse guardandomi e sorridendomi.
"Ah..." riuscì a dire semplicemente. "Grazie."
"Grazie di cosa? Alla fine ci hai messo più tempo perché hai dovuto anche spiegarmi gli esercizi."
"Credo che ora si sia fatto tardi per il programma che avevo in mente."
"Tranquilla..." mi disse lui. "C'è sempre l'appuntamento di sabato."
"Tu anche dopo queste ore noiose vuoi ancora uscire con me?" domandai incredula.
"Quindi era questo il tuo piano?" mi chiese facendosi scappare una risata.
Annuì. "Beh invece il mio piano è sempre quello di far fallire tutti i tuoi piani."
Quanto era vero!
Lui cercò di contenere un sorriso mordendosi il labbro.
"Mi dispiace Ferres ma hai fallito perché io mi sono divertito e inoltre ho imparato anche come si fanno le..." disse cercando di ricordarsi ciò che avevamo fatto nell'ultima ora.
"Espressioni."
"Già, quelle." Disse. "E dato che ho fatto fallire il tuo piano ora uscirai con me?"
"Dipende..." dissi e Darcy cambiò subito espressione.
Era preoccupato che io avessi cambiato idea... di nuovo.
"Dipende da cosa?"
"Verrai ancora a disturbarmi alle 10 di sera?" dissi per poi sorridere.
"No, se verrai." Disse lui sorridendo.
"Allora sì."
Stavamo per andarcene dopo aver trovato qualcosa da fare nel tempo che ci restava quando all'improvviso arrivarono di corsa River e Cole.
"Darcy..." urlò agitato River, venendoci incontro accompagnato da Cole. I due si fermarono e si appoggiarono l'uno sull'altro per riprendere fiato, per quanto avevano corso?
"Ti stavamo cercando..." disse Cole.
"Ferres, ti presento i miei amici... Lui è Cole." disse indicando il ragazzo più alto.
Ovviamente tutti conoscevano Cole Hemworth. Era uno dei ragazzi più popolari e carini della scuola. Era uno dei migliori amici di Blaison. Si erano conosciuti alle superiori anche se all'inizio il loro rapporto non era uno dei migliori.
Una volta litigarono prendendosi anche a pugni e il giorno dopo erano diventati grandi amici. Tipico comportamento da ragazzi.
"Piacere di conoscerti." mi tese cordialmente la mano facendomi un sorriso che io ricambiai.
"Vabbè lui è River ma tanto già lo conosci."
River Parker, il migliore amico di Darcy Blaison da sempre, forse già prima della nascita. Avevano sempre frequentato le stesse scuole, sempre nella stessa classe, giocavano nella stessa squadra di calcio, frequentavano gli stessi gruppi di amici e forse, anche le stesse ragazze.
Erano più o meno alti uguali ma River aveva gli occhi marroni e i capelli di un castano molto più scuro. Lo conoscevo dallo stesso tempo in cui conoscevo Blaison.
"Darcy... Devi assolutamente venire in infermeria." disse River.
"Perché? Che succede?"
"April..." disse. "È svenuta."
Bastò quello a far preoccupare tutti e a dirigerci di tutta fretta in infermeria.
Cosa avevi combinato questa volta April?

Mr. Player and IWhere stories live. Discover now